lunedì 31 dicembre 2018

2019 un nuovo inizio



 Le giornate sono fredde ed umide, il cielo grigio non provoca esattamente delle sensazioni di energia ed entusiasmo.

Quando ci troviamo fuori, spesso non vediamo l’ora di far ritorno a casa per gustare quell’ impatto con il calore del nostro rifugio che avvertiamo appena apriamo la porta e varchiamo l’uscio. È una sensazione di profondo ristoro che porta con sé un grande senso di gratitudine.
Di colpo ci sentiamo più distesi, sicuri e fiduciosi. Siamo entrati così tante volte da quella porta e abbiamo appoggiato così tante volte le chiavi forse nel porta oggetti, ma quando fuori è freddo e le nostre mani irrigidite dalle temperature invernali, entrare in casa ci sembra come aver raggiunto finalmente il traguardo che attendevamo. Sebbene non ci fosse nessuna bestia feroce fuori ad inseguirci, il rientrare al calore dei nostri luoghi familiari risuona nella mente come essere finalmente salvi da qualche inesistente insidia.
Ecco che in un momento riacquistiamo quella forza e fiducia che si erano forse momentaneamente allontanate a causa del freddo che indurisce le nostre menti e tende i nostri nervi.

Rientrare a casa è un nuovo inizio, guardiamo la dispensa pensando a cosa gusteremo per cena, lanciamo un’occhiata alla pianta sul davanzale e scorgiamo una nuova foglia che sta si sta aprendo, il nostro cane viene a salutarci da fuori accogliendoci con grandi feste che scaldano il cuore e ci rimettono in pista dopo la lunga giornata, un click su play e la casa si riempie in un instante di musica e tutto sembra rincominciare.

Siamo sempre noi, ma in un nuovo ciclo.

Oggi il calendario occidentale marca la fine del 2018 e l’inizio di un nuovo anno.
Tra chi si prepara a celebrare in famiglia o chi organizza petardi e fuochi d’artificio per “allietare” la notte e far rimbombare il vicinato, c’è anche chi si appresta a trovare la gif migliore da inviare a 200 contatti Whatsapp senza nemmeno dover scambiare una parola… chiaramente c’è un’attesa nell’ aria ed un senso di cambiamento.

Ma come possiamo vivere al meglio questo inizio di nuovo anno? Cosa possiamo augurarci e cosa possiamo aspettarci dal 2019?
Questo non vuole in realtà essere uno di quei messaggi di auguri e buoni propositi in cui si elencano innumerevoli e lontane qualità da raggiungere nel nuovo anno con il forte rischio di risultare infine un po' astratti, non elencheremo obiettivi nebbiosi all’ orizzonte e certamente non sarà un’ ingenua ricetta per essere più bravi nell’ anno nuovo.
Siamo invece davanti ad una condivisione, un’apertura e una lettura di quello che può essere un “nuovo capitolo” per molti di noi.

Personalmente sono più incline ad avvertire l’inizio di un nuovo ciclo quando l’estate volge al termine e settembre porta con sé il capodanno Etiopico. Sento più vicino quello come l’inizio dell’anno nuovo, e non soltanto per la fede Rastafari.
Sin da quando ero bambino infatti avvertivo quello come l’apertura di un nuovo capitolo e ho sempre considerato settembre come, in un certo senso, il primo mese dell’anno…. Dopo il caldo estivo e la conclusione di un ciclo, se ne apre un altro carico di nuove sfide, piaceri, doveri, esperienze e obiettivi da cercare di raggiungere.
Detto ciò resta il fatto che viviamo in un contesto che azzera il calendario alla mezzanotte del 31 dicembre, di conseguenza vale la pena pensarci su e utilizzare questa ricorrenza come un’occasione di riflessione e consapevolezza… di certo non può guastare.
Cambia il calendario sulla parete, la vecchia agenda finisce nel cassetto e se ne inizia una nuova, ma noi siamo sempre gli stessi.

Una contraddizione? Una formalità?
Forse no.

L’essere umano ha bisogno di cicli. La stessa natura e la nostra vita si articolano in cicli, sono dei sistemi che ci permettono di tenere le cose, per così dire, sotto controllo. Possiamo guardare ai cicli come a dei grandi contenitori che ci aiutano a fare ordine. Sono delle strutture in cui, volenti o nolenti, noi stessi viviamo.
Ogni ciclo è un ottimo strumento di crescita e può essere usato come supporto per la nostra organizzazione mentale e spirituale.
Quello che purtroppo spesso non gioca a nostro favore è la sensazione dell’essere vittime o in un certo modo oggetti di questi cicli. Molti infatti non guardano di buon occhio a compleanni o capodanni perché li vedono come un perpetrarsi di inizi che in realtà non fanno cominciare nulla di nuovo ma che continuano a costringerci nei nostri vecchi pattern e modelli. Problemi che non si risolvono, obblighi da portare avanti, insoddisfazioni che non scompaiono, pigrizia e stanchezza che aumentano.

Il messaggio invece è uno e molto diretto.
Non dobbiamo sottostare ai cicli ma invece stare al di sopra di essi. Non siamo vittime del calendario bensì dovremmo imparare a vederci come collaboratori di esso.
Dobbiamo proporci di imparare a vedere il tempo che passa come un susseguirsi di occasioni per mettere in pratica ciò che realmente vogliamo fare e chi realmente vogliamo diventare in questa vita. Il calendario è un supporto per la realizzazione personale, e non parlo ovviamente solo di realizzazione professionale o accademica… ma più profondamente di realizzazione umana.

La Livity Rastafari ci insegna che tutto in questa Creazione ha un proposito ed una motivazione, ogni istante è un’occasione di compimento, crescita, avvicinamento alla persona che stiamo cercando di diventare. Siamo infatti devoti alla trasformazione, vogliamo vedere compiuti quegli sforzi che mettiamo in atto ogni giorno.
Non dobbiamo certo idealizzarci o crederci chissà chi, ma è importante che ci poniamo degli obiettivi spirituali e materiali con l’obiettivo di vivere meglio.

È inutile riempirsi di belle frasi altisonanti su come vorremmo che fosse questo 2019 se poi tralasciamo la base e l’essenza di ogni cambiamento ovvero vivere bene.
Spesso infatti grandi ambizioni portano con loro grandi aspettative che rischiano di creare ansie e blocchi. Non sto dicendo che non dovremmo puntare in alto e innalzare i nostri standard, certo che sì! Ma ciò che realmente conta è creare quell’ energia di base che è poi il motore di ogni cambiamento, ovvero aspirare a vivere meglio.

È così semplice che potrebbe risultare quasi scontato, così come ogni alba e tramonto potrebbero essere scontati ma in realtà decorano la vita di noi esseri umani ogni giorno.
Il messaggio è ritornare alla base, semplificare, in un certo senso riportare le cose a casa.
La nostra casa interiore che, quando riempita della giusta motivazione, è in grado di farci avvertire ogni luogo di questa terra come la nostra vera casa esteriore.
Proponiamoci di imparare a fare una passeggiata, oltre che a compiere i nostri obiettivi professionali o a completare gli esami per poi correre verso la tesi. Impariamo a restare seduti dinanzi ad un paesaggio per più di cinque minuti senza correre alle notifiche dello smart phone, impegniamoci a gustare un nuovo piatto che impareremo a cucinare… impareremo mai a fermarci?

Saremo mai in grado di rinunciare a ciò che è superfluo e non necessario per il nostro benessere? Forse non del tutto, ma non è questo il punto.

Il vero obiettivo è modellare il piccolo ed il semplice.
Imparare ad essere scultori di un istante, per poi poter modellare la vita intera.
Le mie parole non sono un’ode alla rinuncia agli affari mondani, anche se è ovviamente salutare riuscire a trovare un equilibrio tra l’essere impegnati e il prendersi del tempo per sé stessi. È certamente importante porsi degli obiettivi ambiziosi, spesso la vita ci porta a segnare sul calendario delle scadenze per cui non ci sentiamo pronti o che non avremmo mai immaginato di dover portare a termine. È tutto molto bello.
Questo però deve essere bilanciato con la coltivazione di quell’ energia di base che è la ricerca del benessere nel semplice e piccolo momento. Questo è il fondamento della vera rivoluzione, interiore ed esteriore.
Non siamo cattivi ed ipocriti con noi stessi, non diciamoci che ci sforzeremo di essere bravi verso i nostri colleghi che troviamo antipatici quando in realtà ancora non abbiamo imparato come amare noi stessi. Finché non ameremo noi stessi non saremo in grado di amare bene nessuno.

Semplifichiamo quindi, forse è il caso di riaggiustare i nostri standard e obiettivi. Ricerchiamo quel vivere più semplice e connesso che in effetti è ciò che ci dona piacere e benessere.
Impariamo da quella piacevole sensazione che avvertiamo quando entriamo nella casa calda, da quell’ energia che dà senso a tutto il resto, quel senso di appartenenza che riscopriamo nella semplicità e nella familiarità.

Rastafari è la via dell’amore perché è la strada della celebrazione costante.

Attimo dopo attimo si costruisce l’eternità.

Minuto dopo minuto avanziamo verso Zion.