Camminando
tra le strade di Addis Abeba, così tanti giovani che affollano i marciapiedi.
Tra le
vecchie case e i monumenti Imperiali, una folla di studenti, lavoratori, madri
mano nella mano con i figli al ritorno da scuola. Lì dove pochi mesi fa non c’era
nulla, ora sorge una fila di negozietti su cui la gente si riversa come api
entrando ed uscendo con naturale velocità.
La città è viva
e colorata, le campagne sembrano sempre più distanti a causa dei nuovi palazzi
così alti.
Per vedere lontano
devi salire su ad Entoto Maryam da dove la vista si apre e il profumo degli
eucalipti ti culla sereno.
La forte luce
bianca del sole africano si riflette sui tetti.
Le strade
sono affollate ma gli anziani sanno ancora come gustarsi un tè caldo ai tanti
piccoli bar che adornano le strade con ombrelloni colorati.
C’è
frenesia, velocità e movimento.
Ma è un
ritmo vivace ed energico degno di questa grande capitale africana.
Tutto sembra
seguire un tale slancio di crescita, inarrestabile, così sicuro di sé.
Difficile pensare
che siano passati soltanto ottanta anni dall’invasione italiana. Difficile pensare
che questa città sia stata la scintilla di un movimento di resistenza così forte e tenace,
al quale neanche le brutalità fasciste hanno saputo incutere timore .
Ebbene sì,
non possiamo dimenticare le stragi che hanno dilaniato questo paese.
Non possiamo
tralasciare la sfrenatezza dei soldati italiani a cui era stato sottratto il senno
dalla furia di una cieca speranza di conquista. Cose inaudite sono state
compiute sugli altopiani etiopici, mentre l’Europa assisteva colpevole di un
silenzio-assenso.
Non possiamo
fare a meno di provare tristezza, forse
rabbia al pensiero del genocidio che un paese europeo ha commesso usando bombe
benedette dal Vaticano complice. Ma non rimarremo con i cuori pesanti, non
resteremo con il sapore della disfatta, non smetteremo di credere nella
giustizia universale, perché sappiamo che l’Etiopia ha vinto e non ha
rinunciato alla sua fierezza.
L’Etiopia
rimane l’unico paese africano a non essere mai stato conquistato.
Questo lo
dobbiamo alla fede e perseveranza dell’Imperatore Haile Selassie Primo, la Cui
figura è stata il collante che ha tenuto insieme il Paese nel suo momento più
tragico. Egli è stato il catalizzatore dell’energia di liberazione, questa ha
pervaso la nazione infiammando i cuori del popolo che nel Suo Imperatore vedeva
il difensore supremo della libertà nazionale ed individuale.
Haile
Selassie Primo è stata la speranza per milioni di etiopi che per cinque anni di
occupazione pregavano affinchè il Leone di Judah li liberasse dall’esercito del
male.
Egli era
libertà, era dignità e solidità
A Lui i
patrioti giuravano fedeltà prima di organizzare la guerriglia nelle foreste
degli altipiani. A lui erano dedicate le canzoni che speranzose rafforzavano il
coraggio nel cuore delle persone.
Sono proprio
questi patrioti che oggi vogliamo ricordare, a distanza di otto decenni la loro
lotta ed il loro sacrificio risuonano come il pilastro su cui l’Etiopia moderna
si è sviluppata. Non potremo mai stancarci di ammirarli e rievocare il loro
impressionante coraggio e la loro fede nella vittoria del bene sul male.
A volte in
una guerra è difficile distinguere che sia dalla parte del giusto..i conflitti
sono un sistema di violenza che lascia poco spazio all’interpretazione.
Con l’Etiopia
fu diverso.
Una nazione totalmente
devota alla pace e lontana dalla provocazione politica, la cui popolazione era
profondamente permeata dai principi di un Cristianesimo puro ed impegnato. Un
giorno viene invasa da uno spietato oppressore che senza apparente motivo vuole
impadronirsi della sua millenaria libertà.
Quello che l’invasore
non conosceva era la fierezza indomabile del popolo etiopico.
Gli italiani
distruggevano i campi ma i patrioti avevano imparato a digiunare. Avvelenavano
i fiumi d’acqua con l’iprite, ma i patrioti avevano imparato a non bere. Razziavano
le campagne ma i patrioti avevano imparato a scomparire.
Con dignità
subivano ma poi con lucida strategia attaccavano. Invisibili nelle foreste apparivano
dal nulla con spietate imboscate. Silenziosi crescevano in numero.
Si dice
infatti che quando un leone muore ne nascano altri dieci.
Indomabili e
senza paura, avevano dimenticato cibo e
sonno per proteggere civili innocenti. Molti facevano voto di non
tagliarsi più i capelli fino a che il Re di Re fosse tornato riportando la
libertà, diventavano così leoni anche nell’aspetto.
Molti di
loro caddero martiri senza poter vedere il futuro di libertà. Il loro
sacrificio non fu invano ma anzi tristemente importante. ‘Meglio morire liberi
che vivere da schiavi’, questa era la forza che serbavano in cuore questi difensori.
Non erano
tutti soldati, piuttosto guerrieri.
Non erano
tutti militari, ma combattenti.
Semplicemente
eroi, spesso senza nome, che hanno aggiunto alla storia dell’umanità il
capitolo della vittoria dell’oppresso ed indifeso contro l’aggressore spietato.
Essi hanno
dimostrato al mondo dell’epoca che Davide poteva sconfiggere Golia anche semplicemente
con una fionda ed un sasso, perché la forza era in lui così come la fiducia
nella liberazione era in loro.
L’Europa ha
tremato dinanzi alle loro vittorie e incredula osservava questi guerrieri rialzarsi dopo le stragi con cui l’Italia infieriva.
La
resistenza etiopica è stata la spada che ha tagliato in due le alleanze
politiche mondiali dell’epoca. Grazie ad essa si è capito che lo spettro nazi-fascista
poteva essere vinto, è stata la folgore che ha illuminato l’oscurità che
ricopriva il vecchio continente.
D’altra
parte l’Etiopia è stata la prima vittima della follia fascista ma è stata anche
la prima a sconfiggere questo regime malefico. Essa ha dovuto patire l’amaro
calice per poi risorgere e far risorgere con lei tutto il mondo. Sappiamo che
grazie alla vittoria Etiopica il mondo
intero fu liberato dal Nazi-Fascismo, l’operato dei patrioti inflisse in questo
una ferita talmente profonda che fece crollare tutto il sistema dittatoriale rivelando
al mondo intero la sua vera e oscura natura.
Grazie al
sangue dei martiri quindi ora possiamo godere di libertà. Grazie al loro
coraggio ora possiamo essere coraggiosi.
È ancora più
sensazionale pensare che così come in Etiopia, soltanto un altro posto fu spettatore
di una resistenza così efficace e tenace contro il fascismo. Parliamo
chiaramente dell’Italia dove i partigiani hanno silenziosamente difeso una terra
ed un popolo che erano stati venduti al male dai gerarchi della dittatura. I
partigiani, insieme a qualche libero pensatore indipendente, furono gli unici a
non essere stregati dal criminale incantesimo fascista che aveva rubato l’anima
e l’intelletto di una nazione.
È così
misterioso ma allo stesso tempo carico di significato, il fatto che i
partigiani italiani e quelli etiopi combatterono contro lo stesso nemico nei
due rispettivi paesi.
Erano la
stessa forza di liberazione che spingeva dal basso e resisteva all’invasione.
Erano cittadini
di due nazioni diverse che diventarono un unico popolo unito nella lotta contro
lo stesso oppressore.
Così lontani
ma allo stesso tempo così vicini, Erano uomini e donne liberi.
Vittime che
decisero di non accettare il destino della schiavitù e si trasformarono in
vincitori combattendo per lo stesso
fine, la libertà.
Ras Julio