sabato 22 aprile 2017

La folgore che brilla da oriente, Haile Selassie Primo e la Livity Rastafari



Continuano le celebrazioni per la Visita di Haile Selassie Primo i Jamaica, sono passati cinquantuno anni da quel giorno e Ian’I Rastafari ancora deve ben meditare per comprendere quanto importante sia stata e quale grande risonanza abbia avuto sul Movimento e la storia mondiale in generale.

Rendiamo grazie per le bandiere verde giallo rosso che hanno colorato l’atmosfera in questi giorni, per i tamburi che hanno suonato e per le preghiere che sono state innalzate.
È un unico destino quello che appartiene ad Ian’I ed è bene contemplare la grandezza e la bellezza di ciò che abbiamo. È bene sedersi e osservare la propria vita dall’alto per capire ciò che realmente è concesso ad Ian’I.
Il Movimento Rastafari, dopo ben ottantasette anni di crescita e diffusione ha raggiunto i quattro angoli del pianeta, proprio come la “folgore che brilla da oriente verso occidente”.
Questa luce abbagliante è infatti la presenza di Haile Selassie Primo.
Questo passo del Vangelo si riferisce infatti al Cristo nella Sua Seconda venuta, e recita infatti: “Come la folgore viene da oriente e brilla fino a occidente, così sarà la venuta del Figlio dell'uomo (Mt 24,27)” ed ha diverse interpretazioni.

La folgore è infatti una fortissima scarica elettrica tra due nubi temporalesche o fra una nube e la terra..vale a dire un fulmine. Questo vocabolo ha però anche un significato più generale e figurato ed esprime anche una lucentezza, uno splendore.
Ecco, le Scritture ci dicono che  Il Messia sarebbe tornato quando questo fulmine-splendore avrebbe brillato da oriente ad occidente. Ian’I medita sul significato di queste realtà spirituali e vede che la folgore sta ad indicare non una luce serena e placida ma una luce capace di scuotere l’universo così come un fulmine scuote il cielo notturno spezzando le tenebre ed illuminando la realtà come se fosse giorno.
Questo fulmine è stata la rivelazione del Messia, ovvero la prima venuta del Cristo e la diffusione del messaggio Cristiano.

L’evangelista ci dice infatti che il Cristo sarebbe tornato quando questa luce avesse brillato da una parte all’altra del Creato. Infatti quando il Messia ritorna con il Nome Nuovo di Haile Selassie Primo, il messaggio cristiano si è diffuso in tutto il Mondo, e così doveva essere.
Egli non sarebbe potuto tornare se il terreno non fosse stato già “lavorato” da duemila anni di messaggio Cristiano perché l’umanità non avrebbe avuto la capacità per comprendere ciò che stava avvenendo. Così come Iyasos Krestos veniva al mondo dopo circa duemila anni dalla Rivelazione di Abramo quando il messaggio di Jahvè si era ben diffuso in quello che era il mondo conosciuto all’epoca, così il Re dei Re torna sulla terra duemila anni dopo la Sua prima venuta in cui aveva insegnato la strada per giungere al Regno di Dio.
Ecco che duemila anni di storia e di identità cristiana avevano mostrato anche la corruzione di tutti coloro che si servirono del Cristianesimo per coprire i propri umani e corrotti misfatti, la decadenza e corruzione di un messaggio così puro e salvifico che avevano legittimato crimini come tratta degli schiavi e discriminazione razziale.
In questo contesto di crisi, in cui le nazioni si erano allontanate dal  vero spirito cristiano e dalla carità e spiritualità che sono i cardini del Vangelo ecco che il Messia si rivela nuovamente per radunare il Suo “resto”, e condurlo definitivamente nel Suo Regno. 

“Come la folgore viene da oriente e brilla fino a occidente, così sarà la venuta del Figlio dell'uomo (Mt 24,27)” è anche la frase che gridarono i nostri Rastafari Elders appena scorsero l’aereo con a bordo Haile Selassie Primo che spezzava il cielo in discesa verso il Palisadoes Airport di Kingston, in quel 21 Aprile 1966. Canti e grida di giubilo, accompagnati da palme che vibravano nell’aria di quel mattino umido di cinquantuno anni fa. Era il compimento delle promesse, era l’attesa che finalmente veniva appagata.
Il grande fulmine veniva per illuminare la storia del Movimento Rastafari. Il Re dei Re veniva per spezzare la notte, ovvero la discriminazione e l’oppressione in cui i nostri anziani vivevano, Egli veniva per squarciare il cielo oscuro illuminando la strada per il Suo popolo che così tanto anelava ad un intervento divino capace di rincuorare gli spiriti provati dalle prove e dalle tribolazioni. È anche così che interpretiamo  il passo di Matteo.

La persona di Haile Selassie Primo è infatti proprio una grande luce che ha illuminato il mondo intero con un bagliore nuovo ed uno splendore mai visto attraverso le Sue azioni ed il Suo comportamento. Il Messia non ritorna come un ascetico maestro dedito al ritiro e alla meditazione ma come il Supremo Regnante illuminato che manifesta un nuovo modo di governare in armonia con il Creato, il Creatore e le creature, il perfetto equilibrio che può risanare le ferite provocate dalle ingiustizie e dalle violenze di coloro che invece avevano fatto un cattivo uso del potere.
Il fulmine delle Sue parole hanno portato giustizia e rettitudine, era infatti scritto: “Le sue opere sono splendore di bellezza, la sua giustizia dura per sempre (Sal 110,3)”. Haile selassie Primo è la folgore che ha scosso l’umanità con una nuova energia. Infatti questo fenomeno atmosferico è caratterizzato anche dalla presenza di una fortissima carica elettrica che sarebbe capace di illuminare città intere se adeguatamente convogliata o di mettere in movimento motori e macchinari.
Ecco proprio come il Re dei Re che genera un’energia incalcolabile nelle persone che lo accolgono, questa energia creatrice è capace di modellare gli eventi, di superare limiti e barriere, di vincere battaglie mai viste prima, di portare l’umanità verso nuovi standard e nuovi orizzonti.

É l’instancabile vibrazione che pervade l’universo e la Creazione, la vera spinta originaria che caratterizza il Movimento Rastafari, un dinamismo cosmico che è sem pre attivo anche quando la persona riposa o sta ferma.
 Il Leone Conquistatore della Tribù di Judah è la motivazione che accende le generazioni Rastafari e che alimenta questa “macchina” grazie alla Sua fonte assolutamente rinnovabile di energia che è il respiro della vita stessa, il fluire dell’esistenza che mai si ferma ma che sempre nuova si manifesta.

Ecco questa luce può illuminare o può accecare, così come fu per Saulo lungo la via di Damasco che per tre giorni non vide più dopo aver assistito alla folgore che gli portò via la vista. Così è il Creatore nelle nostre vite, a volte per istruirci ci deve accecare affinchè poi, quando recuperiamo la vista, siamo capaci di vedere la vera dimensione di questa realtà e non soltanto la distorsione che vedevamo prima.
Egli è capace di squarciare il cielo scuro delle nostre vite che senza overstanding dimorano nell’ignoranza di ciò che accade, proprio come un fulmine muta per un attimo la notte in giorno così il la potenza di Haile Selassie e la Livity Rastafari offrono la percezione di come sia realmente questa vita nella pienezza dello spirito, sta poi all’individuo scegliere se perseguire quella luce o meno al fine di dimorare in una condizione in cui le tenebre spariscano per sempre..
proprio come dice il Chant: No night in Zion, no night there
Selah

domenica 16 aprile 2017

Pasqua: storia, significato ed interpretazione Rastafari



Un unico amore ed un unico destino in questo periodo di Pasqua, in cui si celebra la risurrezione del Messia Iyasos Krestos verso la vita eterna. È una festa antichissima che affonda le sue radici molto prima dell’avvento messianico e che ogni anno viene celebrata come un giorno solenne di gioia e liberazione.
Nella dottrina della Cristianità Ortodossa Etiopica, la Pasqua, viene ricordata come la “festa delle feste”.

Quando il Cristo entra a Gerusalemme per celebrare la Pasqua, questa festività ricordava l’esodo degli Ebrei dall’Egitto, ovvero il momento in cui questi uscirono dalla terra straniera per incamminarsi verso il luogo che era stato loro promesso dall’Onnipotente. Forse la Pasqua esiste da ancora prima di Mosè e potrebbe essere la festa che gli Israeliti chiedono al Faraone di poter celebrare nel deserto ma sicuramente assume una valore fondamentale con l’esodo dalla schiavitù.  
La Pasqua nella tradizione Israelitica (dal greco “Pasqà” a sua volta dall’aramaico “Pesaah” ) è una festa antichissima che si celebra in famiglia, quindi un rituale domestico che cadeva nella notte di luna piena nell’equinozio di Primavera ovvero il 14 del mese di Abib (mese delle spighe) che verrà poi chiamato il mese di Nisan nella tradizione del post-esilio. Veniva offerto a Jahve un giovane agnello maschio e privo di difetti. L’animale veniva sacrificato senza spezzare nessun osso e veniva consumato in un pasto molto veloce a ricordare la rapidità che caratterizzò la notte di fuga dall’Egitto. Una piccola porzione di sangue veniva posta all’ingresso di ogni dimora così come racconta l’episodio biblico.
 Questo giorno marcava l’inizio di una nuova stagione, segnava infatti l’entrata della Primavera e di conseguenza la rinascita che avrebbe portato poi al raccolto.
 
La pasqua è quindi la Primavera d’Israele, la grande liberazione che determina l’inizio di una nuova vita per il popolo di Dio.
 Essa ricorda che il Signore ha colpito il paese d’Egitto ma ha risparmiato i Suoi fedeli, anche il nome infatti Pesaah deriva dal verbo ebraico pestah che significa saltare, zoppicare o passare-risparmiare a dimostrare appunto che il Signore saltò le case degli Israeliti mentre colpiva quelle degli egiziani.
Un’altra ricorrenza era celebrata con la Pasqua, ovvero la festa degli Azzimi, che era originariamente distinta ma collocata nello stesso periodo primaverile.
Infatti la Pasqua si celebra il 14 del mese e gli Azzimi dal 15 al 21. I pani non fermentati rappresentavano l’offerta della primizia dei raccolti; il vecchio lievito veniva sostituito da quello nuovo a simbolo di purificazione e rinnovamento. Anche questo rituale è collegato all’uscita dall’Egitto, infatti gli Israeliti dovettero mettersi in cammino così in fretta che non ci fu tempo per attendere la fine della lievitazione.

Quindi il tema centrale è sempre la liberazione di Israele, l’Esodo che inizia proprio in quella notte di uscita dall’Egitto. Ecco perché la Pasqua diventerà simbolo di libertà dalla schiavitù e verrà cosi vissuta in tutta la storia d’Israele.
Isaia ci parla di notte pasquale riferendosi alla liberazione dal dominio assiro (Is 30,29) in cui Gerusalemme viene risparmiata (pestah). Anche Geremia parla di festa pasquale riferendosi alla liberazione degli esiliati che iniziano un nuovo esodo (Ger 31, 2-21).
Il profeta infatti dice che il ritorno degli esiliati in Babilonia sostituirà l’esodo nelle memorie d’Israele diventano quindi la nuova occasione Pasquale.
I dispersi d’Israele, nelle profezie dell’Antico Isaia verranno radunati dal potere della persona dell’Agnello/Servo ovvero il Messia che diventerà la  “luce delle nazioni” e quindi il salvatore dell’umanità (Is 49,6  Is 53,7).

La festa della Pasqua subì nei secoli mote modifiche, una delle più importanti avvenne sicuramente nel Deuteronomio che stabilì che questa ricorrenza diventasse un rito da eseguire nel Tempio e non solo in famiglia (Deut 16,10). Così diventa una vera e propria cerimonia di culto in cui i sacerdoti ed i leviti officiano il sacrificio che viene ora svolto sull’altare.
La pasqua diviene così sempre più centrale nella vita spirituale e cerimoniale d’Israele arrivando ad essere la festa per eccellenza a cui tutti devono partecipare pena addirittura la scomunica (Num 9,13).
La città di Gerusalemme è in piena festa e giubilo per quel periodo ed il Tempio è affollato di fedeli che giungono da tutto il Paese per la ricorrenza, infatti questa ricorrenza diventa anche occasione i pellegrinaggio nazionale. Di conseguenza alla centralizzazione del rito pasquale a Gerusalemme, questa festa rimane praticata anche in famiglia ma il sacrificio dell’agnello spesso scompare in quanto esso già avveniva nel Tempio.

E importante meditare sul fatto che la spiritualità ebraica interpreta la Pasqua come un evento con una fortissima carica di liberazione, infatti Israele sottratto dalla schiavitù simboleggia il mondo tratto dal caos, Isacco sottratto al sacrificio è l’umanità intera sottratta alla condanna per opera del Messia redentore. Nella mistica della Bibbia infatti Creazione e redenzione sono spesso collegate, ecco che il riscatto d’Israele è una nuova creazione che prefigura la Nuova Creazione che il Messia instaurerà con il Suo arrivo e governo sulla Terra.
Egli infatti, essendo nella Sua prima venuta l’Agnello sacrificale, salverà la stirpe umana proprio come il capretto salvò Isacco dal sacrificio, anche Abramo infatti attendeva di potersi mettere in cammino ma gli fu chiesto di offrire in pegno suo figlio, così come Israele attendeva l’Esodo e fu chiesto di offrire un agnello, allo stesso modo il Messia dovrà morire per poi risorgere per liberare gli uomini.
Ecco quindi che Isacco è prefigurazione del sacrificio messianico per la liberazione definitiva.
E ancora prima: così come Dio separò le acque del Mar Rosso così separerà il bene dal male tramite l’azione del Suo Messia.
La venuta del Cristo è infatti il senso della Pasqua Israelitica.
Tutta la storia Biblica del Vecchio Testamento è annuncio del Redentore che porterà la salvezza definitiva, ovvero l’esodo irreversibile dal male, una Nuova Creazione (Is 65, 17), il paradiso ritrovato (65, 25) in cui il Re dei Re porterà ad abitare i suoi fedeli. E questo paradiso non sarà altrove ma qui su questa Terra che verrà rinnovata dalla presenza del Cristo. L’inviato del Padre verrà quindi per trasformare questa Creazione e riportarla alla sua santità originaria, ecco perché gli ebrei ne celebrano tutt’ora l’attesa in ogni notte pasquale.

Con l’avvento del Messia questa festa assume una veste rinnovata.
Egli infatti, ebreo tra ebrei, viene per compiere la “festa delle feste”, tramite la Sua persona porta a compimento il significato della Pasqua rendendola celebrazione della liberazione dalla morte, non soltanto in senso figurato ma nella realtà umana e nel disegno divino.
Non a caso infatti la risurrezione avverrà il giorno della Pasqua ebraica.
Il Cristo compie l’opera che nessuna cultura o dottrina del passato aveva potuto neanche immaginare, ovvero vincere la morte e vivere in eterno.
Questa vita senza fine diventa la promessa estesa a tutti coloro che sono pronti na seguire la via del Padre.
Il Cristo diventa così il nuovo Tempio, il santuario purificato dal Suo corpo vittorioso sulla morte (Gv 2, 13-23).
Il Messia è il nuovo agnello, il cui sacrificio dà inizio all’esodo verso la Terra del Padre ovvero il Regno dei Cieli (Gv 13,1). In particolare il Vangelo di Giovanni ci propone molti rimandi al concetto di Cristo come nuovo agnello (Gv 1, 29. 36).
In merito alla tradizione degli Azzimi, Egli è anche il pane rinnovato che ha anche moltiplicato per sfamare più persone possibili. L’ultima cena infatti è una vera e propria mensa Pasquale (anche se avviene prima della Pasqua), le benedizioni ebraiche del pane e del vino vengono completate ed arricchite dal fatto che Iyasos Krestos si propone come il nuovo pane ed il nuovo vino dando vita all’eucarestia.

Crocefisso alla vigilia del sabato, il Messia risorge il primo giorno della settimana ovvero la domenica ed è per questo che da quel momento i cristiani si riuniranno in questo giorno e non il sabato come voleva la tradizione ebraica. Questo sarà il giorno della benedizione e frazione del pane (Atti 20, 7; 1 Cor 16, 2).
La Pasqua per la Cristianità diventa quindi il momento di comunione con il Messia che ha aperto la strada verso l’immortalità e invita tutta l’umanità a risorgere dalle bassezze della morte. L’apostolo Pietro infatti ci ricorda come il  Cristo ci guidi verso un nuovo pellegrinaggio (1 Piet 17) verso la vita eterna che è il Regno dei Cieli, la Terra Promessa spirituale che dimora in questa Creazione.
La Pasqua è l’occasione che tutta la storia biblica annunciava affinchè l’uomo vechio e soggetto alla morte potesse essere trasformato in quello nuovo che ha dinanzi a sè invece la vita senza fine (Rom 6, 3-11).
Quindi storicamente, la Pasqua diventa la festa più importante anche della Cristianità, e molti decideranno di battezzarsi in questa occasione essendo questo rito una figurazione della Pasqua.

La resurrezione annuncia un’altra fase della storia biblica, ovvero il ritorno del Cristo nella Sua seconda venuta. Le Scritture ci dicono che il Messia infatti sarebbe dovuto tornare per governare con i suoi eletti e addirittura banchettare con essi (Mt 26, 29).
Il banchetto significa la condivisione e la comunione.
Il rito della Pasqua è infatti l’annuncio del banchetto celeste verso il quale noi procediamo.

Nella Rivelazione Rastafari Ian’I annuncia proprio questa fase della storia biblica, ovvero il ritorno del Cristo nei Suoi caratteri regali per condividere il governo con gli uomini.
Ecco che con il nome nuovo di Haile Selassie Primo, il Messia si rivela in questo tempo per compiere questa nuova Pasqua che apre definitivamente le porte alla Nuova Creazione. Ecco quindi un nuovo inizio ed un nuovo giorno.
La Livity Rastafari è la vera vita nascosta dalla vita apparente, l’esperienza piena di un’esistenza alla quale accediamo se sacrifichiamo la vecchia condotta per approdare alla nuova rinnovandoci ad immagine del Messia che, sceso dalla croce è tornato dopo duemila anni per condividere con l’umanità il governo della Creazione.
Dalle pagine del Vangelo, infatti, leggiamo che dopo la risurrezione, il Cristo non era ancora tornato per regnare con i suoi, ma aveva loro promesso di fare ritorno quando i tempi sarebbero stati pronti. A quel punto avrebbe festeggiato la Pasqua definitiva nella pienezza dei disegno divino insieme ai Suoi (Lc 22, 16).
Ecco quindi che la Rivelazione del Cristo ritornato che Ian’I annuncia, si presenta come la Pasqua definitiva e la Livity come la strada verso l’esperienza del Regno di Dio.

Non senza motivo infatti il libro della Rivelazione ci parla dell’Agnello vivo, in gloria e circondato dai vegliardi e dai quattro esseri viventi (Apoc 5, 6-12) ma prima ancora, pochi versi sopra, il Messia viene definito il Leone della Tribù di Giuda (Apoc 5-5) proprio per chiarire che si sta parlando della stessa persona.
La Pasqua è celebrazione della vita e della sua eternità, questi sono temi cardine della Livity Rastafari. La vittoria sulla morte, la fuga dal peccato e dalla schiavitù (Egitto) e soprattutto la trasformazione della Creazione in Nuova Creazione, sono realtà in cui Ian’I Rastafari dimora perennemente e non soltanto una volta all’anno.
Il banchetto definitivo è l’esperienza di vita in comunione con il Creatore ed armonia con l’universo che Rastafari propone come compimento di tutta la storia e spiritualità biblica applicate alla vita quotidiana.
Ian’I siamo invitati a questo banchetto come protagonisti e creatori della Creazione perché abbiamo ascoltato i profeti e siamo nati nella generazione del Re dei Re in cui l’umanità può finalmente contemplare il Cristo come regnante e difensore della fede.

Come abbiamo detto, la Pasqua è segno di esodo, ebbene Rastafari si presenta anche come un nuovo esodo, verso una nuova Terra proprio come avvenne ai tempi dell’Egitto e così come si rinnovò ai tempi di Re Nabucodonosor.
Ian’I infatti propone una nuova uscita da babilonia che tiene in schiavitù il popolo del Dio vivente. Questo nuovo esodo che apre la nuova epoca, anche in questo caso è giunto dopo la dispersione e schiavitù di un popolo, in questo caso gli africani deportati in quattrocento anni di schiavitù.

L’incoronazione di Haile Selassie Primo segna infatti la fine di questo giogo, perché infatti da lì a circa trenta anni, l’Africa sarebbe diventata indipendente…proprio come di circa trenta anni fu il ministero di Iyasos Krestos qui su questa terra.
L’Oua ad esempio, il simpbolo dell'emancipazione Africana,  è stata fondata esattamente trentatre anni dopo l’Incoronazione di Sua Maestà.
Ed è proprio in questo stesso fatidico anno, il 1963, che i nostri antenati hanno dovuto subire la passione nelle tre giornate di Coral Gardens quando il Rastaman discese all’inferno sotto l’attacco del governo di Bustamante.
Era infatti il venerdì santo di questo anno quando iniziarono le percosse e gli omicidi dei fratelli e delle sorelle Rastafari nell’area di Montego Bay.
Proprio mentre il Movimento era in una grandissima espansione questo massacro fece sì che i fratelli patissero la Passione del Messia per poter essere in piena comunione con Lui.

Ma come il Messia salì sulla croce e ne discese poi risorto e vittorioso per sempre, così il Movimento Rastafari dopo Coral Gardens divenne immortale e vincente. I martiri di quella persecuzione donarono l’immortalità a tutto il Movimento, nessuno può più uccidere i Rasta in quanto essi sono già morti una volta e risorti per vivere per sempre.
Esattamente trentatre anni dopo il ritorno in terra del Messia, il Suo nuovo popolo che portava il Suo nome ovvero i Rastafari, dovettero fare esperienza della Passione per poi risorgere in gloria. È come se essi stessi personificassero il Messia che a trentatre anni dovette bere il calice amaro per poi liberare tutti coloro che volessero giungere al Regno di Dio.
Allo stesso modo del Cristo che prima di risorgere scese agli inferi per liberare le anime dei morti, così i fratelli e le sorelle Rastafari dovettero scendere nello Sceol per poi liberare l’umanità intera con il messaggio di redenzione universale che Ian’I promuove di epoca in epoca. 

Ecco dunque la pienezza della Pasqua.
La vera vittoria da cui il tuono della fede Rastafari scosse la Creazione tutta instaurando l’ultimo e definitivo pellegrinaggio verso Zion, verso la Nuova Gerusalemme, verso la nostra nuova  persona che attende dentro di noi per manifestarsi nella vita eterna.
Selah