sabato 25 marzo 2017

Prendere posizione secondo la consapevolezza Rastafari



E’ un altro giorno del Sabato e Ian’I siede nella contemplazione di ciò che la vita manifesta. Senza correre ma impegnandosi a tenere il giusto ritmo vitale Ian’I riuscirà a vedere realmente ciò che si nasconde dietro le apparenze e dietro i fenomeni.
È il momento di riconoscere che a volte ciò che realmente cerchiamo è esattamente lì dinanzi a noi.
Come oro coperto dal fango, la ricchezza della vita risiede nella vita stessa.
Potenzialmente nessuno è escluso dall’eredità dell’Onnipotente, ma ad ognuno è affidata la scelta di coltivare o meno la comunione con Lui che poi sta a significare la comunione con la vita stessa. Ian’I Rastafari è chiamato al lavoro che generazioni e generazioni hanno preparato ma che doveva solamente manifestarsi nei giorni di Rivelazione.

Con la venuta del King of Kings la Creazione e le sue creature entrano nella fase di Armagideon, ovvero la distinzione tra l’esercito di Dio e quello del male, da qui scaturirà una lotta..non combattuta con spade e fucili ma con la consapevolezza e la volontà dell’essere umano. Chi accrescerà il suo spirito e il suo amore prenderà parte al regno dell’Onnipotente, chi purtroppo sceglierà la via della distruzione sarà responsabile delle sue azioni.
È infatti scritto che chi di spada ferisce di spada perisce. Ecco perché Ian’I Rastafari invita l’umanità intera a prendere il proprio posto in questo momento di Rivelazione e consapevolezza.

Osserviamo il pianeta Terra e l’essere umano in quale periodo cruciale siano, non sono forse questi i giorni di cui si parla nelle Scritture quando il male verrà scambiato per il bene ed il bene per il male? Non sono forse questi gli anni in cui le profezie si avverano da un giorno all’altro e l’uomo rimane sempre più nella posizione di dover fare delle scelte che segneranno generazioni e generazioni a venire?
Ecco che con la responsabilità giunge il rischio.
È il momento di realizzare ed accettare che l’uomo non può riuscire al meglio in questa missione universale, a meno che non operi in accordo con la sua persona divina che dimora nel profondo. È l’ora di risvegliare questa connessione e lasciarla crescere affinchè le decisioni prese siano più mature ed illuminate.
La generazione umana ha dimostrato di cosa è capace quando si allontana dalla strada del Creatore, è li che si trovano pianto e stridore di denti. L’uomo ha la potenzialità di essere illimitato e tendere all’universo ma se recide il suo contatto con la parte spirituale e vitale di sé allora diventa come un terreno che una volta era concimato e fertile ma che ora ha esaurito le sue capacità, piante e frutti non crescono più e gli scarsi raccolti rendono l’agricoltore avvilito e solo.

Quale altro segno sarà necessario perché ci rendiamo finalmente conto che dobbiamo fermarci e guardarci dentro, cercare la parte immortale di noi stessi e lasciare che quella possa esprimersi invece di restare repressa dalle scelte di un sistema avverso al Regno di Dio?
Rastafari è la voce di chi gridava nel deserto.
Rastafari è il germoglio che spunta dal ramo che sembrava secco.
Senza distinzione sociale, culturale o di nazionalità, la chiamata di Haile Selassie è ciò che sta universalmente rinvigorendo il rapporto tra Dio e uomo che secoli e secoli di religioni hanno corrotto, condannando l’uomo alla miseria spirituale, al dubbio e alla stagnazione soltanto per avere controllo sulla sua mente e sulle sue azioni. Vogliamo assecondare ancora questa deviazione?
Ci aspettiamo che i nostri figli possano vivere sereni se non mostriamo loro la via verso il Creatore e loro stessi?  È scritto “alzo gli occhi verso in monti da dove mi verrà l’aiuto”, ebbene i monti sono le nostre altezze spirituali ed intellettuali, è da lì che giungerà l’aiuto ovvero la giusta visione che ci ispirerà cosa fare correttamente.
L’uomo deve ritrovare quei monti e quelle altezze che lo possano allontanare dal destino del serpente che striscia nel fango senza potersi mai alzare. Dobbiamo scalare le vette delle nostre persone e vedere che vista c’è da lassù. Per troppo tempo abbiamo osservato il panorama soltanto dal basso, è ora di salire e contemplare la vastità. Scrollarsi di dosso il senso di limitazione, smettersi di sentirsi stretti e compressi, dobbiamo rifuggire la claustrofobia mentale e spirituale che invece sembra aver contagiato molti. Ian’I Rastafari innalza la bandiera così che coloro che sono anche lontano possano vedere i colori e seguire il cammino.

Al di là di confini e muri tra nazioni e linguaggi, questi colori Rastafari sono la guida per coloro che hanno perso la rotta. Essi indicano dove si trova il Rastaman e chi lo seguirà salirà verso le altezze e contemplerà uno spettacolo nuovo di cui neanche parole e immagini riusciranno ad esprimere la bellezza.

E danzando canteranno, sono in Te tutte le mie sorgenti.
Selah

sabato 11 marzo 2017

Livity Rastafari, il compimento delle due Alleanze



Ian’I Rastafari non po’ far altro che rendere grazie per un nuovo giorno ed un nuovo Sabato.
Il rendimento di grazie si estende a tutte le cose visibili e non visibili che onorano questa Creazione, acqua, terra ed elementi si armonizzano per sostenere il canto del cosmo, ovvero la vita che così forte e tenace continua a scorrere ininterrottamente in quest’eternità.

Luce, elettricità, tempo e suono sembrano essere tutti strumenti per manifestare questo grande spettacolo che di meraviglia sa riempire chi decide di osservarlo realmente.
Millenni e attimi, eoni e decenni hanno tutti lo stesso volto, si prestano ad essere un libro bianco affinchè la vita vi scriva sopra.

In tutto ciò l’uomo, piccolo ma infinito al tempo stesso,  risiede al centro di questo incastro perfetto che è la Creazione, i cui elementi e soffio vitale che tutto muovono e tutto energizzano. Chi lo sente lo sa.
 Chi sceglie di fermarsi ed guardarsi intorno riesce a comprendere quanto grande ed infinita sia questa dimora che accoglie i nostri passi giorno dopo giorno. Questa dimora non sono soltanto le strade di questo mondo, ma è tutto il contesto in cui l’uomo vive, la realtà composta da fattori materiali visibili e allo stesso tempo da energie invisibili ma spiritualmente percepibili.
 
Una casa eterna è stata affidata all’essere umano, un luogo in cui poter esprimere la propria potenzialità tramite l’ esistenza.
Tra errori ed ostacoli colui che riuscirà a cogliere il fluire dell’Universo e con esso intonarsi, saprà superare prove e tribolazioni rimanendo saldo sulle fondamenta che sorreggono questa realtà.
Per cogliere questo flusso l’uomo deve fermarsi ed osservare, partendo dal ciò che è a noi più vicino, cercando di essere presente in questa realtà per scoprirne il vero volto. Sarà necessario scendere dentro di sé e cercare ciò di cui realmente abbiamo bisogno, in quanto questa Creazione risponde a ogni nostra esigenza. Così come i pesci del mare e gli uccelli del cielo sopravvivono ogni giorno perché trovano cibo, così noi porteremo avanti questa vita rimanendo presenti oggi, domani e per sempre.
Chiedendo con sincero affidamento al Creatore riceveremo più di quanto inizialmente avessimo richiesto. Saremo allora meravigliati a punto tale da percepire timore per la grandezza con cui il Signore elargisce. Laddove l’uomo è incompleto infatti il vuoto viene riempito dall’Onnipotente.
Laddove l’uomo sbaglia e non riesce, soltanto la sua parte divina può aver successo.
Per far ciò e necessaria la trasformazione a cui tutto è possibile.
Ian’I Rastafari procede da una generazione di persone invincibili, che grazie alla loro fede hanno conquistato gli inganni del mondo e proceduto verso una vita in perfetta letizia.
Picchiato e oppresso il Rastaman è diventato più forte, deriso e umiliato egli ha invece accresciuto la sua dignità, imprigionato e addirittura ucciso, Rastafari ha acquistato la totale libertà.

Libertà di essere quando il male vuole che tu non sia, libertà di vincere quando gli ostacoli sembrano essere insuperabili, libertà di creare quando qualcosa vuole bloccarti in un angolo, libertà di camminare leggero quando i nemici invece vogliono farti affondare, libertà di avere libertà… o meglio libertà di essere libertà.

La generazione Rastafari riesce in ciò perché poggia sul fondamento della fede e diventa fondamento della fede. All’essere umano è stato concesso un potenziale infinito di creatività, ma sembra che gli scettici e gli sfiduciati non riescano ad utilizzarlo al massimo.
Coloro che invece credono con totale affidamento riusciranno a modellare questa realtà. Se chiederanno e se sapranno allora essi vedranno le loro richieste esaudite, i loro progetti compiuti e soprattutto la loro libertà preservata.

Rastafari è la strada per osservare la realtà senza il velo.

Il libro della vita ci dice che Mosè doveva usare questo velo e il popolo non riusciva a vedere la fine di ciò che era effimero (2Cor 3, 13), cos’è la fine se non l’arrivo di un percorso? La meta ultima? Ecco questa fine o arrivo è la realtà ultima dell’esistenza, la visione armonica e completa della vita secondo gli occhi dell’Onnipotente che vive in noi.
Allora tutto sarà pienezza e allo stesso tempo vuoto senza vuoto, spaziosità e vastità in cui dimorare in libertà.
Le Scritture dicono che a causa del velo le menti furono accecate e così rimasero, in quanto parte della Legge del passato che mirava a salvare il corpo.

Ecco il Messia nella Sua prima venuta ha trasformato questa condizione di ignoranza spezzando il velo  e donando agli uomini la possibilità di vedere con lo spirito. “Il Signore è lo Spirito e dove c’è Spirito c’è libertà” (2Cor 3, 17). Ecco perché il Messia nel suo cosmico impegno ha lavorato per mostrare agli uomini la possibilità di accedere al Regno di Dio che è dentro Ian’I e allo stesso tempo fuori di Ian’I.
 Le Sue parole dovevano liberare l’uomo nello spirito, nell’intimo della percezione, portandolo ad una consapevolezza di Dio presente nei cuori e non soltanto sulla cima di un monte avvolto da nubi. Ecco che Iyasos Krestos libera lo spirito.
Ian’I però nasce in un nuovo capitolo della rivelazione biblica in cui il passato si compie diventando Antico Futuro, il cerchio si chiude e tutte le domande trovano risposta. I profeti e il salmista rimasero assetati per lungo tempo, ora finalmente Ian’I può dissetarsi. La generazione Rastafari canta inni al Messia nella seconda venuta, Black Christ in Flesh Haile Selassie The First che ha portato a compimento le due alleanze precedenti rivelando la parte finale della storia della salvezza dell’uomo. Ovvero il Regno.
Questo Regno è governo. Mosè aveva liberato il corpo, Iyasos lo spirito, His Majesty libera la pienezza delle facoltà umane che si manifestano nel governo di questa Creazione.
Con lo spirito libero e con il corpo salvo l’uomo può così unire questi elementi energetici e manifestare il Regno di Dio attraverso la condotta, è quindi libero di utilizzare la vita per manifestare il Creatore, quando prima invece doveva limitarsi all’osservanza di regole per onorarLo.

Siamo oltre la libertà, ora abitiamo infatti in libertà creante.

Questo perché Ian’I si trasforma “in quella medesima immagine” e diventa comunione con il Re di tutti i re, manifestazione del Regno, Word Sound Power attraverso cellule e tessuti, sangue e fuoco, tromba di Jericho in quest’epoca di Rivelazione.

Se Ian’I rimane nella Sua Grazia allora si realizza nella Livity Rastafari la pienezza degli apostoli e dei maestri della fede, Ian’I vede ciò che loro hanno pregato affinchè si realizzasse.
Ora possiamo realmente vivere, “di gloria in gloria, secondo l’azione dello spirito del Re dei Re”.

sabato 4 marzo 2017

Il messaggio è non perdere mai la speranza.



Chi non ha mai provato la sensazione di essere avvinghiati da problemi e difficoltà?
Chi può dire di non aver mai avvertito la sensazione che il terreno si sgretoli da sotto i suoi piedi, e di fluttuare nel pieno di tristezza e scoraggiamento, vedendo le cose avvolte da un velo scuro di sfiducia?
Tutte queste emozioni hanno una grande forza negativa e un potenziale purtroppo distruttivo se non si sa come poterle gestire.

Infatti su questa Creazione (intesa come mondo esterno ma anche interno all’uomo) non esiste cosa che non possa essere usata per il nostro benessere e per la nostra crescita. Anche le cose più difficili e dolorose possono essere convertite in crescita, insegnamento e, dopo un po’ di lavoro, serenità e magari felicità.
Per fare ciò è necessario conoscere le capacità della nostra persona così da poter essere in grado di fronteggiare la difficoltà e soprattutto lo scoraggiamento.
Ecco l’essere umano conserva in sé l’inferno ma anche il paradiso.
Nella nostra mente siamo in grado di fare esperienza del paradiso ma anche delle profondità dell’inferno se non utilizziamo bene le facoltà mentali e le opportunità che la vita ci pone dinanzi. Tutti attraversiamo momenti difficili e questo non ci rende certo speciali, Bob Marley infatti cantava : “Every man thinks his burden is the heaviest”, ovvero “ogni uomo pensa che il suo fardello sia il più pesante”.
Ciò che invece distingue una persona saggia da un’altra è la capacità di affrontare questi momenti difficili e di trovare il modo di convertirli in occasione di crescita e addirittura benessere.

Quando l’uomo soffre nella tristezza e nello scoraggiamento allora la sua vita e la sua fede vengono  messe alla prova. Ogni prova per essere superata richiederà una strategia di azione.
Ogni strategia d’azione è finalizzata ad un obiettivo.
Quindi è fondamentale per prima cosa individuare quale sia l’obiettivo.
L’obiettivo è il benessere, sempre e comunque.
Quindi nella prova l’obiettivo è rimanere saldi e superare questa.
Sofferenza e tribolazione sono utili soltanto se portano ad una risoluzione e quindi alla pace.
Per raggiungere questo obiettivo così ambito è necessario non perderlo d’occhio, perché se questo accadrà allora le nostre menti si distrarranno, le energie andranno disperse e cederemo alla perdita del controllo che si manifesterà in emozioni negative: rabbia, paura, ansia, aggressività ecc. Tenere gli occhi saldi sull’obiettivo significa rimanere forti in quel momento difficile esercitando la fede viva nella buona risoluzione della vicenda. In un conflitto il più forte non è quello che urla di più ma colui che riesce a ricordarsi chi è lui stesso e che la persona dinanzi non è nient’altro che un essere umano messo alla prova in quel momento, questo ci aiuterà a prevedere e capire le azioni, le parole e gli attacchi dell’altro.
Questo non significa ovviamente accettare passivamente gli attacchi esterni ma rimanere vigili e non perdere il controllo della propria presenza, perché se quello accade allora tutto è possibile, violenza e cattiveria risiedono infatti nel cuore umano e sono sempre pronte a venire a galla.

Ian’I Rastafari viene su questa terra per vivere e non per morire.
Chi passa la sua esistenza nella violenza e nella rabbia non si può certo dire che viva. Ian’I Rastafari ha deciso di lasciare le rive del vecchio
 uomo per approdare alle sponde della Nuova Creazione in cui ogni cosa ha un motivo ed ogni cosa è finalizzata alla gloria dell’ Onnipotente e alla crescita dell’essere umano, proprio perché “come in Cielo così in terra”, quindi sta a noi riuscire a rendere questa terra più vicina al Cielo in quanto questo è il piano divino.
Ian’I Rastafari è un popolo messo alla prova perchè in rotta verso la salvezza e la redenzione, dobbiamo utilizzare ogni momento che abbiamo per ammaestrare le nostre personalità e le nostre capacità vitali per diventare più forti.
“I miti erediteranno la terra” è scritto nelle pagine del Libro della Vita.
Ian’I deve praticare questa strada verso la salvezza in ogni occasione ed in ogni momento, l’uomo del mondo vede nelle circostanze avverse un attacco alla propria libertà e felicità e l’opportunità per potersi finalmente lasciare andare a sfogo, rabbia che vengono giustificati in quanto “quando ci vuole ci vuole…”, allora via libera all’oscurità, la tempesta arriva e l’orizzonte è soltanto chiuso da nuvole tristi, scure e  minacciose.
L’uomo di fede invece vede in ogni circostanza una possibilità di crescere, nelle avversità vede un trampolino per auto migliorarsi e per acquisire una nuova capacità per risolvere dei nuovi problemi, egli vede i problemi e le insoddisfazioni come delle nuvole nere che coprono il cielo ma riesce comunque a vedere la luce del sole che filtra da dietro di esse, resta concentrato su quella luce e grazie ad essa continua ad illuminare quella vicenda,  non aspetta la giustificazione per rabbia e perdita di controllo. E’ una missione molto difficile, dolorosa e faticosa ma degna di sforzo in quanto i risultati sono capaci di cambiare il destino cosmico della persona, ovvero il suo posto in questo universo, spostando i parametri da sofferenza ed insoddisfazione a serenità, accettazione, ed infine felicità.

Il messaggio è non perdere mai la speranza. 

Non cedere alla convinzione che qualcosa di negativo sia più forte di noi, sia che esso sia rappresentato da un individuo, una vicenda, un problema o addirittura qualcosa dentro di noi. Ian’I Rastafari discende da una generazione di persone che hanno imparato a resistere agli attacchi avversi da molto piccoli. Dagli slums della Jamaica sono iniziate le tribolazioni e le difficoltà…give thanks!!! Ian’I Rastafari non si piange addosso ma rende graziie per tutte le prove e tutti gli attacchi che ci sono stati scagliati addosso nei decenni..non è una follia quella che affermo..infatti tutta questa guerra ci ha permesso di sviluppare un’antica e profonda saggezza che permette al Movimento di essere oggi forte, reale, altamente spirituale ma allo stesso tempo concretamente pratico. Tutto ciò lo dobbiamo alla capacità che gli Ancients ci hanno trasmesso di convertire il male in bene, tramandandoci così il segreto per la via della felicità qui su questo pianeta.
Quando Ian’I Rastafari soffre non è mai solo, quando Ian’I combatte o lotta, non è mai solo. Con Ian’I combattono, lottano e soffrono tutti gli Ancients e tutti i Rastafari della terra, tutti i fratelli e le sorelle che si trovano sui continenti o sulle isole del mare sono con noi in quel momento, quindi non dobbiamo scoraggiarci perché non siamo abbandonati ma infatti abbiamo una presenza costante con Ian’I.

Dobbiamo invece rimanere saldi, esercitare l’overstanding osservando noi stessi in un momento difficile, cruciale,  in cui potremmo facilmente perdere la rotta e cedere alla tristezza, invece quello è il momento di far scattare il miracolo ovvero la trasformazione in bene, decidere di reagire secondo l’insegnamento degli Ancients e non secondo i pupazzi babilonesi che non fanno altro che cospargere questa Creazione con sale di infelicità. Gli Ancients sono come gli angeli del Cielo di cui la gente invoca l’intercessione nelle difficoltà. Ian’I Rastafari non prega per la sola intercessione ma affinchè noi possiamo applicare la disciplina ed il metodo che loro ci hanno tramandato.

Ricordiamo che Rastafari non è una religione ma un Way Of Life..quindi è proprio nella vita che Ian’I trova i modi per pregare il Creatore. Il momento dell’avversità è un’occasione di stringersi sempre più vicino ad Egli e ai suoi angeli.
E’ un’ottima occasione per esercitarci a vedere il Suo volto più chiaro e la Sua presenza più viva, per praticare quello che le nostre bocche cantano da decenni, ovvero che il Leone di Judah ha spezzato ogni catena.
È semplice intonare un canto con una dolce melodia, più difficile è penetrare l’energia e la forza di quel canto, richiede molto lavoro applicare quell’energia nelle vicende avverse.
Sforzo, pratica, concentrazione e prima di tutto fede.  

Quella è la prova del Rastafari, quella è la vera alleanza con l’Onnipotente, la vera vittoria che procede dalla dura battaglia.

Saggezza e controllo, preghiera vivente e attiva.

Salvezza qui ed ora.

Libertà.
Selah