sabato 21 aprile 2018

La Livity Rastafari nella storia pt.2


Nel cuore e nell’ animo dei profeti bruciava un fuoco ardente proprio come quello che Mosè vide dinanzi a sé quando ricevette la rivelazione del Creatore sul Monte Horeb.
Un fuoco che arde ma non distrugge, proprio come la Livity Rastafari che scalda e genera energia ma non distrugge e non consuma.
Essa è un fuoco generatore. Essa è un fuoco che produce fuoco, che fa crescere e costruisce.
Questo fuoco non divora e non uccide ma purifica, proprio come lo stesso Mosè che era presente dinanzi alla montagna fumante del Sinai sotto il fuoco che l’avvolgeva senza essere distrutta. E proprio dinanzi a quella montagna che il popolo tremava mentre Mosè era invece chiamato a salire presso il Signore che si rivelava nella nube.

Questo fuoco è la Livity Rastafari che porta il Rastaman a compiere il primo passo verso la salita di quella montagna dove incontrerà Dio.
Questo monte sono le altezze del suo spirito che risiedono nella profondità della sua persona e per compiere questo percorso egli necessita di purificazione, di essere provato con il fuoco della Livity Rastafari che ripulisce il nostro modo di vivere portandolo dallo stato di comune esistenza a quello di vita benedetta e consapevole in comunione con il Creatore.
Ecco come il metallo che non è ancora totalmente puro deve essere scaldato ad un’alta temperatura così da perdere le impurità e mantenere soltanto la sua parte più nobile, allo stesso modo colui che cammina nella strada della Livity Rastafari viene forgiato dal fuoco della fede e della consapevolezza affinchè possa egli perdere quelle parti della sua persona che lo appesantiscono e possa giungere ad un livello di purezza più consono alla strada della Liberazione.

Questa Livity Rastafari che Ian’I vive e pratica in quest’epoca, vive dall’inizio dei tempi.
Essa era presente in Salomone quando decise di chiedere al Signore saggezza e scienza per governare il popolo invece di oro e ricchezze.
Il Signore all’udire quelle parole fu colpito dall’umiltà e dalla profondità di spirito di Salomone al punto tale che concesse lui anche oro, beni e ricchezze oltre alla saggezza che il re aveva domandato.
È la Livity Rastafari che era presente nello spirito di quel grande re mentre estendeva quella richiesta. Questa Livity che professa che la saggezza è meglio dell’oro e dell’argento e che pone l’essere umano in una condizione di poter vivere e godere delle ricchezze spirituali di questa esistenza concedendo ai beni materiali il loro posto senza farsi sopraffare da essi o dal desiderio di essi.
Questa Livity Rastafari che ci dice che “le labbra del giusto nutriscono molti, gli stolti muoiono in miseria” (Prv 10,21) e che porta il Rastaman a vivere come una persona antica nello spirito ma moderna nell’intelletto.

Questa Livity che ci porta a contemplare le porte della nostra consapevolezza rimanendo a lungo seduti presso di esse per studiare i movimenti del nostro animo e imparando a comprendere chi sia realmente l’uomo per poter ammirare chi sia realmente il Creatore. Una pratica ed un esercizio costante che ci istruisce consentendoci di misurare ciò che realmente importa in questa vita e a saper gustare i frutti dello spirito piuttosto che affondare nel cieco materialismo.
Questa Livity Rastafari che ci dice che ogni quesito dell’essere umano trova risposta nell’essere umano, che proprio quando l’uomo pensa di essere limitato ed inconsapevole allora inizia il cammino verso la saggezza e la ricchezza spirituale che ci consente di accrescere il nostro tesoro esistenziale diventando re del nostro destino e maestri della nostra vita.
Questa Livity Rastafari che viveva già sulle labbra dei saggi dell’antichità quando esprimevano in proverbi e libri sapienziali la strada del fedele di Dio.

Essa era presente e si esprimeva nelle profondità di spirito del Siracide che già tra il terzo e secondo secolo a.C. istruiva molti nella sua scuola chiamata “La Casa della Ricerca” lungo le mura di Gerusalemme.
Egli che ci ricorda che “ogni sapienza viene dal Signore” (Sir 1) e che “prima di ogni cosa fu creata la Sapienza” (Sir 1,4).
Ecco questa sapienza e conoscenza, questa profonda consapevolezza che vive in questo universo e che infonde profondità e compassione nello spirito umano, essa è un componente fondamentale della Livity Rastafari in cui il Rastaman smette di vivere come singolo uomo ma diventa un tutt’uno con il Creatore ed inizia a pensare e a parlare con la Sua mente e la Sua bocca proprio perché egli è dimora e strumento di Dio allo stesso tempo.
Siracide è il Rastaman che non vive soltanto di sorda preghiera ripetuta meccanicamente ma usa la fede per comprendere il significato profondo di quest’esistenza, delle fasi della vita e dei moti dell’animo umano.
In Rastafari la Livity è domanda e risposta, analisi e comprensione, una dimensione in cui l’uomo chiede e il Padre risponde sia nell’intimo dello spirito che nelle vicende della vita, proprio perché questa Livity è manifestazione nella realtà della presenza del  Creatore. Siracide è il Rastaman che penetra nella profondità della psicologia umana e tra i suoi diversi aspetti scorge un filo conduttore che è la comunione con questo Spirito antico ed originario al quale dobbiamo accostarci e con il quale dobbiamo accordarci proprio come uno strumento. Questo avviene al fine di poter vivere in Esso che è lo Spirito del Divino che da sempre permea questo universo.

Ecco che tramite l’indagine e la meditazione il Rastaman, proprio come il Siracide, giunge a capire che la strada di Dio non può essere soltanto una serie di regole da seguire e lodi da recitare ma esiste un livello più profondo, più completo in cui tutti gli aspetti dell’esistenza possono essere letti e compresi nella luce della presenza di Dio nell’uomo.
Psicologia, emotività, amore, odio, benessere e sofferenza hanno tutti un motivo nella dimensione divina dell’umanità, ed ecco che attraverso la luce della Livity Rastafari noi riusciamo a comprendere la legge senza tempo della causa-effetto che così profondamente vive nelle dinamiche delle nostre vite.
Nella Livity Rastafari impariamo a capire che non esiste un aspetto della nostra esistenza in cui non sia presente il Creatore, e che ogni occasione delle nostre vite è una potenziale possibilità di risveglio e crescita spirituale.

Anche l’errore ha il suo senso, anche il male può essere un libro su cui imparare la strada del bene, ogni cosa ha in sé il principio della trasformazione da negativo a positivo ed è questa pratica antica che vive ancora oggi nella tradizione Rastafari.
Ecco perché la Livity era presente nelle meditazioni degli autori dei libri sapienziali, perché essi insegnavano a manifestare la fede attraverso la condotta così da vivere costantemente in una grazia spirituale che si riflette nelle azioni rette e giuste.
Proprio come il Rastaman che con l’insegnamento di essere Creatori della Creazione predica una vita spirituale attiva e presente nella realtà, al fine di trasformare questa nel regno di Dio e decorare questa esistenza della rettitudine che ricopre la terra come le acque ricoprono il mare.
Questa Livity che ci rende infiniti, senza limitazioni, oltre noi stessi ma ben radicati in noi stessi.
Cresciamo per diventare interpreti di un disegno superiore a noi ma che include e che necessita di noi per manifestarsi nella sua bellezza e nella sua grandezza.

Questa Livity Rastafari che vive da sempre ma che ha scelto gli ultimi di questa Terra per manifestarsi e per dimostrare al mondo che anche il popolo più piccolo può moltiplicarsi e diventare infinito come la sabbia del mare se vive secondo lo Spirito dell’Onnipotente.
Ecco che Ian’I Rastafari vive prima e dopo questo corpo, prima della nascita e oltre la morte, prima del dolore e di qualsiasi altra emozione negativa che affligge il cuore dell’essere umano, perché tutto trova il suo senso al cospetto del Creatore e della moltitudine dei suoi disegni e piani.
Dalle altezze del nostro spirito Ian’I impara ad osservare queste emozioni e questi aspetti della nostra personalità e vede che sono come le colline che si susseguono in successione quando osserviamo un paesaggio da un’altura. Essi sono dei livelli di comprensione e di esperienza che impariamo ad esplorare e poi gestire nella Livity Rastafari conoscendo meglio noi stessi ed imparando a conoscere tutti gli esseri umani usando la via spirituale come un dizionario con cui tradurre ed interpretare i vari aspetti di questa umanità.

sabato 14 aprile 2018

La Livity Rastafari nella storia


La Livity Rastafari è nata prima del 1930.

Essa era infatti presente nel profondo dello spirito del primo uomo che apparve su questa terra.
Essa era insita nell’animo di generazioni di esseri umani che hanno camminato le vie del mondo evolvendo il sapere e la spiritualità umana. La Livity Rastafari era presente nei maestri spirituali anche di altre correnti religiose e scuole di pensiero, essa ha pervaso questa Creazione sin dal momento che il Creatore infuse il Suo Spirito nel corpo dell’essere umano.

La Livity Rastafari ha attraversato l’antico Israele, essa è stata embrionalmente la spinta che ha portato Mosè a spezzare le catene d’Egitto ed incamminarsi verso la liberazione, ha donato a lui la forza di vedere un nuovo giorno da uomo libero in un popolo libero. La Livity Rastafari ha percorso il deserto nei cuori stanchi di coloro che cercavano un posto in cui poter finalmente risposare, nella loro sete e nella loro fame, nelle loro prove, nelle loro debolezze e nel loro coraggio. Questo affinchè si sapesse che dal deserto può sgorgare acqua e dal cielo può cadere cibo.
Ecco tutto ciò era un preludio di quella che sarebbe stata la via del Rastafari in quest’epoca, egli che si disseta di un’acqua spirituale nel deserto di una moderna Babilonia e che si nutre del cibo che dai cieli della sua percezione egli raccoglie.

La Livity Rastafari fu ciò che gli ebrei videro brillare sul volto di Mosè quando stanco e provato egli scendeva dal Monte Sinai subito dopo aver incontrato e dialogato con il Signore del Cielo e della Terra.
Essa era presente nei suoi occhi e nel lucido riflesso sulla sua fronte, essa era una luce nuova che gli uomini non avevano mai visto prima e che temevano in quanto cosa troppo grande per loro da accettare.
Ecco essa era il segno di un’alleanza e di un’intesa che sarebbe durata per il resto dei tempi, a molti sconosciuta ma ugualmente rivelata nella luce che splende sul volto del Rastaman.
Egli che riceve la sua luce dagli incontri con il Creatore sulle cime dei monti del suo spirito e della sua mente. Quelle altezze in cui egli dimora e che egli stesso chiama casa. Quelle altezze che i patriarchi Rastafari andarono ad esplorare quando si lasciarono indietro babilonia e scelsero la giungla come loro casa, il canto degli uccelli come loro voce, i frutti del giardino dell’Eden come loro cibo. 

La Livity fu deportata e rimase prigioniera nell’arsura della calda Babilonia.
Nella siccità di idoli pagani e di modi corrotti, nello sfarzo artificiale del tentativo degli uomini di farsi dei, essa rimase nascosta e crebbe in intensità, protetta e fortificata tra le catene e le prove di coraggio, essa prevalse. Diede coraggio a Daniele quando dovette incontrare la ferocia dei leoni che volevano strappargli la carne, ecco essa rimase viva e si espresse nella forza di spirito che come per magia rese le bestie mansuete.

Daniele era il Rastaman che la ferocia di Babilonia vuole masticare ed inghiottire affinchè egli più non sia.  Ma il Rastafari è l’uomo originale ed è capace di separare il male dal bene.
Il suo spirito vive prima della rabbia e della ferocia, la sua voce raggiunge tutto il creato; e così le fiere non lo assalirono perché riconobbero in lui la voce naturale ed originale dell’InnerMan, del Dio-uomo che dimora in ognuno di noi e che è capace di comunicare con il nucleo divino di ogni essere vivente liberando dal male e dalla fame.
Questa manifestazione era la Livity ed essa salvò Daniele.
Così i malvagi non sopprimeranno il Rastaman perché egli vive nel mondo ma non è del mondo, egli è non-nato ma sempre esistente nelle pagine della storia che si susseguono.
La Livity è la sua manifestazione ed essa è la sua vita senza fine.

La stessa Livity che ha ispirato il Salmista Davide a ricordarci di “riposare nel Signore” (Sal 37) di affidarci a lui in un modo così completo e totale che non  necessitiamo più di nessuna azione o nessun pensiero al di fuori di Lui. La nostra Livity diventa pensiero ed azione e semplicemente restiamo in silenzio e riposiamo in Lui consapevoli che la perfetta circolarità ed incastro degli eventi positivi porteranno pace e prosperità sul nostro cammino nonostante le dure prove e tribolazioni.
È la Livity Rastafari che è il “riposare nel Signore” ovvero rallentare e semplicemente essere in Lui.
È la strada del Rastaman in cui preghiera e azione diventano la stessa cosa, egli che vivendo riposa nel Creatore e anche quando riposa la sua pelle e il suo respiro intonano silenziosi canti di gloria.
Egli che riposa fiducioso riponendo fede e coraggio nel bene superiore del male, nel compimento delle profezie antiche nei giorni moderni, egli che vive in questo oggi come messaggero di un tempo antico e mai passato. Attraverso questa Livity Rastafari egli resta in silenzio quando altri gridano di disperazione, riposa e si affida quando altri si tormentano di ansia.
Egli vede perché spera e in tutto si affida, mentre altri diventano cechi nel desiderio incontrollato di voler vedere il futuro senza aver fiducia.
Il suo essere nella Livity è il “non essere” di Babilonia.

Ovvero quando egli è, e vive nella Livity Rastafari, allora una parte di Babilonia cessa di esistere perché soccombe dinanzi alla potenza della spiritualità e della consapevolezza. Mentre Babilonia attacca e si dimena, il Rastaman apparentemente riposa nella sua meditazione ma in realtà vive di una vita superiore che gli consente di non dover più combattere né sudare perchè dimora nell’ assenza di conflitto e di conseguenza il male non ha più presa su di lui.