Continuiamo
ancora a celebrare ciò che accadde centoventitre anni fa sulle cime dell’altipiano
di Adua in Etiopia.
Lì infatti l’esercito
etiopico spezzò il silenzio e la fresca nebbia del mattino cogliendo di
sorpresa l’invasore italiano che tentava di conquistare la terra più antica
della storia. Adua fu una sconfitta per chi credeva di poter imporre male e
oppressione, arroganza e ignorante violenza.
Allo stesso
modo fu una grandissima vittoria per chi credeva nella dignità di un popolo
libero e nella profonda ricchezza che si trova nell’essere padroni del proprio destino.
Adua fu una vittoria non soltanto per gli Etiopi ma per tutti gli africani che
da lì a meno di un secolo avrebbero liberato definitivamente il proprio
fantastico continente dallo squallore coloniale che aveva oscurato il sole dell’indipendenza
per ben quattrocento anni.
Festeggiando
Adua non possiamo soltanto pensare ad una vittoria militare, né semplicemente
ad un successo di strategia bellica. Nonostante l’importanza politica che
questo evento ebbe sul panorama internazionale troviamo in esso l’opportunità
di scendere più a fondo e riflettere sulla vittoria in Rastafari ad un livello
più profondo, intimo, personale ed esistenziale.
Nella Livity
Rastafari impariamo a credere e a sapere che il bene vince sul male e questo
concetto è alla base della pratica di vita di Ian’I.
La Livity
Rastafari infatti è una continua esperienza di questa realtà. Ian’I siamo
fiduciosi e confidenti nella vittoria del bene sul male. Non è soltanto uno
slogan o una frase fatta bensì una vera e propria pratica di vita che ci impegniamo
ad esercitare ogni giorno di questa esistenza.
La vittoria
non è un voler spadroneggiare sul più debole, imporre la propria supremazia sul
prossimo né approfittarsene per render l’ego più forte e superbo. Non è così.
La vittoria
in Rastafari è un livello di esistenza in cui il bene divino si manifesta e
vive solidamente nonostante le possibili avversità.
La vittoria
è il fluire vitale, naturale e spontaneo in accordo e perfetta comunione con la
grazia divina che si manifesta nella Creazione. Essa è il bene che ha prevalso
sul negativo e ha vinto quest’ultimo ristabilendo l’ordine naturale ed orinario
degli eventi che è essenzialmente buono, benefico e divino.
L’essenza di
questa Creazione è la vittoria stessa, l’essenza della vita è la vittoria stessa,
Dio è vittoria così come l’uomo è vittoria.
L’universo e
questo mondo sono manifestazione diretta di questa vittoria e tutta l’umanità
ne fa costante esperienza durante l’esistenza.
Ogni
vittoria presuppone una lotta.
Questo scontro
è quasi sempre interno a noi. Anche quando gli eventi problematici che ci mettono
in crisi e che minacciano la nostra pace sono a noi esterni, il loro effetto e
la loro percezione e soprattutto la nostra reazione sono fattori del tutto interni
alle nostre persone.
Considerato
che la realtà esteriore è un riflesso della nostra realtà interiore, in Rastafari
sappiamo che modificando noi stessi potremo modificare gli eventi intorno.
Ecco che la
prima vittoria è interna.
Quando
vinciamo lo scontro contro i nostri limiti, le nostre paure, quando ci
liberiamo delle ansie e delle macchinazioni mentali allora iniziamo ad
incamminarci lungo la via della vittoria.
Ogni lotta
ha dei combattenti e nelle nostre vite siamo noi stessi a volte a dover
impugnare in arma ed uscire dall’accampamento prima che il sole sia alto per
sorprendere il nemico ancora assopito tra le luci dell’alba. Ma non c’è nulla
di violento e nulla di aggressivo.
La nostra
lotta è la consapevolezza, la spada la pratica di vita, lo scudo è la fede, la
vittoria sarà il regno di Dio qui, ora e manifestato da noi stessi.
La vittoria
in Rastafari è un lungo percorso di cui possiamo fare esperienza a livello personale
o comunitario, nelle nostre singole vite così come nel mondo intero.
La vittoria
non esattamente un punto di arrivo ma un percorso, forse un nuovo inizio. Essa
è un esercizio che all’inizio ci sembra cosìdifficile ma che impariamo a
perfezionare di giorno in giorno. Osserviamo noi stessi e le nostre azioni
proprio come in una palestra osserviamo i nostri corpi allo specchio e perfezioniamo
i movimenti per raggiungere la corretta posizione.
A volte
abbiamo un maestro che ci aiuta e ci indirizza ma poi impariamo a sviluppare
noi stessi quella consapevolezza e diveniamo noi maestri di noi stessi. Così ci
osserviamo, ci studiamo, cresciamo e ci perfezioniamo finché non riusciamo a
compiere quell’esercizio in maniera corretta e allora gioiamo del frutto del nostro
impegno. A quel punto però non smettiamo di frequentare la palestra ma iniziamo
a studiare una nuova posizione o un nuovo esercizio e così diamo inizio ad un
nuovo percorso che metterà in pratica ciò che abbiamo appena imparato.
E così nella
Livity Rastafari. Ci impegniamo a vivere e a fare esperienza della vittoria. Allora
ogni circostanza è occasione per scoprire la vittoria e mettere in atto l’esercizio
che ad essa ci porta. A volte dobbiamo mobilitarci di più mentre a volte
dobbiamo invece fermarci e non fare nulla se non semplicemente essere.
La vittoria
si manifesta soltanto quando gli elementi e le condizioni per essa necessarie
si manifestano.
Il benefattore
che mette a disposizione questi elementi è il Creatore, i catalizzatori che
mettono loro in moto e li fanno funzionare sono gli esseri umani.
La vera
lotta è assenza di lotta. La vera vittoria è assenza di combattimento.
Un sottile
equilibrio in cui lavoriamo costantemente per tenere accesi gli elementi che
renderanno possibile la vittoria, ovvero totale sicurezza di essa, fede,
coraggio, non gettare la spugna, convinzione, umiltà, introspezione,
contenimento ed equilibrio; ma allo stesso tempo non attacchiamo il nostro
cuore a sentimenti di rivalsa, vendetta, violenza, arroganza, abuso,
autogiustificazione, selfing (processo mentale in cui avvertiamo che tutto gira
intorno a noi e che tutto dovrebbe funzionare come noi dettiamo in quanto,
secondo la nostra cieca opinione, così meritiamo), non cadiamo nello
scoraggiamento e nella perdita di autostima che sono il riflesso opposto della
violenza sull’ aggressore, infatti perpetuando questi sentimenti siamo noi a
imporre violenza su di noi.
La vittoria
nasce dentro noi stessi e spesso ciò che possiamo fare è continuare prima di
tutto a generare l’energia giusta affinché essa possa manifestarsi. Di pari
passo modificare con scrupolosa attenzione le nostre azioni ed i nostri comportamenti.
La vittoria
si manifesta di fronte ad ingiustizie, accuse, circostanze avverse ma la
maggior parte dei nostri problemi sono auto creati e sono il frutto di scelte,
comportamenti e posizioni che noi stessi abbiamo preso. Ecco perché la vittoria
esistenziale deve e può solamente nascere dentro di noi.
Allora dobbiamo
fermarci e sederci sotto il sole che non giudica nessuno ed imparare ad
osservare le cause e gli effetti del destino che noi stessi abbiamo creato per
noi. Siamo stati creatori o distruttori? Siamo stati prede o predatori? Abbiamo
invaso o siamo stati invasi? Abbiamo esercitato le nostre possibilità verso il
bene o meno?
La maggior parte
delle volte la risposta a queste domande non è unilaterale, ovvero non siamo
stati solo vittime o solo carnefici, è piuttosto un intreccio ballerino di
condizioni in cui abbiamo ricoperto entrambi i ruoli a seconda delle
circostanze. Nella lotta è infatti molto facile commettere errori se non
teniamo ben acuto l’equilibrio ed il contenimento.
Questi due
valori sono essenziali ma anche molto facili da perdere di vista hanno come
parametro il cuore. Ecco perché dobbiamo imparare a scendere dentro di noi per
capire che spesso ciò che dobbiamo vincere non sono fattori esterni ma
piuttosto le nostre stesse attitudini mentali e comportamentali. La strada
verso la vittoria allora diventerà un percorso intimo e personale che però si
sposa perfettamente con il contesto esterno a noi e con le vicende che accadono
nelle nostre vite. Non sarà solo un viaggio interiore ma nemmeno solo
esteriore, sarà infatti una scoperta di come noi reagiamo ad impulsi e
circostanze.
Quindi il
cuore diventerà il generatore di energia per cambiare quegli atteggiamenti e la
mente sarà lo strumento che condurrà quell’energia, una sorta di navigatore che
dirigerà la nostra marcia.
Vincere sarà
la scoperta che la vittoria esiste già ma che noi dobbiamo prenderla su di noi,
dobbiamo diventare vittoria per raggiungere la vittoria.
Dobbiamo scendere
in profondità nel nostro cuore per scoprire quanto alti siano i muri che noi
stessi abbiamo costruito e quanto rigide e sporche siano le pareti che noi
stessi abbiamo innalzato. Sembreranno altissimi, inarrivabili, non riusciremo
nemmeno ad intravedere la loro cima. Allora inizieremo a scardinare mattone
dopo mattone, i muri cadranno, alcuni tutt’a un tratto, altri ci impiegheranno
più tempo. Inizieremo a vedere luce filtrare tra la polvere alzata dallo
sgretolamento di quelle pareti ed intravedremo apertura e libertà.
Gli occhi
inizieranno a contemplare uno spazio che prima sapevamo esserci ma non
riuscivamo a vedere a causa dei nostri stessi blocchi.
Quello spazio
sarà il terreno fertile per far sbocciare il dolce frutto della vittoria.