Nella spiritualità Rastafari così come
nella Reggae Music sentiamo spesso parlare di babylon e delle sue
caratteristiche negative. Quando Ian’I Rastafari ragiona e dialoga, spesso si
sente il riferimento alla città o al regno di babylon.
Storicamente babylon o babilonia è una
citta dell’antica Mesopotamia fondata circa duemila anni prima di Cristo lungo
il fiume Eufrate e che esistette fino alla sua distruzione nel 539 a.C per
opera di Ciro II di Persia che la rese provincia persiana fino al 331 a.C. quando venne
annessa all'impero di Alessandro Magno.
Babilonia
divenne nota per la sua ricchezza, per il lusso e per lo sfarzo, al momento del
suo massimo splendore era infatti la città più grande del mondo antico
estendendosi per circa 1000 ettari e i suoi abitanti, senza contare gli schiavi
che potevano far raddoppiare il numero, erano circa 370,000.
Babilonia
aveva ciò che nessun’altra città possedeva, immense torri (ziqqurat), alte
mura, palazzi sfarzosi, stupendi giardini (anche se questi non sono in realtà
mai stati localizzati) ed era il centro della magia e dell’idolatria
babilonese. I suoi astrologi e i suoi indovini erano rinomati in tutto l’oriente
antico.
Nella
Bibbia questa città è citata soprattutto nell’ Antico Testamento dove viene descritta
come la città opposta alla città santa di Gerusalemme. Così nella tradizione
biblica babilonia rimane come la città del male, dell’orgoglio umano che aveva
spinto i suoi abitanti a costruire una torre (Gen
11, 1-9) così alta da sfuggire ad
un possibile nuovo diluvio, tale gesto era poi stato corretto dal
Signore con la punizione della confusione delle lingue.
Questo
luogo antitetico alla città di Dio era quindi non un simbolo ma una vera e
propria realtà che rappresentava la deviazione umana da quella che era invece
la strada di Dio. Babilonia che si oppone a Dio con orgoglio ed insolenza (Ger
50, 29-32), che si copre di delitti e misfatti di tutti i generi, come la stregoneria
(Is 47,12), idolatria (Is 46, 1; Ger 51, 44-52), viene descritta come il tempio
della malizia (Zac 5, 5-11).
Il profeta
Isaia al capitolo 24 la descrive addirittura come la «città del nulla».
Babilonia
ha anche però un ruolo provvidenziale, essendo infatti nulla a caso nella
storia dell’essere umano, la città del male viene infatti usata dal Signore per
diversi motivi, primo tra tutti è la purificazione che pulirà il cuore del
popolo d’Israele.
Babilonia
infatti sarà il luogo d'esilio dove gli israeliti verranno deportati (Ger 29,
1-20) e dove vivranno un periodo di sofferenza (2 Re 24-25) come ci ricorda
anche il salmo 137 quando ci dice che: «sui fiumi di Babilonia », i canti fanno
posto ai pianti.
Questa
solitudine e questa angoscia saranno però funzionali a preparare lo spirito di
Israele per l’arrivo del Messia. Infatti proprio durante l’esilio in babilonia la
promessa del Messia restauratore e liberatore viene annunciata con forza e
funge da unica speranza per il popolo di Dio deportato nelle terre straniere
tra idoli, maghi e divinità pagane.
Possiamo
quindi dire che nel Suo disegno perfetto il Signore utilizza babilonia come un
mezzo di purificazione per i Suoi figli e per riacquistare l’attenzione dei
loro cuori e dei loro spiriti verso il desiderio di salvezza e di liberazione.
Viene
infatti promessa loro la remissione, ovvero il perdono e la libertà (Is 61, 2 ) che è per il popolo di Dio una «
buona novella » (Is 40, 9; 52, 7 ss). Ecco che gli israeliti in esilio vengono
invitati a lasciare la città malvagia: « Uscite da Babilonia! » (Is 48, 20; Ger
50, 8) e a non toccare
nulla di
impuro (Is 52, 11).
Essi
vengono chiamati ad un nuovo esodo che li riporterà a Gerusalemme per vivere in
libertà sotto il Regno eletto.
Di
babilonia verrà annunciata la distruzione e resterà nella sapienza biblica come
l’antitesi alla realtà divina, essa verrà citata infatti fino al libro dell’Apocalisse
come il luogo del male.
Mentre
invece e non a caso in alcuni ambiti del Cristianesimo il ricordo di babilonia
tende a perdere importanza e nelle chiese non se ne parla più tanto, nella
Livity Rastafari viene spesso citata ed è sempre presente il monito ad uscire
da essa e a comportarsi in modo opposto ad essa. Infatti nella tradizione
Rastafari il concetto di babylon viene approfondito ed esteso e definito in
maniera ancora più profonda rispetto al passato, non potrò certo esaurire l’argomento
in queste poche pagine ma quantomeno possiamo approfondire un pò il suo
significato.
In Rastafari
babylon diviene non più una città o un regno ma un vero e proprio sistema
opposto al sistema di Dio. Per sistema intendiamo una connessione di elementi in
un complesso organico ed unitario che funziona secondo determinate leggi.
Babylon è
quindi il sistema negativo opposto al sistema di Dio. Quest’ultimo si comporta e funziona secondo le
leggi di Dio e la morale biblica che è il modo di vivere originario e naturale
dell’essere umano creato ad immagine e somiglianza di Dio.
Quindi
babylon è il modo di vivere, pensare e comportarsi lontano ed opposto a quello
di Dio.
Ian’I Rastafari
vive secondo la consapevolezza che questo mondo è permeato dalla presenza
divina e che questa Creazione sia opera del Signore così come gli esseri umani
siano la più alta manifestazione della Sua potenza creatrice. Sappiamo che
questa Terra è il nostro giardino dell’ Eden e che lo stato originale dell’essere
umano è santo, benedetto e creativo, proprio come i progenitori che
passeggiavano alla presenza del Creatore nel Paradiso Terrestre.
Il fatto
che Dio camminasse con loro e che essi fossero sempre alla Sua presenza sta
infatti a significare che l’uomo originale è in costante presenza e rapporti
con Dio al punto tale di vivere con lui.
Di
conseguenza viviamo in uno stato di esistenza consapevole di questa benedizione
e tentiamo di preservare e mantenere questa condizione di comunione con Dio.
Il sistema
di babylon invece ha come obiettivo tutto l’opposto, ovvero allontanare l’essere
umano dal suo rapporto intimo con Dio e spogliarlo della sua capacità creatrice
e creativa così da rendere l’uomo schiavo proprio come ai tempi dell’esilio.
Questo
rapporto di schiavitù non è soltanto espresso da catene ai piedi ma soprattutto
da una sottomissione al male e la conseguente perdita della felicità, della
salute e della potenza che invece sono qualità naturali dell’uomo.
Per far
ciò babylon, proprio come espresso dalle Scritture, utilizza gli idoli ovvero
falsi dei e false certezze che poi si rivelano essere un deludente inganno.
Questi
idoli sono le illusioni malefiche con cui babylon vuole accecarci ogni giorno
per portarci in uno stato di ignoranza costante.
Esse sono
il materialismo, il desiderio di ricchezza come affermazione, il relativismo, l’individualismo,
l’idea dell’onnipotenza umana e tutta una serie di deviazioni che puntano a
rendere l’uomo schiavo delle sue paure e dei suoi limiti. Alla base di tutto
ciò però giace il primo e basilare abbaglio di babylon che è la “desacralizzazione”
ovvero convincere l’essere umano che non ci sia nulla di sacro e divino in
quest’esistenza ma che sia tutto un mondo che va avanti da solo secondo leggi e
dinamiche di cui l’uomo diventa succube e che può solamente accettare ingoiando
a malincuore l’angoscia che questo gli provoca.
Purtroppo
questo sistema di pensiero e di azione che viene giustamente definito da Robert
Nesta Marley come un “vampiro che succhia il sangue di coloro che soffrono” è
talmente radicato nei tessuti di questo mondo che l’unico modo per sfuggirvi è
una totale presa di coscienza e conseguente drastico distacco dalle sue dinamiche.
Nessuno è
esente dal giogo di babilonia, la differenza è che alcuni alzano lo sguardo e
si risvegliano mentre altri continuano nel sonno e nella schiavitù da esso
imposte. Babylon esiste dentro e fuori di noi, Ian’I Rastafari deve scendere
nel profondo delle nostre persone per attuare quella liberazione che ci permetterà
di uscire da babilonia ed incamminarci verso la terra del nostro Padre Haile
Selassie Primo.
Dobbiamo
esaminare tutto ciò che esiste fuori e dentro di noi pregando di poter vedere
con gli occhi del Creatore e non solo con i nostri che hanno ancora una vista
offuscata ed annebbiata. Dobbiamo incamminarci verso la Terra che ci è stata
promessa come ricompensa all’esilio che viviamo stando alle leggi e ai comportamenti
di babylon che ci opprimono e ci impediscono di manifestare la pienezza delle
nostre personalità.
Dobbiamo
essere ribelli.
Non nelle
parole ma in ogni goccia di sangue che scorre dentro di noi.
Non
dobbiamo ribellarci con urla, cattiveria, rabbia e confusione ma con ogni
singola nostra azione affinchè il sistema di babilonia possa temerci come i
suoi più acerbi nemici.
Non dobbiamo
combattere con malizia e maldicenza ma risplendendo di saggezza, solidità,
convinzione, fede, felicità e soprattutto irradiando il supremo amore che
abbiamo imparato direttamente da nostro Padre quando con Lui passeggiavamo nei
giardini del Paradiso Terrestre.
Selah