Esiste un
grave problema in quest’epoca ed esso affligge molti che, vecchi e giovani,
sono in cerca di pace e benessere.
Questo problema è la diffidenza, lo scetticismo
verso le bellezze di questa esistenza e soprattutto verso la sua realtà spirituale.
Quando parlo
di diffidenza mi riferisco alla resistenza a volersi fidare e a voler credere
che questa vita abbia una dimensione spirituale che la rende ricca e
profondamente bella.
Non mi
riferisco ovviamente alla diffidenza verso ciò che è negativo e che può essere
nocivo per le nostre vite come quando ad esempio ci propongono di prendere
parte ad un’azione negativa e noi siamo riluttanti perché sappiamo che non è
cosa buona, in questo caso infatti essere diffidenti è un pregio e non un
difetto.
La
diffidenza verso il bello della vita è come un taglietto sotto un piede, all’inizio
è un piccolo fastidio che si tende a tralasciare pensando che presto si
rimarginerà, in breve tempo però il taglietto diventerà una ferita e ci
impedirà di camminare. Ecco che lo scetticismo verso la dimensione spirituale
dell’esistenza è un dolore molto simile, nasce da piccole domande o
inquietudine interna e diventa un handicap che ci impedisce di percorrere
serenamente e pienamente il percorso della nostra vita.
L’essere
umano ha infatti innatamente bisogno di una dimensione spirituale così come ha
bisogno di cibo e un luogo caldo per l’inverno. È una condizione naturale in
cui nasciamo e rinunciarvi equivale a privare la nostra vita di una parte di
linfa vitale, e sappiamo bene che questo può essere molto rischioso perché se quando
in un albero una parte dei suoi rami smette di ricevere linfa a causa di
qualche problema nel tronco, ecco che ben presto quei rami si seccheranno e il
primo forte temporale li spezzerà.
Esiste una
causa dietro a questa diffidenza: la paura del non sapere.
Quando molte
persone si avvicinano ad una strada spirituale sono profondamente combattute da
un conflitto interiore che da una parte li spinge a voler ricercare quella
dimensione nuova, fresca e appacificante ma dall’altra li tiene legati alla “vecchia”
realtà riempendo la mente di dubbi, incertezze, timori e vergogne che spesso
purtroppo rischiano di deviare la via e far abbandonare la ricerca interiore.
Queste
dinamiche sono comuni e tutti ci sono passati poiché fanno parte del modo in
cui funziona la nostra mente, quando ti approcci a qualcosa di grande e con una
forte capacità di cambiamento allora la mente entra in una “fase di protezione”
che ti porta a scannerizzare e confutare le tue scelte così da verificare se
realmente si tratta della strada giusta da prendere. Sono tutti processi
naturali che se affrontati con serenità e magari con l’appoggio di qualcuno che
ci sia già passato, possono essere superati e anzi fungere anche da trampolini
di lancio per la propria pratica spirituale.
La
diffidenza quindi è una spina da rimuovere dalle menti e dai cuori.
Queste
incertezze e piccole “trappole” della nostra mente però sono alimentate da un
problema di fondo che sta alla base di tutto ovvero il non sapere cosa cercare.
Questo è il
nocciolo della questione che spesso diventa un trabocchetto per molti.
Dottrine e
filosofie per migliaia di anni hanno tentato di mostrare la strada interiore ma
non tutte hanno giovato, infatti quando mal interpretate e mal trasmesse, queste
sono state in molti casi tremendamente nocive.
Il grave e
purtroppo comune errore che una persona possa fare è quello di vedere la via
spirituale come una strada verso un qualcosa di diverso da questa realtà.
Questa è la
pietra d’inciampo più comune che può deviare la nostra ricerca.
Migliaia di
anni di predica riguardo all’aspettare di andare in Paradiso per avere una vita
migliore, di dicotomia tra un corpo terreno peccatore e un’anima invece buona e
vicina a Dio, non hanno fatto altro che ingigantire la distanza tra l’essere
umano e la sua dimensione spirituale ottenendo il risultato, spesso molto
comodo agli oppressori, di intimorire e quindi indebolire le persone. Questo
non è il messaggio originale delle Sacre Scritture ma purtroppo un’interpretazione
deviata da coloro che avevano come obiettivo quello di tenere le persone in
schiavitù fisica, mentale ed emotiva.
Il risultato
è stata la confusione in quanto le persone hanno incominciato a cercare la
dimensione spirituale al di fuori di questa realtà creando teorie e viaggi
mentali che tendono a mettere questa in luce negativa al cospetto invece di un’altra
immaginaria sfera di quest’esistenza che dovrebbe essere invece perfetta,
buona, e senza problemi ma che invece non esiste e nessuno mai troverà perchè è
soltanto frutto dell’immaginazione negativa di alcuni che hanno distorto il
messaggio originale. Questo distacco e questa dicotomia provocano una profonda sofferenza
esistenziale che allontanerà le persone invece di avvicinarle.
Non è un
caso infatti che le chiese siano vuote, le “vocazioni” in crisi, e ci sia una
gravissima crisi spirituale diffusa in tutto il mondo, soprattutto laddove scribi
e farisei abbiano cementificato l’idea di una vita terrena distaccata da quella
celeste.
La risposta
a questa confusione è una: la dimensione spirituale di questa realtà è già pienamente
presente in questa realtà.
La vita spirituale
è già presente ed accessibile in questa realtà, non dobbiamo vagabondare con la
mente alla ricerca di chissà quale teoria o suggestionarci con chissà quale
viaggio mentale, anzi dobbiamo tenacemente diffidare da tutte le dottrine e gli
insegnamenti che ci invitino a ricercare chissà quale aspetto “magico”,
paranormale o sterilmente trascendentale che invece ci deviano dal vero
obiettivo che è vivere la pienezza di questa realtà.
Ciò che ci
circonda è già la dimensione più alta e il livello più mistico a cui possiamo
ambire in quanto questa realtà è il Regno di Dio, essa è la manifestazione
della potenza divina e il nostro potenziale giardino dell’Eden.
Siamo noi l’elemento
che fa la differenza.
Tutto sta a
noi a riuscire a sviluppare gli occhi giusti con cui poter vedere.
Ecco quindi l’obiettivo delle pratiche spirituali: aprire
gli occhi e imparare a vedere correttamente. Tutto ciò di cui abbiamo bisogno è
già qui, tutto ciò che ricerchiamo è già presente, il Creatore non ha fatto
nulla di incompleto e non ha fatto nulla di imperfetto, sono gli uomini che
hanno complicato la strada dello spirito confondendosi con i viaggi mentali. I viaggi
mentali indeboliscono l’uomo e lo fanno svolazzare come una foglia al vento, il
“grounding” Rastafari invece, ovvero il radicarsi nella pienezza divina di
questa realtà, rendono il fedele saldo, solido e fortemente ancorato al terreno
delle benedizioni di Dio.
La Livity
Rastafari dice che la pienezza del Regno di Dio è questo stesso mondo e questa
stessa realtà, tutto sta a noi imparare a vedere le benedizioni che ci
circondano ed uscire dallo stato di cecità e di sonno spirituale in cui l’ignoranza
ci fa stare. Tutte le pietanze sono già sul tavolo e la mensa è già servita,
ecco perché il nostro Dio si è fatto uomo mostrandoci la perfezione di questa
realtà e la completezza di questa esistenza. Se l’uomo entra in sintonia con il
Creatore e la potenza divina di cui è imbevuta questa Creazione allora scoprirà
che nulla manca e nulla è stato sottratto, tutti gli elementi di gioia e
perfezione sono già presenti come in un frutto sono presenti tutti gli elementi
nutritivi che ci permetteranno di sopravvivere, noi non li vediamo ma essi ci
sono e ci regalano salute.
Ecco che la
via Rastafari è la santificazione di questa realtà, ovvero una pratica di vita
tesa a riscoprire la divinità di questa vita e di questa Creazione e a fare
esperienza così di quella pienezza esistenziale che è per natura riservata all’essere
umano ma da cui diffidenza e scetticismo lo hanno allontanato.