Nella Livity Rastafari viviamo una coesione-comunione con il
Creatore che ricerchiamo durante tutta la nostra giornata e non soltanto durante
un’ora di preghiera o di cerimonia.
Questa che può essere definita una maniera originale e naturale
di fare esperienza del divino è ciò che spesso attira l’attenzione di chi
osserva da fuori il Movimento, incuriosito da come sia possibile che l’essere
umano possa ricercare (..e poi trovare) la connessione con la divinità ed aspirare
ad una continuità.
Come la Bibbia insegna, la ricerca del contatto con il
Signore è un esercizio ed una pratica che ricopre diversi aspetti della vita
del fedele, proprio perché ogni fase della giornata è un’occasione per vivere
la propria comunione con l’Altissimo. Infatti ogni momento, sia esso favorevole
o sfavorevole, è un potenziale catalizzatore di preghiera, lode, meditazione
così da rendere la nostra fede un’attività full time. Questa pratica di fede
antica ed originale sembra purtroppo essersi persa nei modi di fare delle
religioni di questo tempo che invece spesso spingono a relegare il momento di
preghiera ad uno spazio e tempo ahimè sempre più codificato e ridotto.
In Rastafari Ian’I torna al futuro originario dell’esperienza
uomo-Dio, quando EgIi camminava nello stesso giardino delle creature e queste
potevano sentire la Sua voce e rispondere quando Lui parlava loro. Infatti
nella Genesi l’uomo conversa con Dio, ha il privilegio di poter sentire e
replicare alla Sua voce. E soprattutto è perfettamente consapevole in ogni
istante della presenza del Creatore e che ogni cosa visibile ed invisibile
intorno a lui, provenga da Dio. Questo è più di una fede o di un credo, è
infatti una vera e propria esperienza di vita, un modo di vivere incentrato sulla
ricerca del Creatore e della condivisione
con Lui della propria vita.
Per far sì che questa pratica abbia successo, il rapporto
con Dio è per Ian’I un continuo ricordare la Sua presenza, o spesso riconoscere
la Sua presenza nella manifestazioni degli eventi della vita. Questo avviene intimamente
tramite la voce del nostro cuore oppure attraverso le nostre labbra, che si
aprono e chiudono nella lode, conversazione o richiesta a Dio.
Le labbra sono uno strumento importantissimo nella pratica
spirituale Biblica, così come nelle altre correnti mistiche del Globo. Citate più e più volte nella Bibbia, esse sono
la porta attraverso cui si esprime il cuore, attraverso la nostra bocca infatti
noi manifestiamo i pensieri dello spirito che diventano concreti e reali
acquistando suono e diventando così una dichiarazione, una posizione. Infatti
le labbra sono al servizio del cuore,
buono o cattivo che esso sia, esse esprimono l’intento e la manifestazione d’animo
dell’individuo. Attraverso la parola delle labbra si può amare, aiutare così
come insultare e ferire. Con le labbra si comunica, ci si istruisce, si loda e
si rinnega. Esse rappresentano lo strumento attraverso cui l’uomo manifesta il
suo modo di vivere.
Nella Livity Rastafari usiamo le labbra per la continua
edificazione del Regno di Dio, attraverso esse portiamo il messaggio, motiviamo
noi stessi e gli altri, proferiamo parole di conforto e prima ancora invochiamo
il Nome del Re dei Re Haile Selassie Primo, proprio perché chiamando il Suo
nome riceviamo il Suo spirito.
Attraverso le labbra si manifesta la salvezza, dell’individuo
e delle genti. È scritto infatti: “allora io darò ai popoli un labbro puro perchè
invochino tutti il nome del Signore e lo servano tutti sotto lo stesso giogo”
(Sof. 3,9). Ecco che il resto d’Israele userà le sue labbra per indicare alle
genti qual è il Regno del Creatore e dove cercarlo.
Nella tradizione
Rastafari la lode e la presenza di Dio in mezzo ad Ian’I viene espressa
attraverso l’uso corretto delle labbra e della parole, è una palestra che il
giovane fedele inizia praticare per allenare il suoi modo di parlare ed
esprimersi. Uno dei doni dello Spirito dell’Altissimo è infatti ricevere labbra
nuove così come un cuore nuovo (Ez 36, 26), questi dimoreranno in un uomo nuovo per creare
la Nuova Creazione che si manifesterà attraverso le parole e le mani del Messia
tornato nei Suoi caratteri regali per regnare con i Suoi. Ecco che Ian’I
Rastafari è questo popolo, e di questo dobbiamo esserne profondamente consapevoli.
Con le nostre labbra quindi dobbiamo esprimere lode e continua ricerca del Creatore,
dobbiamo tenerci svegli dal sonno di babilonia e lavorare perché le nostre parole
possano essere strumento di amore e non polvere al vento.
Sulla bocca di Ian’I
Rastafari è continuamente presente il Suo Nome e la Sua grandezza proprio perché
per mezzi del Rei dei Re possiamo offrire continuamente
un sacrificio di lode, cioè il frutto di labbra che confessano il Suo nome » (Ebr
13, 15).
Selah