Per sua natura l’essere umano è un grande pentolone di
pensieri, emozioni e stati d’animo che a seconda delle circostanze possono essere
positivi e piacevoli ma anche negativi, conflittuali e dolorosi.
Esistono circostanze interne alla nostra persona e anche
circostanze esterne, ovvero azioni, comportamenti, dinamiche di abitudine e
anch’esse possono avere un effetto positivo o negativo sulla nostra persona e
sugli esseri viventi intorno a noi.
Di conseguenza è sempre stato un desiderio ed un’esigenza
per l’umanità quella di tendere alla liberazione.
Per liberazione intendiamo quel
processo in cui l’essere umano si “ripulisce” o da ciò che sporca il suo spirito
e la sua persona interiore ed esteriore per diventare quindi libero ovvero non
più schiavo di pensieri e comportamenti negativi che provocavano sofferenza e
nel suo prossimo.
La liberazione è il processo che porta alla libertà ovvero
essere padroni della propria persona e del proprio destino.
Purtroppo in Babylon per libertà si intende la possibilità
di fare tutto ciò che uno vuole senza nessun limite o ammonizione da parte di
qualcun altro, ecco…nulla di più lontano. Quello che babylon intende come
libertà è invece una sfrenato e nevrotica anarchismo di comportamento e di
pensieri, Ian’I Rastafari sa che questa attitudine alla vita purtroppo non fa altro
che aumentare il dolore e la sofferenza nell’essere umano in quanto nell’illusione
di liberarsi ci si incatena in modo ancora peggiore e più doloroso in altri
vincoli e afflizioni.
Ciò verso in vece dovremmo lavorare è la liberazione completa
da tutto ciò che ci fa male e ci fa soffrire, a livello fisico, spirituale,
psicologico ed emotivo. Per far ciò prima di tutto dobbiamo cercare dentro noi
stessi chi realmente vogliamo essere in questa vita così da avere una sorta di
modello da seguire, dobbiamo trovare dentro di noi la nostra persona libera da
afflizioni, guarita dalle sofferenze di babylon e dall’ ignoranza che essa
inculca nella società.
A questo fine dobbiamo imparare a rinunciare.
Infatti liberazione e rinuncia vanno di pari passo.
L’attività della rinuncia è un ingrediente fondamentale per
guarire e per giungere a quella condizione che tanto desideriamo nel nostro
cuore. Rinunciare significa prendere una posizione coraggiosa e determinata
nell’ abbandonare tutte le cose che non si conformano più a quel modello che
abbiamo ora dentro di noi. Non significa rinunciare alle cose belle della vita
che ci arricchiscono e ci rendono felici ma significa tagliare via pensieri,
abitudini e comportamenti che invece non fanno altro che appesantire la nostra
persona e continuare a far girare la ruota del dolore e della debolezza dentro
di noi.
Questa “ruota” è il circolo vizioso in cui negatività produce altra
negatività, sofferenza produce altra sofferenza.
Un esempio per comprendere meglio questa ruota è quando
commettiamo una cattiva azione verso una persona cara, assistiamo ad un
trasferimento di negatività da noi stessi verso quella persona che magari era senza
colpa alcuna ma su cui noi rigettiamo la nostra frustrazione e nervosismo. Quella
negatività farà poi stare male lui o lei e quando la rabbia e la tensione si
smorseranno nella nostra mente allora nel vedere lui o lei soffrire staremo
male anche noi ed ecco come la nostra negatività ci ritorna contro. E non è finita qui, infatti quel sentimento di
colpa e di aver commesso ingiustamente un errore e aver fatto stare male altri,
minaccerà la nostra autostima e il senso che abbiamo di noi stessi ingigantendo
così il nostro dolore portandolo ad un livello esistenziale e non più legato ad
un singolo avvenimento ed incominceremo così ad avere stati d’animo e pensieri
negativi che magari non sono apparentemente per nulla connessi a quell’evento
iniziale ma che sono prodotti dello stress e del dolore che vivono ancora
dentro di noi. Ecco come azioni, comportamenti e stati d’animo sono interconnessi
ed ecco perché la strada verso la liberazione deve avvenire su più livelli: fisico,
psicologico e spirituale proprio per liberare quella Trinità che vive dentro di
noi e che è composta da mente, corpo e anima.
Per praticare la liberazione non c’è cosa più consigliata che
praticare la rinuncia.
Rinunciare a dire quella parola che provocherà dolore,
rinunciare a seguire quel pensiero che ci porterà lontano dalla bellezza del
momento presente, rinunciare a fare quella cosa o andare in quel luogo che
sappiamo non ci porteranno nulla di buono.
Soprattutto la rinuncia ad essere dipendenti da ciò che ci
fa male, cibi, abitudini, pensieri, attitudini.
La dipendenza è schiavitù e la schiavitù è tristezza.
Rinunciare a ciò che è negativo e contrario alla nostra vita
è come un uccellino a cui viene aperta la gabbia e può finalmente volare via.
Man mano che ci libereremo da ciò che ci fa male ci sentiremo sempre più come
quell’uccellino che può finalmente esplorare la vastità del cielo così come noi
potremmo esplorare la meravigliosa potenzialità di una vita senza quelle
vecchie sofferenze, potremo scoprire nuovi angoli e nuovi scorci da cui
osservare la nostra esistenza e riassaporeremo una freschezza e un appagamento
che forse non provavamo da quando eravamo molto piccoli.
Questo perché rinunciare al male ci fa riappropriare del
bene.
Rinunciare a pensieri negativi e azioni dolorose che evocano
una vibrazione di morte (intesa come assenza di vita/benessere) ci fa
riappropriare della vita e della sua pienezza.
È una vera e propria trasformazione che porta alla rinascita
verso una condizione di vita nuova e luminosa, ecco perché Ian’I Rastafari
parla di rinascere in Rastafari.
La Livity Rastafari è l’essenza della trasformazione dell’esistenza
umana, il passaggio dalla condizione di schiavitù a quella di sovranità, quando
prima eravamo schiavi delle dinamiche di Babylon applicandoci nel “cut and
clear” ovvero nel tagliare chirurgicamente ciò che non ci fa bene e pulire la
ferita con l’energia rigenerante dello Spirito, arriviamo ad uno stadio
nuovo dell’esistenza che è vivere da
sovrani e maestri delle nostre vite.
Non a caso la nostra fonte d’ispirazione è un re, ovvero il
Re dei Re Haile Selassie Primo, sovrano della dinastia Davidica che ha eccelso
nella Sua capacità di essere esempio per il mondo intero.
Nella pratica di vita Rastafari guardiamo a Lui come modello
su cui plasmare la nostra persona e il nostro progetto di società, famiglia,
comunità ecc. Così come cerchiamo dentro di noi quel modello di nostra persona
felice da realizzare nella nostra esistenza, così prendiamo Haile Selassie come
stampo su cui realizzare il nostro comportamento in questo mondo e di conseguenza
influenzare il genere umano.
Così come la luce accesa in una stanza dissipa immediatamente
l’oscurità, così il modello perfetto del Re dei Re elimina automaticamente ogni
negatività ed ogni malessere.
È una sorta di miracolo ma è così.
Non possono esserci luce ed oscurità allo stesso tempo,
quindi meditando sulla persona divina di Haile Selassie e conformandoci al suo
comportamento noi dissipiamo automaticamente la negatività che esiste dentro e
fuori di noi avvicinandoci sempre più a quella liberazione che tanto desideriamo.
Ecco perché la Livity Rastafari è così rivoluzionaria e così
potente, perché non è una dottrina di pensiero o meditazione ma un’esperienza
reale basata sulla REALE esistenza della persona di Haile Selassie e sui Suoi
comportamenti e sulle Sue azioni. In altre parole, Rastafari non è una pratica
devozionale in cui ci sforziamo di raggiungere qualcosa che non si vede ma che
sappiamo in qualche modo esserci, Rastafari è qualcosa di molto più grande e
potente perché poggia su un fondamento sicuro e reale che è la persona di Haile
Selassie e il Suo comportamento che è sotto gli occhi del mondo intero e della
storia dell’umanità. Ecco perché diciamo che la vittoria è sicura, perché è già
avvenuta nella persona di Sua Maestà che grazie alla Sua luce ha dissipato l’oscurità
del mondo e delle azioni negative del genere umano.
Dissiparle non signifivca che le abbia eliminate dalla faccia
della terra ovviamente ma piuttosto che Egli ci abbia mostrato un modo di
vivere privo di male e negatività, di conseguenza sappiamo che è possibile
vivere in questo mondo e in questa epoca in maniera retta, compassionevole,
felice in una parola: santa.
Così come Haile Selassie ha rinunciato a governare il Suo
paese in modo negativo e corrotto scegliendo piuttosto una via equilibrata e
misericordiosa, così noi dobbiamo rinunciare nelle nostre vite a scegliere la
condotta sbagliata e aspirare ad un comportamento sano e corretto per il
benessere nostro e dell’umanità tutta.
Haile Selassie ha liberato il mondo attraverso il Suo esempio,
noi possiamo liberare noi stessi attraverso il nostro comportamento.
Allora capiremo che il nostro destino è realmente nelle
nostre mani, e che la libertà non è poi così lontana.