Benedizioni
di vita nella casa di Haile Selassie the First, primo in gloria, primo in onore
e primo in regalità.
Tra le
vicende che affollano le nostre vite sicuramente alcune hanno un posto più
rilevante rispetto ad altre, spetta a noi trovare la chiave di interpretazione
per comprendere al meglio la loro importanza e l’impatto che possono avere
nelle nostre esistenze.
In questo
mese di Aprile così significativo I n I celebra il Giubileo della visita del
King of Kings nei Caraibi ed in particolare in Jamaica.
Mezzo secolo
di storia è passato e possiamo sicuramente dire che sono stati anni in cui il
Movimento Rastafari ha umilmente ma significativamente illuminato il mondo con
la sua forza e spiritualità. Dal 1966 infatti la pienezza e la tenacia della
nostra generazione hanno potuto liberamente manifestarsi irradiando i quattro
angoli di questo pianeta con lo Spirito di verità che ci era stato promesso.
Quale gioia,
quale giubilo!
Il 21 Aprile
1966 infatti, fu il giorno più luminoso e significativo per bredren e sistren
Rastafari che per quasi quaranta anni avevano tenuto alto il baluardo della
fede. Essi avevano innalzato preghiere
al Dio di Abramo che si era fatto uomo per redimere l’umanità in questo tempo
di Armagideon.
Ecco per
quasi quaranta anni I n I aveva patito discriminazioni e sofferenze,
emarginazione e persecuzioni. Ma la voce di chi grida nel deserto doveva essere
ascoltata e il canto sulle rive di Babilonia non poteva rimanere solo nell’aria, il Pastore di Israele
doveva rispondere al richiamo del Suo gregge.
E così
infatti fu.
Furono
giorni di attesa presso l’aereoporto Palisadoes di Kingston per decine di
migliaia di Rastafari maestosamente vestiti in red gold and green o in bianco
candido.
Alcuni di
loro erano scesi dalle montagne e dalle colline, altri erano giunti a piedi da
Montego Bay (oggi ci si impiegano quattro ore in auto), altri ancora avevano
riempito sacchi interi di iuta con l’erba sacra pronti per ricevere quello che
sarebbe stato come un battesimo per loro, per la nazione e per il Movimento in
generale.
Tutti noi abbiamo
nelle nostre menti l’immagine dei tamburi, delle palme sventolate e delle
bandiere innalzate con fierezza tra la folla.
Gloria al
Cristo che entrava nella terra culla del Movimento Rastafari così come duemila
anni prima entrava in Jerusalem patria del Cristianesimo. Questo fu un evento
così pieno di significato e di importanza che interi libri potrebbero essere
scritti.
A partire
dal momento in cui la folla avvistò l’aereo scendere con i colori dell’Etiopia
e la pioggia smise di cadere aprendo le nuvole al sole della vita che arrivava
a splendere sui volti dei redenti che tutta la mattina avevano cantato “ Quando
Dio scenderà allora splenderà il sole”.
E non solo:
in tutte le testimonianze ricorre l’immagine di un vento caldo che
immediatamente si alzò ad asciugare rapidamente i vestiti ed i natty dreadlocks
dei presenti, parole che si presentano come un miracolo nei ricordi dei
testimoni.
Quando alle
13:35 l’aereo atterrò e la folla ruppe le barricate rendendo vani ed
improponibili ogni tipo di accoglienza o protocollo diplomatico, ecco che la
storia assisteva all’impotenza e alla piccolezza del governo Giamaicano dinanzi
alla forza e determinazione del Movimento Rastafari.
Il Re dei Re
infatti doveva essere salutato ed accolto dal Suo vero popolo e non da
dignitari di un governo che fino a quel giorno avevano stigmatizzato i Suoi
figli. Ecco allora grida di giubilo, Salmi e canti Nyah Binghi per esprimere il
fuoco che ardeva nei cuori dei presenti.
Ironia della
sorte, l’ elite Giamaicana aspettava anch’essa quell’evento con impazienza
credendo che finalmente il ‘Povero
Sovrano etiopico, gentiluomo Cristiano altamente civilizzato che resterebbe
infuriato se soltanto sentisse coloro che usano il suo nome invano’ così
come lo definiva Wright nel 1960, avrebbe negato la Sua Divinità sradicando
così il Credo Rastafari e ponendo fine a quella generazione di scandalo e
vergogna.
Infatti
questo desiderio da parte dell’establishment Giamaicano era diventato pressante
ed ossessivo. Non si riusciva a trovare
il modo di sopprimere questo movimento, neanche le persecuzioni di tre anni
prima ci erano riuscite..anzi dopo Coral Garden migliaia e migliaia di nuovi
fratelli e sorelle avevano abbracciato la fede. Si sperava dunque in una
dichiarazione diretta di Sua Maestà che avrebbe messo fine a questa ‘follia’ di
credenza nata nelle colline e diffusasi poi nei ghetti.
Il
quotidiano di Kingston infatti diceva: “Il
loro (dei Rastafari ndt) entusiasmo non è mai stato così alto. Il più grande
danno che Haile Selassie possa fare ai Rasta, i suoi seguaci, è quello di
dichiarare loro personalmente e pubblicamente che dovrebbero smettere di
adorarlo. (The Star, 1966)”
La storia ci
dice infatti che sia la Regina d’Inghilterra che diversi ed influenti esponenti
della Cristianità mondiale avessero personalmente chiesto a Sua Maestà di
rinnegare la Sua divinità.
Ma come ben
sappiamo in realtà fu tutto l’opposto.
L’Imperatore
fece dichiarazioni pubbliche e private che tendevano soltanto ad affermare che
Egli era LUI, molti infatti affermano che Egli stesso abbia dichiarato : “Holy priests, warriors and traitors, be
still and know that I am He”.
E, ancora
più rilevante, Egli manifestò la Sua
Persona Divina attraverso azioni e gesti.
Il
comportamento di Sua Maestà infatti stupì e contraddisse le aspettative
dell’elitè caraibica soprattutto quando invitò un gruppo di Rastafari bredren a
pranzare con Lui a Kings House.
Sconvolti, i
parlamentari e dignitari giamaicani non poterono fare altro che accettare la
richiesta aprendo le porte del Parlamento ai dreadlocks Rastafari che per la
prima volta nella storia entravano in quel luogo dietro invito ufficiale.
Invitando i Rastafari a mangiare con Lui, Sua
Maestà manifestava di essere il Cristo che spezzava il pane con i Suoi
discepoli, Egli mangiava e parlava con coloro che erano gli intoccabili della
società giamaicana. Egli fece ciò sotto lo sguardo di tutti, confermando lo
status speciale dei Rastafari rispeto alle istituzioni “romane” e confermando
la loro elezione.
Un
settimanale Rastafari dell’epoca così descriveva la scena: “Per la prima volta nella storia della Jamaica, i Rastafari Brethren e
altre persone del Back to Africa movement erano ufficialmente invitati a Kings
House. Gloria alla visita dell’ Imperatore Haile Selassie Primo. Nonostante
fossimo nati qui, questo privilegio non ci fu mai esteso fino al 21 Aprile
1966… C’era un gruppo molto misto a Kings House. C’erano i Rastafari, ma anche
gli aristocratici, i contadini e gli ‘intoccabili’. Era un’occasione unica in
cui si incontravano gli abbienti e i non abbienti. Ci voleva Ras Tafari in
persona per manifestare nella realtà che “tutti gli uomini sono stati creati
uguali”. Il Re dei Re e Signore dei Signori non si riteneva troppo in alto se
aveva lasciato il suo Sommo Trono in Etiopia e
venire a sedere su una sedia a Kings House tra i servi della terra” (Ras
Trevor Campbell, Ethiopia Calls 1966)
Tra gli
aristocratici e i parlamentari ecco sedere i Rastafari, contadini e reietti, la
Persona di Sua Maestà manifestò nella realtà che tutti gli uomini sono uguali
dinanzi a Dio.
L’elezione
speciale dei Rastafari fu anche confermata dall’invito esteso ad un gruppo di
fratelli a ricevere medaglie d’oro direttamente dalla mano del Re dei Re.
Anziani e noti fratelli furono infatti ricevuti da Egli che presentò loro
medaglie ufficiali mentre ai dignitari giamaicani furono presentati doni, agli
occhi di molti meno significativi, come portasigari ed altri oggetti vari.
Durante i Suoi incontri
pubblici Sua Maestà si espresse in amarico con traduttore al seguito, i
fratelli e le sorelle non poterono fare a meno di notare che invece quando
parlava con i Rastafari usava l’inglese senza intermediari per la traduzione.
Ci furono
diversi incontri tra Sua Maestà e i bredren, in uno di questi l’Imperatore
ringraziò personalmente Bro.Douglas Mack ricordando le sue due visite in
Etiopia nel 1961 e nel 1964. Il Re dei Re si espresse così : ”Sono contento di sapere, e ti ringrazio che continui il tuo lavoro
con la tua gente qui. Hai svolto un compito significativo” (Daily Gleaner 23,
aprile,1966).
Gesti e
dichiarazioni come queste lasciarono i parlamentari ed il popolo intero
totalmente sorpresi, non solo infatti l’Imperatore stava ricevendo i Rastafari
ma addirittura si complimentava con loro per l’eccellente lavoro svolto!
Era
esattamente l’opposto di quello che l’elite e l’establishment si aspettavano.
Per tre
mistici e messianici giorni che la storia Giamaicana ricorda come “una naturale
euforia nazionale”, il Re di Re visitò il Paese in lungo ed in largo,
incontrando i Rastafari in tre diverse occasioni ufficiali così come le persone
che dalle campagne arrivavano incuriosite a vedere il ”Dio dei Rasta” che era
venuto a salvarli e a riscattarli.
In un certo
senso fu proprio così.
Il movimento
Rastafari fu definitivamente rinforzato e reso ufficialmente immortale.
La visita e
l’approvazione del Re dei Re che era venuto a benedire i bredren e ad asciugare
le loro lacrime proprio come il sole, all’arrivo dell’aereo, li aveva asciugati
dalla pioggia, rimase un evento di massima gioia e significato. I tre giorni di Aprile 1966 restano nella
tradizione nazionale e nell’immaginario Rastafari mondiale come un evento
monumentale con cui il Re dei Re cambiò la storia manifestando con con azioni e
non solo a parole, fondamentale caratteristica della Sua Persona Divina, la
redenzione attraverso la Sua presenza.
La Sua
visita ha innescato l’immortale ed unico decollo che la Livity Rastafari ha
intrapreso lungo tutta la Creazione, da lì a poco la Reggae music ed il suo
messaggio consapevolmente ribelle avrebbe oltrepassato l’oceano diventando un
potente grido di liberazione, Marley sarebbe diventato il volto della libertà e
del rispetto, i fratelli e le sorelle Rastafari un punto di riferimento
internazionale per tutti coloro sensibili ai diritti umani, alla pace,
all’amore e alla giustizia.
Non a caso
nella tradizione giudaico-cristiana spesso la salvezza si presenta ad Israele
sotto forma di visita da parte di Dio.
Il Creatore
infatti più volte viene a visitare il Suo popolo per salvarlo, a volte con una
punizione ma spesso attraverso una benedizione. Numerosi sono gli esempi nelle
Sacre Scritture di interventi divini volti a proteggere o rinforzare il Suo
popolo salvandolo dai nemici e dagli oppressori.
Pensiamo ai
Patriarchi ai quali Dio faceva visita dando istruzioni o comandi, o a Mosè che
tramite una visita di Dio viene istruito riguardo alla liberazione di Israele
dall’Egitto, oppure ai profeti che vivevano l’esperienza della visita dello
Spirito di Dio, così come l’esilio in Babilonia che ha fine quando il Signore
visita il Suo popolo per ricondurlo a casa.
Sempre
tramite visite, il Messia Iyasos Krestos viene tra i suoi discepoli come tra le
folle e per compiere le Scritture, avviene che alcuni lo riconoscono mentre
altri no.
Infatti la
rivelazione è riservata ai cuori pronti ad accoglierla:”Un grande profeta è sorto fra noi, e Dio ha visitato il suo popolo” (Lc
7,16).
E così fu
quel 21 Aprile di cinquanta anni fa.
(messaggio edito nella Newsletter di F.A.R.I con il titolo 'messaggio del Cappellano', numero di Aprile 2016)