Un unico amore ed un unico destino in questo periodo di Pasqua, in cui si
celebra la risurrezione del Messia Iyasos Krestos verso la vita eterna. È una
festa antichissima che affonda le sue radici molto prima dell’avvento
messianico e che ogni anno viene celebrata come un giorno solenne di gioia e
liberazione.
Nella dottrina della Cristianità Ortodossa Etiopica, la Pasqua, viene
ricordata come la “festa delle feste”.
Quando il Cristo entra a Gerusalemme per celebrare la Pasqua, questa festività
ricordava l’esodo degli Ebrei dall’Egitto, ovvero il momento in cui questi
uscirono dalla terra straniera per incamminarsi verso il luogo che era stato
loro promesso dall’Onnipotente. Forse la Pasqua esiste da ancora prima di Mosè
e potrebbe essere la festa che gli Israeliti chiedono al Faraone di poter
celebrare nel deserto ma sicuramente assume una valore fondamentale con l’esodo
dalla schiavitù.
La Pasqua nella tradizione Israelitica (dal greco “Pasqà” a sua volta
dall’aramaico “Pesaah” ) è una festa antichissima che si celebra in famiglia,
quindi un rituale domestico che cadeva nella notte di luna piena nell’equinozio
di Primavera ovvero il 14 del mese di Abib (mese delle spighe) che verrà poi
chiamato il mese di Nisan nella tradizione del post-esilio. Veniva offerto a
Jahve un giovane agnello maschio e privo di difetti. L’animale veniva
sacrificato senza spezzare nessun osso e veniva consumato in un pasto molto
veloce a ricordare la rapidità che caratterizzò la notte di fuga dall’Egitto.
Una piccola porzione di sangue veniva posta all’ingresso di ogni dimora così
come racconta l’episodio biblico.
Questo giorno marcava l’inizio di una nuova stagione, segnava infatti
l’entrata della Primavera e di conseguenza la rinascita che avrebbe portato poi
al raccolto.
La pasqua è quindi la Primavera d’Israele, la grande liberazione che
determina l’inizio di una nuova vita per il popolo di Dio.
Essa ricorda che il Signore ha colpito il paese d’Egitto ma ha
risparmiato i Suoi fedeli, anche il nome infatti Pesaah deriva dal verbo
ebraico pestah che significa saltare, zoppicare o passare-risparmiare a
dimostrare appunto che il Signore saltò le case degli Israeliti mentre colpiva
quelle degli egiziani.
Un’altra ricorrenza era celebrata con la Pasqua, ovvero la festa degli
Azzimi, che era originariamente distinta ma collocata nello stesso periodo
primaverile.
Infatti la Pasqua si celebra il 14 del mese e gli Azzimi dal 15 al 21. I
pani non fermentati rappresentavano l’offerta della primizia dei raccolti; il
vecchio lievito veniva sostituito da quello nuovo a simbolo di purificazione e
rinnovamento. Anche questo rituale è collegato all’uscita dall’Egitto, infatti
gli Israeliti dovettero mettersi in cammino così in fretta che non ci fu tempo
per attendere la fine della lievitazione.
Quindi il tema centrale è sempre la liberazione di Israele, l’Esodo che
inizia proprio in quella notte di uscita dall’Egitto. Ecco perché la Pasqua
diventerà simbolo di libertà dalla schiavitù e verrà cosi vissuta in tutta la
storia d’Israele.
Isaia ci parla di notte pasquale riferendosi alla liberazione dal dominio
assiro (Is 30,29) in cui Gerusalemme viene risparmiata (pestah). Anche Geremia
parla di festa pasquale riferendosi alla liberazione degli esiliati che
iniziano un nuovo esodo (Ger 31, 2-21).
Il profeta infatti dice che il ritorno degli esiliati in Babilonia
sostituirà l’esodo nelle memorie d’Israele diventano quindi la nuova occasione
Pasquale.
I dispersi d’Israele, nelle profezie dell’Antico Isaia verranno radunati
dal potere della persona dell’Agnello/Servo ovvero il Messia che diventerà la
“luce delle nazioni” e quindi il salvatore dell’umanità (Is 49,6 Is
53,7).
La festa della Pasqua subì nei secoli mote modifiche, una delle più
importanti avvenne sicuramente nel Deuteronomio che stabilì che questa
ricorrenza diventasse un rito da eseguire nel Tempio e non solo in famiglia
(Deut 16,10). Così diventa una vera e propria cerimonia di culto in cui i
sacerdoti ed i leviti officiano il sacrificio che viene ora svolto sull’altare.
La pasqua diviene così sempre più centrale nella vita spirituale e
cerimoniale d’Israele arrivando ad essere la festa per eccellenza a cui tutti
devono partecipare pena addirittura la scomunica (Num 9,13).
La città di Gerusalemme è in piena festa e giubilo per quel periodo ed il
Tempio è affollato di fedeli che giungono da tutto il Paese per la ricorrenza,
infatti questa ricorrenza diventa anche occasione i pellegrinaggio nazionale.
Di conseguenza alla centralizzazione del rito pasquale a Gerusalemme, questa
festa rimane praticata anche in famiglia ma il sacrificio dell’agnello spesso
scompare in quanto esso già avveniva nel Tempio.
E importante meditare sul fatto che la spiritualità ebraica interpreta la
Pasqua come un evento con una fortissima carica di liberazione, infatti Israele
sottratto dalla schiavitù simboleggia il mondo tratto dal caos, Isacco
sottratto al sacrificio è l’umanità intera sottratta alla condanna per opera
del Messia redentore. Nella mistica della Bibbia infatti Creazione e redenzione
sono spesso collegate, ecco che il riscatto d’Israele è una nuova creazione che
prefigura la Nuova Creazione che il Messia instaurerà con il Suo arrivo e
governo sulla Terra.
Egli infatti, essendo nella Sua prima venuta l’Agnello sacrificale, salverà
la stirpe umana proprio come il capretto salvò Isacco dal sacrificio, anche
Abramo infatti attendeva di potersi mettere in cammino ma gli fu chiesto di
offrire in pegno suo figlio, così come Israele attendeva l’Esodo e fu chiesto
di offrire un agnello, allo stesso modo il Messia dovrà morire per poi
risorgere per liberare gli uomini.
Ecco quindi che Isacco è prefigurazione del sacrificio messianico per la
liberazione definitiva.
E ancora prima: così come Dio separò le acque del Mar Rosso così separerà
il bene dal male tramite l’azione del Suo Messia.
La venuta del Cristo è infatti il senso della Pasqua Israelitica.
Tutta la storia Biblica del Vecchio Testamento è annuncio del Redentore che
porterà la salvezza definitiva, ovvero l’esodo irreversibile dal male, una
Nuova Creazione (Is 65, 17), il paradiso ritrovato (65, 25) in cui il Re dei Re
porterà ad abitare i suoi fedeli. E questo paradiso non sarà altrove ma qui su
questa Terra che verrà rinnovata dalla presenza del Cristo. L’inviato del Padre
verrà quindi per trasformare questa Creazione e riportarla alla sua santità
originaria, ecco perché gli ebrei ne celebrano tutt’ora l’attesa in ogni notte
pasquale.
Con l’avvento del Messia questa festa assume una veste rinnovata.
Egli infatti, ebreo tra ebrei, viene per compiere la “festa delle feste”,
tramite la Sua persona porta a compimento il significato della Pasqua
rendendola celebrazione della liberazione dalla morte, non soltanto in senso
figurato ma nella realtà umana e nel disegno divino.
Non a caso infatti la risurrezione avverrà il giorno della Pasqua ebraica.
Il Cristo compie l’opera che nessuna cultura o dottrina del passato aveva
potuto neanche immaginare, ovvero vincere la morte e vivere in eterno.
Questa vita senza fine diventa la promessa estesa a tutti coloro che sono
pronti na seguire la via del Padre.
Il Cristo diventa così il nuovo Tempio, il santuario purificato dal Suo
corpo vittorioso sulla morte (Gv 2, 13-23).
Il Messia è il nuovo agnello, il cui sacrificio dà inizio all’esodo verso
la Terra del Padre ovvero il Regno dei Cieli (Gv 13,1). In particolare il
Vangelo di Giovanni ci propone molti rimandi al concetto di Cristo come nuovo
agnello (Gv 1, 29. 36).
In merito alla tradizione degli Azzimi, Egli è anche il pane rinnovato che
ha anche moltiplicato per sfamare più persone possibili. L’ultima cena infatti
è una vera e propria mensa Pasquale (anche se avviene prima della Pasqua), le
benedizioni ebraiche del pane e del vino vengono completate ed arricchite dal
fatto che Iyasos Krestos si propone come il nuovo pane ed il nuovo vino dando
vita all’eucarestia.
Crocefisso alla vigilia del sabato, il Messia risorge il primo giorno della
settimana ovvero la domenica ed è per questo che da quel momento i cristiani si
riuniranno in questo giorno e non il sabato come voleva la tradizione ebraica.
Questo sarà il giorno della benedizione e frazione del pane (Atti 20, 7; 1 Cor
16, 2).
La Pasqua per la Cristianità diventa quindi il momento di comunione con il
Messia che ha aperto la strada verso l’immortalità e invita tutta l’umanità a
risorgere dalle bassezze della morte. L’apostolo Pietro infatti ci ricorda come
il Cristo ci guidi verso un nuovo pellegrinaggio (1 Piet 17) verso la
vita eterna che è il Regno dei Cieli, la Terra Promessa spirituale che dimora
in questa Creazione.
La Pasqua è l’occasione che tutta la storia biblica annunciava affinchè
l’uomo vechio e soggetto alla morte potesse essere trasformato in quello nuovo
che ha dinanzi a sè invece la vita senza fine (Rom 6, 3-11).
Quindi storicamente, la Pasqua diventa la festa più importante anche della
Cristianità, e molti decideranno di battezzarsi in questa occasione essendo
questo rito una figurazione della Pasqua.
La resurrezione annuncia un’altra fase della storia biblica, ovvero il
ritorno del Cristo nella Sua seconda venuta. Le Scritture ci dicono che il
Messia infatti sarebbe dovuto tornare per governare con i suoi eletti e
addirittura banchettare con essi (Mt 26, 29).
Il banchetto significa la condivisione e la comunione.
Il rito della Pasqua è infatti l’annuncio del banchetto celeste verso il
quale noi procediamo.
Nella Rivelazione Rastafari Ian’I annuncia proprio questa fase della storia
biblica, ovvero il ritorno del Cristo nei Suoi caratteri regali per condividere
il governo con gli uomini.
Ecco che con il nome nuovo di Haile Selassie Primo, il Messia si rivela in
questo tempo per compiere questa nuova Pasqua che apre definitivamente le porte
alla Nuova Creazione. Ecco quindi un nuovo inizio ed un nuovo giorno.
La Livity Rastafari è la vera vita nascosta dalla vita apparente,
l’esperienza piena di un’esistenza alla quale accediamo se sacrifichiamo la
vecchia condotta per approdare alla nuova rinnovandoci ad immagine del Messia
che, sceso dalla croce è tornato dopo duemila anni per condividere con
l’umanità il governo della Creazione.
Dalle pagine del Vangelo, infatti, leggiamo che dopo la risurrezione, il
Cristo non era ancora tornato per regnare con i suoi, ma aveva loro promesso di
fare ritorno quando i tempi sarebbero stati pronti. A quel punto avrebbe
festeggiato la Pasqua definitiva nella pienezza dei disegno divino insieme ai
Suoi (Lc 22, 16).
Ecco quindi che la Rivelazione del Cristo ritornato che Ian’I annuncia, si
presenta come la Pasqua definitiva e la Livity come la strada verso
l’esperienza del Regno di Dio.
Non senza motivo infatti il libro della Rivelazione ci parla dell’Agnello
vivo, in gloria e circondato dai vegliardi e dai quattro esseri viventi (Apoc
5, 6-12) ma prima ancora, pochi versi sopra, il Messia viene definito il Leone
della Tribù di Giuda (Apoc 5-5) proprio per chiarire che si sta parlando della
stessa persona.
La Pasqua è celebrazione della vita e della sua eternità, questi sono temi
cardine della Livity Rastafari. La vittoria sulla morte, la fuga dal peccato e
dalla schiavitù (Egitto) e soprattutto la trasformazione della Creazione in
Nuova Creazione, sono realtà in cui Ian’I Rastafari dimora perennemente e non
soltanto una volta all’anno.
Il banchetto definitivo è l’esperienza di vita in comunione con il Creatore
ed armonia con l’universo che Rastafari propone come compimento di tutta la
storia e spiritualità biblica applicate alla vita quotidiana.
Ian’I siamo invitati a questo banchetto come protagonisti e creatori della
Creazione perché abbiamo ascoltato i profeti e siamo nati nella generazione del
Re dei Re in cui l’umanità può finalmente contemplare il Cristo come regnante e
difensore della fede.
Come abbiamo detto, la Pasqua è segno di esodo, ebbene Rastafari si
presenta anche come un nuovo esodo, verso una nuova Terra proprio come avvenne
ai tempi dell’Egitto e così come si rinnovò ai tempi di Re Nabucodonosor.
Ian’I infatti propone una nuova uscita da babilonia che tiene in schiavitù
il popolo del Dio vivente. Questo nuovo esodo che apre la nuova epoca, anche in
questo caso è giunto dopo la dispersione e schiavitù di un popolo, in questo
caso gli africani deportati in quattrocento anni di schiavitù.
L’incoronazione di Haile Selassie Primo segna infatti la fine di questo
giogo, perché infatti da lì a circa trenta anni, l’Africa sarebbe diventata
indipendente…proprio come di circa trenta anni fu il ministero di Iyasos
Krestos qui su questa terra.
L’Oua ad esempio, il simpbolo dell'emancipazione Africana, è stata
fondata esattamente trentatre anni dopo l’Incoronazione di Sua Maestà.
Ed è proprio in questo stesso fatidico anno, il 1963, che i nostri antenati
hanno dovuto subire la passione nelle tre giornate di Coral Gardens quando il
Rastaman discese all’inferno sotto l’attacco del governo di Bustamante.
Era infatti il venerdì santo di questo anno quando iniziarono le percosse e
gli omicidi dei fratelli e delle sorelle Rastafari nell’area di Montego Bay.
Proprio mentre il Movimento era in una grandissima espansione questo
massacro fece sì che i fratelli patissero la Passione del Messia per poter
essere in piena comunione con Lui.
Ma come il Messia salì sulla croce e ne discese poi risorto e vittorioso per
sempre, così il Movimento Rastafari dopo Coral Gardens divenne immortale e
vincente. I martiri di quella persecuzione donarono l’immortalità a tutto il
Movimento, nessuno può più uccidere i Rasta in quanto essi sono già morti una
volta e risorti per vivere per sempre.
Esattamente trentatre anni dopo il ritorno in terra del Messia, il Suo
nuovo popolo che portava il Suo nome ovvero i Rastafari, dovettero fare
esperienza della Passione per poi risorgere in gloria. È come se essi stessi
personificassero il Messia che a trentatre anni dovette bere il calice amaro
per poi liberare tutti coloro che volessero giungere al Regno di Dio.
Allo stesso modo del Cristo che prima di risorgere scese agli inferi per
liberare le anime dei morti, così i fratelli e le sorelle Rastafari dovettero
scendere nello Sceol per poi liberare l’umanità intera con il messaggio di
redenzione universale che Ian’I promuove di epoca in epoca.
Ecco dunque la pienezza della Pasqua.
La vera vittoria da cui il tuono della fede Rastafari scosse la Creazione
tutta instaurando l’ultimo e definitivo pellegrinaggio verso Zion, verso la
Nuova Gerusalemme, verso la nostra nuova persona che attende dentro di
noi per manifestarsi nella vita eterna.
Selah