E’ un altro giorno del Sabato e Ian’I siede nella contemplazione
di ciò che la vita manifesta. Senza correre ma impegnandosi a tenere il giusto
ritmo vitale Ian’I riuscirà a vedere realmente ciò che si nasconde dietro le
apparenze e dietro i fenomeni.
È il momento di riconoscere che a volte ciò che
realmente cerchiamo è esattamente lì dinanzi a noi.
Come oro coperto dal fango,
la ricchezza della vita risiede nella vita stessa.
Potenzialmente nessuno è
escluso dall’eredità dell’Onnipotente, ma ad ognuno è affidata la scelta di
coltivare o meno la comunione con Lui che poi sta a significare la comunione
con la vita stessa. Ian’I Rastafari è chiamato al lavoro che generazioni e
generazioni hanno preparato ma che doveva solamente manifestarsi nei giorni di
Rivelazione.
Con la venuta del King of Kings la Creazione e le sue creature
entrano nella fase di Armagideon, ovvero la distinzione tra l’esercito di Dio e
quello del male, da qui scaturirà una lotta..non combattuta con spade e fucili
ma con la consapevolezza e la volontà dell’essere umano. Chi accrescerà il suo
spirito e il suo amore prenderà parte al regno dell’Onnipotente, chi purtroppo
sceglierà la via della distruzione sarà responsabile delle sue azioni.
È infatti
scritto che chi di spada ferisce di spada perisce. Ecco perché Ian’I Rastafari
invita l’umanità intera a prendere il proprio posto in questo momento di
Rivelazione e consapevolezza.
Osserviamo il pianeta Terra e l’essere umano in
quale periodo cruciale siano, non sono forse questi i giorni di cui si parla
nelle Scritture quando il male verrà scambiato per il bene ed il bene per il
male? Non sono forse questi gli anni in cui le profezie si avverano da un
giorno all’altro e l’uomo rimane sempre più nella posizione di dover fare delle
scelte che segneranno generazioni e generazioni a venire?
Ecco che con la responsabilità
giunge il rischio.
È il momento di realizzare ed accettare che l’uomo non può
riuscire al meglio in questa missione universale, a meno che non operi in
accordo con la sua persona divina che dimora nel profondo. È l’ora di
risvegliare questa connessione e lasciarla crescere affinchè le decisioni prese
siano più mature ed illuminate.
La generazione umana ha dimostrato di cosa è
capace quando si allontana dalla strada del Creatore, è li che si trovano
pianto e stridore di denti. L’uomo ha la potenzialità di essere illimitato e
tendere all’universo ma se recide il suo contatto con la parte spirituale e
vitale di sé allora diventa come un terreno che una volta era concimato e
fertile ma che ora ha esaurito le sue capacità, piante e frutti non crescono più
e gli scarsi raccolti rendono l’agricoltore avvilito e solo.
Quale altro segno
sarà necessario perché ci rendiamo finalmente conto che dobbiamo fermarci e
guardarci dentro, cercare la parte immortale di noi stessi e lasciare che
quella possa esprimersi invece di restare repressa dalle scelte di un sistema
avverso al Regno di Dio?
Rastafari è la voce di chi gridava nel deserto.
Rastafari
è il germoglio che spunta dal ramo che sembrava secco.
Senza distinzione sociale,
culturale o di nazionalità, la chiamata di Haile Selassie è ciò che sta universalmente
rinvigorendo il rapporto tra Dio e uomo che secoli e secoli di religioni hanno
corrotto, condannando l’uomo alla miseria spirituale, al dubbio e alla
stagnazione soltanto per avere controllo sulla sua mente e sulle sue azioni. Vogliamo
assecondare ancora questa deviazione?
Ci aspettiamo che i nostri figli possano
vivere sereni se non mostriamo loro la via verso il Creatore e loro stessi? È scritto “alzo gli occhi verso in monti da
dove mi verrà l’aiuto”, ebbene i monti sono le nostre altezze spirituali ed intellettuali,
è da lì che giungerà l’aiuto ovvero la giusta visione che ci ispirerà cosa fare
correttamente.
L’uomo deve ritrovare quei monti e quelle altezze che lo possano
allontanare dal destino del serpente che striscia nel fango senza
potersi mai alzare. Dobbiamo scalare le vette delle nostre persone e vedere che
vista c’è da lassù. Per troppo tempo abbiamo osservato il panorama soltanto dal
basso, è ora di salire e contemplare la vastità. Scrollarsi di dosso il senso
di limitazione, smettersi di sentirsi stretti e compressi, dobbiamo rifuggire
la claustrofobia mentale e spirituale che invece sembra aver contagiato molti.
Ian’I Rastafari innalza la bandiera così che coloro che sono anche lontano
possano vedere i colori e seguire il cammino.
Al di là di confini e muri tra
nazioni e linguaggi, questi colori Rastafari sono la guida per coloro che hanno
perso la rotta. Essi indicano dove si trova il Rastaman e chi lo seguirà salirà verso le altezze e contemplerà uno spettacolo
nuovo di cui neanche parole e immagini riusciranno ad esprimere la bellezza.
E
danzando canteranno, sono in Te tutte le mie sorgenti.
Selah