Quando ci troviamo fuori, spesso non vediamo l’ora di far
ritorno a casa per gustare quell’ impatto con il calore del nostro rifugio che
avvertiamo appena apriamo la porta e varchiamo l’uscio. È una sensazione di
profondo ristoro che porta con sé un grande senso di gratitudine.
Di colpo ci sentiamo più distesi, sicuri e fiduciosi. Siamo
entrati così tante volte da quella porta e abbiamo appoggiato così tante volte
le chiavi forse nel porta oggetti, ma quando fuori è freddo e le nostre mani
irrigidite dalle temperature invernali, entrare in casa ci sembra come aver
raggiunto finalmente il traguardo che attendevamo. Sebbene non ci fosse nessuna
bestia feroce fuori ad inseguirci, il rientrare al calore dei nostri luoghi
familiari risuona nella mente come essere finalmente salvi da qualche inesistente insidia.
Ecco che in un momento riacquistiamo quella forza e fiducia
che si erano forse momentaneamente allontanate a causa del freddo che indurisce
le nostre menti e tende i nostri nervi.
Rientrare a casa è un nuovo inizio, guardiamo la dispensa
pensando a cosa gusteremo per cena, lanciamo un’occhiata alla pianta sul
davanzale e scorgiamo una nuova foglia che sta si sta aprendo, il nostro cane
viene a salutarci da fuori accogliendoci con grandi feste che scaldano il cuore
e ci rimettono in pista dopo la lunga giornata, un click su play e la casa si
riempie in un instante di musica e tutto sembra rincominciare.
Siamo sempre noi, ma in un nuovo ciclo.
Oggi il calendario occidentale marca la fine del 2018 e
l’inizio di un nuovo anno.
Tra chi si prepara a celebrare in famiglia o chi organizza
petardi e fuochi d’artificio per “allietare” la notte e far rimbombare il
vicinato, c’è anche chi si appresta a trovare la gif migliore da inviare a 200
contatti Whatsapp senza nemmeno dover scambiare una parola… chiaramente c’è
un’attesa nell’ aria ed un senso di cambiamento.
Ma come possiamo vivere al meglio questo inizio di nuovo
anno? Cosa possiamo augurarci e cosa possiamo aspettarci dal 2019?
Questo non vuole in realtà essere uno di quei messaggi di
auguri e buoni propositi in cui si elencano innumerevoli e lontane qualità da
raggiungere nel nuovo anno con il forte rischio di risultare infine un po' astratti,
non elencheremo obiettivi nebbiosi all’ orizzonte e certamente non sarà un’
ingenua ricetta per essere più bravi nell’ anno nuovo.
Siamo invece davanti ad una condivisione, un’apertura e una
lettura di quello che può essere un “nuovo capitolo” per molti di noi.
Personalmente sono più incline ad avvertire l’inizio di un
nuovo ciclo quando l’estate volge al termine e settembre porta con sé il
capodanno Etiopico. Sento più vicino quello come l’inizio dell’anno nuovo, e
non soltanto per la fede Rastafari.
Sin da quando ero bambino infatti avvertivo quello come l’apertura
di un nuovo capitolo e ho sempre considerato settembre come, in un certo senso,
il primo mese dell’anno…. Dopo il caldo estivo e la conclusione di un ciclo, se
ne apre un altro carico di nuove sfide, piaceri, doveri, esperienze e obiettivi
da cercare di raggiungere.
Detto ciò resta il fatto che viviamo in un contesto che
azzera il calendario alla mezzanotte del 31 dicembre, di conseguenza vale la
pena pensarci su e utilizzare questa ricorrenza come un’occasione di
riflessione e consapevolezza… di certo non può guastare.
Cambia il calendario sulla parete, la vecchia agenda finisce
nel cassetto e se ne inizia una nuova, ma noi siamo sempre gli stessi.
Una contraddizione?
Una formalità?
Forse no.
L’essere umano ha bisogno di cicli. La stessa natura e la
nostra vita si articolano in cicli, sono dei sistemi che ci permettono di
tenere le cose, per così dire, sotto controllo. Possiamo guardare ai cicli come
a dei grandi contenitori che ci aiutano a fare ordine. Sono delle strutture in
cui, volenti o nolenti, noi stessi viviamo.
Ogni ciclo è un ottimo strumento di crescita e può essere
usato come supporto per la nostra organizzazione mentale e spirituale.
Quello che purtroppo spesso non gioca a nostro favore è la
sensazione dell’essere vittime o in un certo modo oggetti di questi cicli. Molti
infatti non guardano di buon occhio a compleanni o capodanni perché li vedono
come un perpetrarsi di inizi che in realtà non fanno cominciare nulla di nuovo
ma che continuano a costringerci nei nostri vecchi pattern e modelli. Problemi che
non si risolvono, obblighi da portare avanti, insoddisfazioni che non
scompaiono, pigrizia e stanchezza che aumentano.
Il messaggio invece è uno e molto diretto.
Non dobbiamo sottostare ai cicli ma invece stare al di sopra
di essi. Non siamo vittime del calendario bensì dovremmo imparare a vederci
come collaboratori di esso.
Dobbiamo proporci di imparare a vedere il tempo che passa
come un susseguirsi di occasioni per mettere in pratica ciò che realmente
vogliamo fare e chi realmente vogliamo diventare in questa vita. Il calendario
è un supporto per la realizzazione personale, e non parlo ovviamente solo di
realizzazione professionale o accademica… ma più profondamente di realizzazione
umana.
La Livity Rastafari ci insegna che tutto in questa Creazione
ha un proposito ed una motivazione, ogni istante è un’occasione di compimento,
crescita, avvicinamento alla persona che stiamo cercando di diventare. Siamo infatti
devoti alla trasformazione, vogliamo vedere compiuti quegli sforzi che mettiamo
in atto ogni giorno.
Non dobbiamo certo idealizzarci o crederci chissà chi, ma
è importante che ci poniamo degli obiettivi spirituali e materiali con l’obiettivo
di vivere meglio.
È inutile riempirsi di belle frasi altisonanti su come
vorremmo che fosse questo 2019 se poi tralasciamo la base e l’essenza di ogni cambiamento
ovvero vivere bene.
Spesso infatti grandi ambizioni portano con loro grandi aspettative
che rischiano di creare ansie e blocchi. Non sto dicendo che non dovremmo
puntare in alto e innalzare i nostri standard, certo che sì! Ma ciò che
realmente conta è creare quell’ energia di base che è poi il motore di ogni
cambiamento, ovvero aspirare a vivere meglio.
È così semplice che potrebbe risultare quasi scontato, così
come ogni alba e tramonto potrebbero essere scontati ma in realtà decorano la
vita di noi esseri umani ogni giorno.
Il messaggio è ritornare alla base, semplificare, in un
certo senso riportare le cose a casa.
La nostra casa interiore che, quando riempita della giusta
motivazione, è in grado di farci avvertire ogni luogo di questa terra come la
nostra vera casa esteriore.
Proponiamoci di imparare a fare una passeggiata, oltre che a
compiere i nostri obiettivi professionali o a completare gli esami per poi
correre verso la tesi. Impariamo a restare seduti dinanzi ad un paesaggio per
più di cinque minuti senza correre alle notifiche dello smart phone, impegniamoci
a gustare un nuovo piatto che impareremo a cucinare… impareremo mai a fermarci?
Saremo mai in grado di rinunciare a ciò che è superfluo e non necessario per il
nostro benessere? Forse non del tutto, ma non è questo il punto.
Il vero obiettivo è modellare il piccolo ed il semplice.
Imparare ad essere scultori di un istante, per poi poter modellare
la vita intera.
Le mie parole non sono un’ode alla rinuncia agli affari
mondani, anche se è ovviamente salutare riuscire a trovare un equilibrio tra l’essere
impegnati e il prendersi del tempo per sé stessi. È certamente importante porsi
degli obiettivi ambiziosi, spesso la vita ci porta a segnare sul calendario
delle scadenze per cui non ci sentiamo pronti o che non avremmo mai immaginato
di dover portare a termine. È tutto molto bello.
Questo però deve essere bilanciato con la coltivazione di
quell’ energia di base che è la ricerca del benessere nel semplice e piccolo
momento. Questo è il fondamento della vera rivoluzione, interiore ed esteriore.
Non siamo cattivi ed ipocriti con noi stessi, non diciamoci
che ci sforzeremo di essere bravi verso i nostri colleghi che troviamo antipatici
quando in realtà ancora non abbiamo imparato come amare noi stessi. Finché non
ameremo noi stessi non saremo in grado di amare bene nessuno.
Semplifichiamo quindi, forse è il caso di riaggiustare i
nostri standard e obiettivi. Ricerchiamo quel vivere più semplice e connesso
che in effetti è ciò che ci dona piacere e benessere.
Impariamo da quella piacevole sensazione che
avvertiamo quando entriamo nella casa calda, da quell’ energia che dà senso a
tutto il resto, quel senso di appartenenza che riscopriamo nella semplicità e
nella familiarità.
Rastafari è la via dell’amore perché è la strada della
celebrazione costante.
Attimo dopo attimo si costruisce l’eternità.
Minuto dopo minuto avanziamo verso Zion.