sabato 17 marzo 2018

Livity Rastafari per sapere dove siamo e dove stiamo andando.


Mentre marzo annuncia le prime parvenze di primavera dopo che il gelo si è sciolto e le giornate sono impregnate di umidità, osserviamo questa Creazione muoversi in avanti spingendosi verso un nuovo ciclo, una nuova stagione.

Questo ci porta verso una riflessione: quanto sia importante sapere cosa stia accadendo intorno a noi e dove siamo in questo momento. Il momento di cambiamento è infatti una perfetta occasione per contemplare con occhi nuovi e mente chiara la nostra posizione in questa vita, dove siamo e dove stiamo andando. La transizione tra una stagione ed un’altra è un monito ed un invito a guardare dentro di noi e a fare, in un certo senso, il punto della situazione per prepararci poi al nuovo capitolo che porterà l’estate ed il suo calore.

Tutto è connesso in questa esistenza e l’alternarsi delle stagioni hanno il loro significato non soltanto per l’agricoltura ma anche per la psicologia e la spiritualità umana.
Nella Livity Rastafari uno dei perni della nostra pratica di fede è la consapevolezza.
Essa ci permette di essere presenti in qualsiasi momento stiamo vivendo, sia esso bello o brutto, sereno o complesso… noi semplicemente sappiamo di esserci. Questa consapevolezza è un esercizio, una pratica e soprattutto un’energia divina che ci permette di vivere realmente e non semplicemente di esistere seguendo il flusso delle onde.

Rastafari è un risveglio nell’amore e nella chiarezza, queste qualità si aiutano con la consapevolezza ovvero la capacità di sapere cosa sta succedendo ed essere consapevoli del momento che stiamo vivendo.

Consapevolezza significa essere presenti.
Essere presenti è un’azione che impariamo direttamente da Dio in quanto Egli è sempre presente, mentre invece l’uomo tende all’assenza. Tendere all’assenza significa che l’uomo ha per sua natura quella di “scomparire “ nei suoi problemi, nei suoi pensieri e nei suoi incastri mentali che così spesso gli impediscono di vivere serenamente questo magnifico viaggio su questa terra.
Ecco perché l’uomo, come la Bibbia spesso ci manifesta, ha continuamente bisogno di essere riportato al suo stato di consapevolezza, di bontà, di rettitudine, affinchè possa, attraverso la consapevolezza, godere di quella grazia spirituale che le Sacre Scritture ci promettono sin dalle prime pagine della Genesi.
Adamo infatti, che ha disobbedito al Creatore, viene ripreso e ammonito, perde la sua condizione divina ed è costretto a lavorare, ma il Creatore allo stesso momento in cui lo rimprovera e lo punisce, gli promette che attraverso il suo lavoro potrà ritornare al suo stato originale di comunione e grazia con Dio. Ecco che la Bibbia sin dall’inizio ci presenta qual è la strada dell’essere umano: lavorare per riportare la propria persona a quella grazia originale in cui siamo stato creati.

Molti allora potrebbero dire: “Ma allora Dio è cattivo, perché se ci ama così tanto dovrebbe sottoporci a tale sforzo? Perché non potrebbe semplicemente perdonare il peccato di Adamo e farci rimanere in una condizione di Paradiso Terrestre? Perché dobbiamo sudare e lavorare per recuperare quello stato così bello che una volta avevamo già?”
Sono tutte domande legittime, ed esiste una semplice ed appassionante risposta: la crescita umana.
Nulla è per caso nella storia biblica e nulla è senza un fine benevolo per l’essere umano.
Dio infatti ci porta a dover guadagnarci con le nostre mani il nostro destino e la nostra salvezza. Perché? Perché soltanto così la redenzione sarà un viaggio che noi e soltanto noi veramente compiremo, certamente con l’aiuto di Dio ma essendo con lui co-piloti della nostra vita. Soltanto se ci impegneremo con tutte le nostre energie ad essere persone migliori potremo veramente esprimere al massimo le nostre potenzialità interne e scoprire quindi di avere capacità che nemmeno sognavamo di avere.

Soltanto attraverso il nostro lavoro potremo conquistarci quel posto nel paradiso terrestre che fu promesso ai nostri progenitori. La grazia divina infatti è un rapporto di comunione con Dio, è un dialogo, è una compresenza. Queste qualità non scendono semplicemente dal cielo e ci piombano addosso, ma dobbiamo cercare detro noi stessi per trovare la strada per raggiungerle. Ecco perché il compito è lasciato a noi. Se Dio avesse voluto semplicemente farci rimanere in una sorta di “età dell’oro” in cui eravamo perfetti semidei che non avevano nulla di cui preoccuparsi e che non commettevano errori cosa ne sarebbe  stato della nostra consapevolezza? Cosa ne sarebbe stato della nostra libertà di crescere ed evolverci, di scoprire dentro di noi tutte le grandi capacità che possiamo avere, cosa ne sarebbe stato della nostra genuina individualità, della creatività, dell’espressione, della nostra singolare unicità? Saremmo stati come degli atleti che prima di partecipare alla gara ricevono già la coppa e quindi non si sforzano mai di vincere.

Invece no.
Gli esseri umani sono stati creati perfettamente incompleti per raggiungere la completezza attraverso i loro sforzi. Siamo stati creati potenzialmente perfetti ma i nostri processi mentali ci rendono imperfetti, testardi, limitati, fallaci, inclini a sbagliare e a commettere il male. Ecco la via Rastafari ci dice che la salvezza è un percorso e non solo un punto d’arrivo. La redenzione è il lavoro di una vita intera in cui a volte vinciamo e altre cadiamo nell’errore, fa tutto parte di questa meravigliosa storia che è la nostra umanità. Ecco che lo strumento che utilizziamo per condurre questo viaggio dentro e fuori di noi è la consapevolezza, la presenza mentale.
È fondamentale osservare noi stessi e sapere dove siamo, che sta succedendo nelle nostre vite e cosa dobbiamo cambiare affinchè il precorso possa essere migliore per Ian’I. Coltivare la presenza mentale significa aprire le porte al Creatore delle nostre vite e metterci in cammino verso quella condizione originaria che è dentro di noi e che la Livity Rastafari, in questa epoca di Armagideon, è l’unica pratica spirituale su cui possiamo realmente contare . Molte religioni infatti ci parlano di paradiso e vita dopo la morte ma chi ci istruirà su come vivere ora?
Chi ci insegnerà come condurre al meglio questa esistenza qui su questo pianeta? Chi ci indicherà come gestire le nostre imperfezioni, i nostri errori, le nostre debolezze e i nostri limiti al fine di crescere e raggiungere il nostro paradiso qui ed ora su questa terra?
Chi ci insegnerà come soffrire senza perdere la bussola della realtà e chi ci ammonirà quando stiamo andando per la direzione sbagliata?
La risposta è la Livity.

Essa è la voce dell’Onnipotente dentro e fuori di noi.
La Livity è l’ancora nel mare in tempesta, la Livity è la chiave d’interpretazione che ci permette di comprendere (overstanding) e non  semplicemente di accettare le cose come vanno.
Ecco che nella Livity Rastafari ogni azione ed ogni circostanza è un segno dal Cielo, ogni avvenimento è un’ opportunità di salvezza e redenzione, ogni avvenimento è fonte di saggezza, di crescita, di consapevolezza. Ian’I Rastafari pratica questo modo di vivere perchè soltanto attraverso la vita possiamo recuperare la nostra vera vita.
Non possiamo cambiare le nostre esistenza soltanto grazie a teorie, discorsi o belle parole ma saranno le azioni che faranno realmente la differenza. Non possiamo cambiare semplicemente perché pensiamo di aver capito come si fa ma poi non mettiamo in pratica gli insegnamenti.
La chiave è la vita stessa.

Il libro da cui imparare è lo stesso libro su cui scriviamo, ovvero la nostra stessa esistenza.
La consapevolezza e la presenza mentale ci offrono la possibilità di poter osservare e cambiare gli eventi, di adeguarli al modello che riteniamo giusto che è la via del Rastaman, la via verso Zion, la via verso il ritorno a casa.