Mentre marzo annuncia le prime parvenze di primavera dopo
che il gelo si è sciolto e le giornate sono impregnate di umidità, osserviamo questa
Creazione muoversi in avanti spingendosi verso un nuovo ciclo, una nuova
stagione.
Questo ci porta verso una riflessione: quanto sia importante
sapere cosa stia accadendo intorno a noi e dove siamo in questo momento. Il momento
di cambiamento è infatti una perfetta occasione per contemplare con occhi nuovi
e mente chiara la nostra posizione in questa vita, dove siamo e dove stiamo
andando. La transizione tra una stagione ed un’altra è un monito ed un invito a
guardare dentro di noi e a fare, in un certo senso, il punto della situazione
per prepararci poi al nuovo capitolo che porterà l’estate ed il suo calore.
Tutto è connesso in questa esistenza e l’alternarsi delle
stagioni hanno il loro significato non soltanto per l’agricoltura ma anche per
la psicologia e la spiritualità umana.
Nella Livity Rastafari uno dei perni della nostra pratica di
fede è la consapevolezza.
Essa ci permette di essere presenti in qualsiasi momento
stiamo vivendo, sia esso bello o brutto, sereno o complesso… noi semplicemente
sappiamo di esserci. Questa consapevolezza è un esercizio, una pratica e
soprattutto un’energia divina che ci permette di vivere realmente e non
semplicemente di esistere seguendo il flusso delle onde.
Rastafari è un risveglio nell’amore e nella chiarezza,
queste qualità si aiutano con la consapevolezza ovvero la capacità di sapere
cosa sta succedendo ed essere consapevoli del momento che stiamo vivendo.
Consapevolezza
significa essere presenti.
Essere presenti è un’azione che impariamo direttamente da
Dio in quanto Egli è sempre presente, mentre invece l’uomo tende all’assenza. Tendere
all’assenza significa che l’uomo ha per sua natura quella di “scomparire “ nei
suoi problemi, nei suoi pensieri e nei suoi incastri mentali che così spesso
gli impediscono di vivere serenamente questo magnifico viaggio su questa terra.
Ecco perché l’uomo, come la Bibbia spesso ci manifesta, ha
continuamente bisogno di essere riportato al suo stato di consapevolezza, di
bontà, di rettitudine, affinchè possa, attraverso la consapevolezza, godere di
quella grazia spirituale che le Sacre Scritture ci promettono sin dalle prime
pagine della Genesi.
Adamo infatti, che ha disobbedito al Creatore, viene ripreso
e ammonito, perde la sua condizione divina ed è costretto a lavorare, ma il
Creatore allo stesso momento in cui lo rimprovera e lo punisce, gli promette che
attraverso il suo lavoro potrà ritornare al suo stato originale di comunione e
grazia con Dio. Ecco che la Bibbia sin dall’inizio ci presenta qual è la strada
dell’essere umano: lavorare per riportare la propria persona a quella grazia
originale in cui siamo stato creati.
Molti allora potrebbero dire: “Ma allora Dio è cattivo, perché
se ci ama così tanto dovrebbe sottoporci a tale sforzo? Perché non potrebbe
semplicemente perdonare il peccato di Adamo e farci rimanere in una condizione
di Paradiso Terrestre? Perché dobbiamo sudare e lavorare per recuperare quello
stato così bello che una volta avevamo già?”
Sono tutte domande legittime, ed esiste una semplice ed
appassionante risposta: la crescita umana.
Nulla è per caso nella storia biblica e nulla è senza un
fine benevolo per l’essere umano.
Dio infatti ci porta a dover guadagnarci con le nostre mani
il nostro destino e la nostra salvezza. Perché? Perché soltanto così la
redenzione sarà un viaggio che noi e soltanto noi veramente compiremo, certamente
con l’aiuto di Dio ma essendo con lui co-piloti della nostra vita. Soltanto se
ci impegneremo con tutte le nostre energie ad essere persone migliori potremo
veramente esprimere al massimo le nostre potenzialità interne e scoprire quindi
di avere capacità che nemmeno sognavamo di avere.
Soltanto attraverso il nostro lavoro potremo conquistarci
quel posto nel paradiso terrestre che fu promesso ai nostri progenitori. La grazia
divina infatti è un rapporto di comunione con Dio, è un dialogo, è una
compresenza. Queste qualità non scendono semplicemente dal cielo e ci piombano
addosso, ma dobbiamo cercare detro noi stessi per trovare la strada per
raggiungerle. Ecco perché il compito è lasciato a noi. Se Dio avesse voluto
semplicemente farci rimanere in una sorta di “età dell’oro” in cui eravamo
perfetti semidei che non avevano nulla di cui preoccuparsi e che non
commettevano errori cosa ne sarebbe
stato della nostra consapevolezza? Cosa ne sarebbe stato della nostra
libertà di crescere ed evolverci, di scoprire dentro di noi tutte le grandi
capacità che possiamo avere, cosa ne sarebbe stato della nostra genuina
individualità, della creatività, dell’espressione, della nostra singolare
unicità? Saremmo stati come degli atleti che prima di partecipare alla gara
ricevono già la coppa e quindi non si sforzano mai di vincere.
Invece no.
Gli esseri umani sono stati creati perfettamente incompleti
per raggiungere la completezza attraverso i loro sforzi. Siamo stati creati potenzialmente
perfetti ma i nostri processi mentali ci rendono imperfetti, testardi,
limitati, fallaci, inclini a sbagliare e a commettere il male. Ecco la via
Rastafari ci dice che la salvezza è un percorso e non solo un punto d’arrivo.
La redenzione è il lavoro di una vita intera in cui a volte vinciamo e altre
cadiamo nell’errore, fa tutto parte di questa meravigliosa storia che è la nostra
umanità. Ecco che lo strumento che utilizziamo per condurre questo viaggio
dentro e fuori di noi è la consapevolezza, la presenza mentale.
È fondamentale osservare noi stessi e sapere dove siamo, che
sta succedendo nelle nostre vite e cosa dobbiamo cambiare affinchè il precorso
possa essere migliore per Ian’I. Coltivare la presenza mentale significa aprire
le porte al Creatore delle nostre vite e metterci in cammino verso quella
condizione originaria che è dentro di noi e che la Livity Rastafari, in questa
epoca di Armagideon, è l’unica pratica spirituale su cui possiamo realmente
contare . Molte religioni infatti ci parlano di paradiso e vita dopo la morte
ma chi ci istruirà su come vivere ora?
Chi ci insegnerà come condurre al meglio
questa esistenza qui su questo pianeta? Chi ci indicherà come gestire le nostre
imperfezioni, i nostri errori, le nostre debolezze e i nostri limiti al fine di
crescere e raggiungere il nostro paradiso qui ed ora su questa terra?
Chi ci insegnerà come soffrire senza perdere la bussola
della realtà e chi ci ammonirà quando stiamo andando per la direzione sbagliata?
La risposta è la Livity.
Essa è la voce dell’Onnipotente dentro e fuori di noi.
La Livity è l’ancora nel mare in tempesta, la Livity è la chiave d’interpretazione
che ci permette di comprendere (overstanding) e non semplicemente di accettare le cose come
vanno.
Ecco che nella Livity Rastafari ogni azione ed ogni
circostanza è un segno dal Cielo, ogni avvenimento è un’ opportunità di salvezza
e redenzione, ogni avvenimento è fonte di saggezza, di crescita, di
consapevolezza. Ian’I Rastafari pratica questo modo di vivere perchè soltanto
attraverso la vita possiamo recuperare la nostra vera vita.
Non possiamo cambiare le nostre esistenza soltanto grazie a
teorie, discorsi o belle parole ma saranno le azioni che faranno realmente la
differenza. Non possiamo cambiare semplicemente perché pensiamo di aver capito
come si fa ma poi non mettiamo in pratica gli insegnamenti.
La chiave è la vita stessa.
Il libro da cui imparare è lo stesso libro su cui scriviamo,
ovvero la nostra stessa esistenza.
La consapevolezza e la presenza mentale ci offrono la
possibilità di poter osservare e cambiare gli eventi, di adeguarli al modello
che riteniamo giusto che è la via del Rastaman, la via verso Zion, la via verso
il ritorno a casa.