Restiamo in silenzio alle prime luci dell’alba
e il bagliore del mattino illumina un paesaggio nuovo, diverso. Appena i raggi
iniziano a salire da dietro il colle oltre la vallata, ecco che una dorata
lucentezza si appoggia sul verde appena nato delle chiome degli alberi.
Questi, da poco risvegliati, mostrano delle
tenere foglie e dei fiori così soffici ed eterei che quasi sembrano svanire
sotto i riflessi luminosi.
Quello che fino ad un paio di settimane fa,
all’alba, era fitto silenzio, ora invece
diventa canto di uccelli lontani e vicini. Sembrano aver il compito di ridestare
le persone dal sonno notturno, ricordando loro che esiste un ciclo vitale che
mai si ferma.
Ora che il ghiaccio ha lasciato i campi e la
brina è più delicata, l’aria profuma.
Primavera.
Ian’I è al centro di questo processo vitale
di risveglio e di rigenerazione che riempie la vista di novità e freschezza. Ovunque
ci giriamo osserviamo cambiamento e rinascita, un nuovo inizio che stimola
corpo e mente verso un nuovo stadio vitale.
Le stagioni sono una scansione divina di
ordine e accuratezza del Creatore. Esse hanno un senso ben preciso e molteplici
funzioni che spesso noi ignoriamo, sono i lati del quadrato perfetto per i cui
vertici passa il cerchio del ciclo annuale, sono livelli di evoluzione di cui
Ian’I fa parte.
Molte persone, allo sbocciare dei primi fiori
e al ritornare delle foglie provano sensazione di gioia e leggerezza, la
malinconia sembra quasi fuggire per lasciar spazio invece ad un rinnovato
entusiasmo verso progetti da compiere e visioni da perseguire. È uno slancio
necessario all’uomo e che la natura aiuta con la primavera.
Ian’I gioisce nell’osservare i prati fiorire
e i boschi ricoprirsi di verde limpido e vibrante, gli occhi riposano nell’ammirare
e contemplare il disegno della Creazione che fino a pochi giorni fa appariva
più in sfumature di grigio o beige e che ora finalmente, come la bozza di un
disegno che poi prende colore, si arricchisce di tonalità per completare la perfezione
dell’artistica Creazione.
Ecco Ian’I Rastafari però non osserva
soltanto con gli occhi del corpo ma anche con quelli dello spirito e della
mente. È infatti stato concesso ad Ian’I di poter leggere questa Creazione ed i
suoi fenomeni e di poterli interpretare al fine di contemplare e lodare il
Creatore e le nostre vite. Ian’I quindi osserva la primavera secondo gli occhi
della Livity Rastafari e scopre un enorme capitolo di insegnamento di vita. Questa stagione è un perfetto esempio della nostra
pratica di vita, chi ha orecchie per intendere intenda e chi ha occhi per
vedere veda.
La primavera è una rinascita e, come tutti
dicono, un nuovo inizio.
Essa rompe la stasi dell’inverno e l’immobilità
del freddo che non produce.
Allo stesso modo Rastafari rompe il legno del
Cristianesimo che purtroppo era stato fatto indurire da secoli e secoli di
manipolazione ecclesiastica e coloniale per dare vita al nuovo germoglio che è
la Rivelazione del King of Kings Haile Selassie Primo. Quel legno che infatti sembrava
aver perso linfa, finalmente genera una nuova gemma così preziosa da poter
ridare valore a tutta la pianta che affondava le radici nel giardino dell’
Eden, aveva il fusto nella difficile marcia nel deserto e nella legge mosaica, i
suoi rami nelle parole dei profeti del passato che annunciavano di guardare al
Messia e a Regno dell’Eletto, le foglie nel vibrante slancio spirituale degli
apostoli e dei primi cristiani e finalmente il fiore più delicato, con la
fragranza più dolce eccolo spuntare nella persona divina del Leone della Tribù
di Judah che sboccia attirando a sé tutte le attenzioni dei passanti (esseri
umani) che increduli non si spiegano quanto maestosi possano essere i suoi
colori.
La Rivelazione è la primavera dell’umanità.
Dopo il freddo invernale dello scoraggiamento
dovuto alla divisione tra pratica spirituale e vita quotidiana, che aveva
allontanato molti dal vivere una vita con Dio, ecco che il Rastaman nelle sue
sembianze così naturali, viene per ripristinare la connessione con il Creatore
nella pratica quotidiane di vita benedetta ricordando alle nazioni che Dio
vuole che noi facciamo esperienza di Lui per vivere meglio nella pienezza delle
nostre opportunità e non che semplicemente crediamo ad una serie di norme
recitate da estranei.
Nella primavera ogni attimo è una
connessione, una compartecipazione, la natura allunga all’uomo le sue mani affinchè
egli si ricordi di essere parte di un qualcosa di più grande e completo,
potremmo dire perfetto.
Questa stagione ci riporta a visualizzare la presenza
del Creatore che secondo le parole del nostro Re dei Re è il Motore Primo. Proprio
come il Rastaman invita le nazioni a riscoprire il contatto con l’Onnipotente,
così questa stagione invita gli uomini alla bellezza e alla grandezza dell’Onnipotente.
Essa è anche un invito a contemplare la perfezione, così che anche noi possiamo
destarci dal sonno dello scoraggiamento per rinvigorire la nostra visione e
tendere verso il Creatore, Ian’I Rastafari usa questo aspetto così naturale
come trampolino di lancio per decollare verso le altezze della Creazione.
Così come la Livity Rastafari aiuta a rompere
il velo dinanzi i nostri occhi che ci impedisce di vedere le grandezze del
Padre, così la primavera aiuta le nostre persone ad essere consapevoli dello
slancio vitale che dimora nel terreno e nella vita su questo pianeta.
È un canto, è un inno, è consapevolezza.
Questo è un altro aspetto che accomuna la
Livity Rastafari a questa stagione dell’anno, la consapevolezza e la presenza.
Le fredde sere d’inverno ci offri vanno l’occasione per chiuderci in casa e a
volte il rischio di isolarci nei nostri piccoli mondi, nei pensieri e nelle
preoccupazioni che tendono a distaccarci dal momento presente. Ecco che invece
il risveglio naturale del mondo intorno a noi esercita il potere di una campana
che suona per riportarci all ‘attenzione di ciò che sta accadendo e alla
consapevole presenza in questo momento della nostra vita.
Allo stesso modo Rastafari giunge nel
ventesimo secolo per riportare l’umanità alla consapevolezza del momento storico
ed escatologico in cui l’uomo cammina.
Come la natura al risveglio annuncia che il
momento del raccolto si appresta allo stesso modo la rivelazione Rastafari
dichiara che il Signore sta stendendo la Sua mano per raccogliere i frutti
della fede nelle opere. Non a caso anche Iyasos Krestos utilizza un’immagine
primaverile quando ci insegna di osservare il fico per comprendere la venuta
del Figlio dell’Uomo. Egli essendo l’Uomo Naturale rivela ad Ian’I di vedere il
Cristo nella manifestazione naturale, in
una gemma che, quando apparirà, allora i tempi saranno pronti ( Marco 13,
28-32).
La primavera ci deve rinsaldare nella consapevolezza
che l’estate si avvicina e quindi dobbiamo metterci in movimento. Chiunque abbia
del terreno lo sa bene, anche un piccolo fazzoletto di terra dovrà essere
curato perché l’erba crescerà e richiederà quindi di essere tagliata; chi
invece pratica agricoltura allora dovrà sudare perchè il terreno sia pronto e
ben concimato per ospitare l’abbondanza della stagione estiva.
La Livity Rastafari è la stessa cosa.
Quando siamo chiamati dal mezzo delle grigia
strade di babylon per camminare verso il Dio vivente, allora iniziamo ad esistere
nella Livity così da poter preparare il terreno delle nostre vite per poter
raccogliere i frutti dello Spirito. Come l’agricoltore si alza presto per
trovare il capo più morbido sotto la sua zappa, così Ian’I sfrutta ogni
occasione per lavorare il terreno del nostro cuore.
L’agricoltore concima con materiale organico processato
che altri invece scarterebbero, cosi Ian’I utilizza tutti gli aspetti della
nostra esistenza per far fiorire la nostra vita spirituale, a volte soprattutto
gli scarti, il materiale organico delle nostre vite, ovvero le difficoltà, gli
errori, le cadute, le tristezze e il buio che le accompagna così che questa
materia possa essere processata dalla nostra overstanding e dalla meditazione e
infine convertita in concime e nutrire la nostra fioritura.
In Rastafari sappiamo che nessun uomo è privo
della presenza fertile del Creatore, ogni momento è buono per essere illuminato
dalla ricerca della comunione con Dio, così nella primavera quando pioggia e
luna sono in accordo, ogni momento è buono per seminare o piantare perché il
periodo è fertile e le piante risponderanno al richiamo vitale crescendo.
Ecco Ian’I Rastafari prepara quindi
incessantemente il terreno ma siamo stati incaricati dal Padre anche di provvedere
alla semina.
Questa è una caratteristica privilegiata dell’essere
umano che, a differenza di qualsiasi altro vivente della Creazione, è stato
incaricato di produrre dal seme ovvero di interagire con la Creazione secondo
un’attività “creatrice” che è molto simile a quella di Dio. Infatti Nel giorno
della Creazione Dio ha dato alla terra il potere di produrre una vegetazione
capace di riprodursi, di “Seminare un
seme “ (Gen 1, 11 s. 29) ed Egli affida all’uomo
il compito di continuare questo processo vitale.
Starà al genere umano quindi proseguire in questo
progetto così vicino alla Genesi, ecco infatti che Haile Selassie definisce l’agricoltura
come un “compito sacro”.
Il Padre benedirà le semine ma l’uomo dovrà
metterle in terra. Quindi egli riceve una responsabilità dal Creatore di perpetuare
sulla terra ogni seme e di salvarlo dal diluvio (Gen 7, 3) ovvero proteggere
quello che di buono esiste nella vita dalla tempesta e dalla distruzione; allo
stesso modo egli deve selezionare e scegliere il giusto seme perché è scritto
che “Seminando l'ingiustizia o l'iniquità, si può raccogliere sette volte tanto
di sciagura (Prov 22, 8)”. È anche scritto che “ chi semina vento raccoglie
tempesta “ (Os 8, 7) e ancora: “ Chi
semina scarsamente, mieterà scarsamente; Chi semina con larghezza mieterà con larghezza”
(2 Cor 9,6).
Quale magnifica connessione quindi tra
stagione delle semine e Livity Rastafari.
Il Rastaman dalla colline della Jamaica fino
alle città dell’occidente mantiene e perpetua la medesima attività, ovvero
quella di osservare, selezionare e mettere poi nel suolo i giusti semi che si
impegnerà poi a coltivare per farli crescere. Questo riguarda ovviamente il
corpo e lo spirito, perché è scritto “Invece di seminare nella carne, dobbiamo
seminare nello spirito (Gal 6, 8)” quindi dobbiamo far crescere la parte
spirituale di noi stessi così da poter finalmente arricchire le nostre vite e
vivere nel Giardino dell’Eden in cui il Creatore ci pose all’inizio della nostra
storia.
Il Rastaman infatti rinnova l’invito all’umanità
a tornare a vivere in quel Giardino, così meraviglioso e vitale, da cui
purtroppo il freddo invernale ci aveva separato ma che grazie alla presenza del
King of Kings ora ne abbiamo ritrovato la strada.
Marley stesso diceva “Coming from the cold”
e non a caso la rivelazione Rastafari si è manifestata in Jamaica, una terra di
abbondanza e di raccolto in cui la natura vive in una perenne calda ed
avvolgente estate.
..continua