Le strade
sono illuminate e le cucine delle case affollate per i preparativi, chi invece
è rimasto indietro con i regali scende verso i negozi sperando di imbattersi in
meno folla possibile. Sono le classiche scene dei natali a cui l’occidente è abituato.
Siamo alla
vigilia del Natale cattolico e tutto il mondo entra in questa breve frenesia di
festività… per alcuni un’imperdibile occasione commerciale, per altri un invito
al consumo spietato, per altri ancora una sincera esperienza religiosa.
Ian’I
Rastafari osserva e medita su ciò che accade intorno e dentro di noi. Il nostro
Natale è ancora un po' lontano in quanto cade infatti il 7 gennaio ed è
chiamato Ghennà, è il Natale originario, la data che tutti i cristiani del
mondo osservavano prima che la chiese occidentali cambiassero calendario e date
delle feste.
E’ il Natale
che la famiglia ortodossa celebra e che Ian’I Rastafari riconosce in quanto ci
rispecchiamo nella Cristianità etiopica, quella originaria, vicina ai primi
apostoli e ai primi gruppi cristiani.
Di conseguenza
il 25 dicembre non conta così tanto per Ian’I e anzi è visto come una festa purtroppo
privata della sua valenza spirituale e sempre più forzata ad essere occasione
di eccesso nelle spese, nei consumi, nel cibo ecc.
Ma non è mia
intenzione oggi stare qui a criticare e lanciare fuoco sul “babylon christmas”,
questa infatti è una cosa che già fanno in molti e risulta anche un po' scontata…anche
i cattolici stessi o i protestanti sanno che il 25 dicembre è diventata un’occasione
consumistica più che una festa di spirito. Ian’I deve saper trovare nuova linfa
e sempre un’occasione per risorgere dall’ignoranza.
Ian’I oggi
vuole andare oltre i luoghi comuni e le critiche sterili, Ian’I deve farsi
ispirare da Sua Maestà Imperiale Haile Selassie Primo che è il catalizzatore
del bene in questa Creazione e che infatti ogni 25 dicembre, pronunciava
discorsi o mandava auguri o celebrava i festeggiamenti con i suoi cari e ospiti
a palazzo.
Ma perché HIM
faceva ciò se non era il Suo Natale?
Egli infatti
essendo un cristiano ortodosso etiope celebrava la nascita di Cristo il 7
gennaio.
La risposta
sta nel cuore dell’uomo e non nelle convenzioni o date religiose.
Ian’I
Rastafari infatti deve essere in grado di osservare il cuore dell’essere umano
e saper riconoscere il bene ovunque esso sia ed in qualunque momento si
manifesti. Molti di noi saranno invitati a festeggiare con le famiglie o con
parenti e la cosa peggiore che potremmo fare è quella di sentirci a disagio o
in una posizione scomoda. Dobbiamo invece fare il contrario, essere
catalizzatori anche noi stessi di positività e di entusiasmo nel partecipare ad
una condivisione familiare, e non facciamo ciò in onore del natale cattolico
ovviamente, perché siamo i primi pronti a criticarlo, ma per onorare i nostri
cari che ci stanno intorno e il fatto che essi siano lì con noi presenti anche
questo anno e rendere grazie per la vita che scorre.
Dobbiamo
vivere nell’overstanding e non piegarci al babylon system.
Ian’ai
rastafari sa infatti che la commercializzazione sfrenata e la perdita di
significato del Natale cattolico è un altro strumento di babylon per confondere
i cuori delle persone e distoglierli dal vero senso natalizio, di conseguenza
se noi cadiamo in un adolescenziale spirito di conflitto o rigetto o critica
sfrenata non faremo altro che cadere nella trappola di babylon creando
divisione, senso di giudizio, emarginalizzazione e di conseguenza dolore.
Invece Ian’I
Rastafari è più forte e più lucido di babylon e sa che laddove le differenze
dividono il cuore e lo spirito di bontà uniscono.
Ecco allora che partecipare
al festeggiamento natalizio in famiglia può esser un’occasione di gioia e
ricchezza nonostante la nostra forte critica verso la commercializzazione
occidentale. Non dobbiamo sentirci in colpa, nervosi come se stessimo partecipando
ad un qualcosa di negativo, così facendo cadremo nella trappola di babylon. Dobbiamo
invece dimostrare che come persone spirituali ed intelligenti quali siamo,
possiamo celebrare lo spirito di una festa anche se non fa parte della nostra
tradizione.
Per far ciò
dovremo essere capaci di celebrare il sentimento individuale di ogni persona
coinvolta e non la data del calendario, dovremo percepire ed onorare il fatto
che nostra madre o nostro zio siano lì insieme in un clima di celebrazione
della vita e Ian’I Rastafari deve partecipare a quell’energia e non bloccarla o
respingerla.
In questo modo non soltanto scardineremo il desiderio di babylon
di impoverire il Natale di sentimenti e profondità ma addirittura saremo noi
che incrementeremo e potenzieremo lo spirito di festa anche se non è una nostra
festa!
Immaginiamo di
avere degli amici Musulmani, o Hindu o Buddisti e che essi ci invitino a
partecipare con loro ad una ricorrenza della loro tradizione spirituale, che
cosa faremo? Rifiuteremo? Andremo lì con il muso lungo perché non è una cosa
che ci riguarda? Staremo lì ad aspettare ogni occasione per puntualizzare che
siamo venuti per far un piacere ai nostri amici ma che ci sentiamo a disagio?
Tutto
ciò sarebbe veramente bambinesco e contrario a quello che è il forte spirito
Rastafari.
Se siamo
veramente i figli del King of Kings che è il Protettore e Difensore delle fedi
dell’umanità, se siamo veramente il frutto di migliaia di anni di fede iniziati
con Abramo Isacco e Giacobbe e rivelatisi nella Livity Rastafari che è la
celebrazione della vita vissuta, allora possiamo essere capaci di fare più di
questo.
Ian’I
Rastafari può essere pronto a celebrare anche quando non è una nostra festa perché
sappiamo celebrare la vita, le intenzioni e la presenza delle persone aldilà di
credo, colore o tradizione culturale.
Ian’I Rastafari
è in grado di cogliere la bontà e il sentimento dietro ai gesti di una persona
anche se questa non condivide la nostra fede e anche se noi non condividiamo la
ricorrenza che ella stia festeggiando, in quanto Ian’I celebra il Creatore di
tutto ciò che è buono su questa terra e partecipando a celebrare ciò che non ci
appartiene ci esercitiamo a celebrare in maniera disinteressata rafforzando
così la nostra pratica spirituale. Quest’occaisone diventa così anche per noi
un esercizio spirituale.
Ecco perchè il
King of Kings celebrava anche il Natale occidentale in armonia e nel sorriso
del cuore.
Perché in
questo mondo esiste già così tanta divisione che provoca sofferenza e dolore,
esiste cecità provocata da ignoranza ed emarginalizzazione. Esiste fanatismo e ghettizzazione,
esiste odio camuffato da preghiere o finti abbracci.
Tutto ciò è
radicato nella paura di babylon che i veri sentimenti di gioia, unità,
condivisione, partecipazione e inter-connessione possano prevalere e rendere
gli uomini liberi di governare il proprio destino.
Seguendo l’esempio
di HIM Haile Selassie Primo, Ian’I Rastafari celebra tutto ciò che di buono ci
sia su questa terra e scavalcando formalità religiose Ian’I diventa un canto
vivente di celebrazione di vita in qualsiasi forma eticamente e moralmente
corretta essa si presenti. Senza perdere la nostra identità e tradizione Ian’I
rende grazie per il rendimento di grazie insieme a coloro che siedono accanto a
noi.
Il nostro
pensiero e le nostre preghiere devono andare a tutti coloro che soffrono nel
corpo e nello spirito, alle famiglie che hanno perso un loro caro o quelle che
sono rimaste spezzate per la cecità e per lo spirito di divisione dei loro
componenti, dobbiamo pregare per chi non ha la forza di pregare e dobbiamo innalzare
chi soffre durante queste feste. Ian’I Rastafari deve aiutare il povero ed il
bisognoso in base ai propri mezzi, considerando che se non avessimo lo spirito
e l’ispirazione del Signore anche noi saremmo poveri e vivremmo in luoghi
desolati della nostra anima.
Se questo è
il babylon Christmas, allora Ian’I usa un’occasione di babylon per sconfiggere
e neutralizzare babylon.
Rastafari
Livity e vibrazioni di amore per tutti.