La spiritualità Rastafari è una celebrazione della libertà e
allo stesso tempo è la via verso la liberazione.
Questa liberazione è intesa come uno stato di conoscenza e controllo
della propria persona che porta al superamento dei propri limiti e delle proprie
afflizioni, allo scioglimento dai lacci dalle catene che affliggono l’essere
umano così da poter vivere pienamente questa vita da umili sovrani del nostro destino.
Questa liberazione è un percorso ma allo stesso tempo il punto
di arrivo, è una pratica di vita costante che va alimentata giorno dopo giorno
ecco perché non parliamo di Rastafari come di una religione ma piuttosto di una
via di vita. Una Livity, un’esperienza di vita incentrata sul rapporto con il
Divino e con la Creazione che ci circonda.
Per vivere questa comunione con il Creatore dobbiamo
lavorare principalmente sulla consapevolezza del momento che viviamo e delle
meraviglie che questa vita riserva ogni giorno.
La vita infatti è la via migliore per giungere alla Vita.
Spiegandomi meglio intendo dire che attraverso la
celebrazione di questa vita quotidiana di cui facciamo esperienza, onorando l’aria
che respiriamo, l’acqua che beviamo, i nostri cari intorno a noi, la nostra
dimora, la natura e le potenzialità che essa ci offre, la bellezza degli esseri
umani e le nostre infinite risorse, possiamo arrivare a toccare la vita superiore
che scorre in tutte queste cose.
Questa vita superiore è in effetti la presenza del Creatore
che infonde il Suo Spirito in tutti i
processi vitali di questa esistenza.
Ecco perchè i bambini sono naturalmente felici,
ecco perché le piante crescono e danno frutto senza “ma” e senza “se”, ecco perché
proviamo amore, gioia, ecco perché sederci davanti ad un paesaggio stupendo ci strabilia
riempiendoci il cuore di entusiasmo per la vita e il corpo di energia e voglia
di vivere.
Tutte queste sono le manifestazioni dello Spirito di Dio che
si è rivelato a noi attraverso il Grande Sovrano, Sua Maestà Haile Selassie
Primo. Giungendo a toccare questa “vita nella vita”, Ian’I Rastafari diventa
libero e inizia a guarire dalle varie malattie di babylon, accedendo ad un
posto diverso nella Creazione in cui incominciamo a fare esperienza della
libertà che era originariamente riservata all’essere umano nel suo stadio originario
e divinamente naturale.
Praticando con impegno e zelo questa via spirituale e
naturale Ian’I Rastafari giunge ad un altro livello di liberazione, un’esperienza
più profonda di libertà e di conseguenza una guarigione più completa della nostra
persona.
Questa liberazione avviene quando, tra le nostre
meditazioni, preghiere, canti e varie esperienza arricchenti, scorgiamo la
sensazione di non essere limitati a questo tempo e a questo luogo piuttosto
iniziamo ad avvertire un’affinità diversa con questo mondo e i cicli vitali umani
che ci fa sentire uniti non soltanto con le nostre singole vite ma con la Vita
originaria che scorre in quest’universo. Questo è soltanto l’inizio, solo un
barlume di consapevolezza che ha però la potenzialità, se coltivato e fatto
fiorire, di modificare le nostre vite e l’esperienza anche delle vite altrui
apportando un contributo “santo” a quest’umanità.
Impariamo dagli anziani che questo lampo di consapevolezza,
se appunto coltivato e fatto diventare una pratica di vita, un esercizio, porta
il Rastaman nello stadio di “senza inizio e senza fine”, ovvero una condizione
in cui il fedele cessa di vivere semplicemente nella sua condizione spazio
temporale ma inizia a vivere in Dio che è eterno e illimitato.
Cosa significa esattamente e come si rapporta alle nostre piccole,
semplici, buffe e spesso problematiche vite? Per prima cosa dobbiamo
considerare che tutte le difficoltà, imperfezioni, tristezze e afflizioni delle
nostre vite sono soltanto circostanze della nostra esistenza e non la nostra esistenza
in sé. Sono aspetti brutti che non ci piacciono e che ci fanno soffrire ma che
non sono la nostra vita. In realtà la nostra vita è un qualcosa dietro questi
aspetti negativi.
Immaginiamo di esser in una grande sala in cui ci sono delle
casse e da queste esce una sinfonia bellissima, una musica dolcissima e perfetta
alle nostre orecchie. In questa sala c’ è un’orchestra con il compito di seguire
e suonare questa sinfonia, ora la maggior parte dei musicisti riesce ad andare
dietro alla musica ed esegue le varie parti in modo adeguato mentre alcuni
musicisti sono fuori nota, non riescono a trovare il ritmo giusto e quindi dai
loro strumenti fuoriesce della musica non gradevole.
Ecco le nostre vite.
La vita dietro le circostanze è la sinfonia perfetta a cui
noi cerchiamo incessantemente di relazionarci, i musicisti che suonano
correttamente sono le nostre azioni di cui siamo soddisfatti mentre i musicisti
che suonano male sono la nostre afflizioni, i nostri errori e le nostre
difficoltà. Essi rovinano l’ ascolto, che è la nostra esperienza di vita, ma
non rovinano la sinfonia perfetta che continua a suonare in sottofondo. Quindi
le nostre difficoltà non sono la nostra vita, ma soltanto delle “note stonate”
che però possiamo rimediare e riportare in armonia con il resto dell’orchestra.
Quando iniziamo a cogliere la “sinfonia” dietro le note
stonate allora capiamo che esiste una Vita alla base di questa vita e vogliamo
aspirare a vivere lì, vogliamo accordarci con la musica perfetta di questo
Creato trascendendo le note stonate. Quando contempliamo questa sinfonia
vediamo che non è soltanto nostra ma appartiene a tutti gli esseri umani e
tutte le creature, sebbene in maniera diversa, ne fanno esperienza. Vediamo allora
che è una musica senza tempo, di cui non possiamo percepire l’inizio né la
fine, che suonava già quando la terra era sommersa dalle acque e che ha accompagnato
la storia dell’essere umano attraverso le epoche.
Essa è una musica che non ascoltiamo soltanto con le orecchie
ma con tutti gli organi visibili e sensoriali, è uno spartito di note celesti i
cui suoni sono percepibili anche agli umani, è una melodia che ricongiunge
cielo e terra e che non invecchia ma anzi rende ogni era sempre nuova. Quando
percepiamo questa sinfonia percepiamo la vita eterna, il fluire al di là del
nostro tempo qui su questa terra, lo scorrere di questa energia vitale che
unisce e congiunge tutti coloro che imparano ad ascoltarla.
Ecco dove vive Ian’I Rastafari.
Ecco dove dimora colui che inizia a vedere oltre i suoi
confini e le sue barriere spaziali e temporali ed inizia ad aspirare all’infinito,
all’immenso, al miracolo e alla Vita dietro la vita.
Così facendo Ian’I Rastafari vince la morte e può diventare
invincibile contro le limitazioni, attaccato ma non sconfitto, a volte imprigionato
ma sempre libero.
Il Rastaman diventa senza tempo, egli è continuazione della
tradizione dei Padri, egli è figlio e padre allo stesso tempo, immortale in
quanto il suo spirito e la sua testimonianza di vita hanno effetto su altri,
egli prosegue ciò che è iniziato il giorno che Dio manifestò la luce e questa
si separò dalle tenebre.
In Rastafari viviamo per vivere l’eternità, slancio ultimo e
definitivo verso la liberazione.