sabato 1 giugno 2019

L'arte di fermarci


Imparare a fermarci è l’azione che ci apre la porta verso la libertà.

Avvinghiati nelle corse della vita spesso perdiamo d’occhio le priorità di cui l’esistenza è fatta.
Da un treno in corsa infatti non riusciremo mai a cogliere la bellezza dei singoli petali delle piante che ci passano veloci davanti agli occhi.

Se Ian’I vuole liberarsi dalle catene deve imparare a fermarsi.

Ascoltare.

Respirare e lasciar agire il cuore invece che i nostri discorsi mentali.

Nella Livity Rastafari impariamo l’arte di fare una pausa e prenderci del tempo, i nostri anziani ci hanno tramandato la sottile capacità di interrompere la corsa degli eventi e dei pensieri così da poter accedere alla Zion Land che esiste dentro di noi.
Essi ci hanno trasmesso la qualità di sviluppare quell’orecchio assoluto con il battere del cuore di questo universo che non è sempre in corsa e di fretta ma che ha e sue pause naturali. E per questo son stati criticati, ridicolizzati, discriminati come pigri e fannulloni da babylon che rincorre i sui stessi fantasmi in un’illusoria maratona verso la frenesia.

Quando ci fermiamo viviamo veramente.

smettiamo di fare e produrre e ci prendiamo tempo per essere, sono momenti in cui avvertiamo una freschezza che disseta il nostro desiderio originario di benessere.
Nelle nostre vite corriamo da parte a parte per raggiungere obiettivi, onorare scadenze, compiere progetti. Sono tutte cose buone ed importanti ma che risulteranno vuote se non compensate dall’arte di fermarci.
Quale senso può avere raggiungere un traguardo difficile e complesso per cui abbiamo lavorato molto e sudato duro, se poi non ci fermiamo a contemplare ciò che abbiamo fatto? Quale gioia trarremo dai nostri sforzi e dai nostri raggiungimenti se non ci concediamo del tempo per essere consapevoli di ciò che è appena accaduto? Invece passeremo avanti al prossimo compito, a la prossima scadenza, all’ennesimo obbligo che ci toglierà il tempo per contemplare e riflettere.
La conseguenza è che non ci sentiremo soddisfatti per ciò che abbiamo appena compiuto infatti ci sembrerà che non sia stato abbastanza, che avremmo dovuto fare di più e non ci concediamo di gustare la gioia di godere dei risultati nostri sforzi.
Fermarci significa osservare ciò che abbiamo compiuto, o che stiamo facendo e diventare consapevoli di ogni passo che percorriamo, nel lavoro, negli affetti, nella nostra vita spirituale.
Così impariamo a contemplare.

La contemplazione è una forma di meditazione che ha il magico effetto di renderci partecipi di ciò che realmente abbiamo e fa diventare più vicino e raggiungibile ciò che dobbiamo ancora ottenere.
Questo perché osserviamo tutto con gli occhi della calma e della pace mentale piuttosto che della fretta e della tensione provocati dalle aspettative.

Fermarsi è un atto di amore.

È infatti concedere alle nostre vite bontà e rispetto.
È come tendere una mano d’aiuto a noi stessi per trarci fuori dal burrone dell’agitazione.
Imparandoci a prendere del tempo invertiamo la rotta verso babylon e ci incamminiamo sulla dolce strada di Zion, la nostra patria spirituale che esiste dentro ognuno di noi ma che lo stress tende a nasconderci.
Quando ci fermiamo e contempliamo le bellezze della vita e la nostra mente inizia a calmarsi allora sopravviene lucidità.
Questa lucidità è causata dallo Spirito di Dio che inizia a pervadere i nostri pensieri. In termini scientifici questo si esprime attraverso i processi neuronali che diventano più diretti e meno convulsi.
In questo stato di calma prendiamo le nostre decisioni più importanti, lasciamo andare ciò che non ci fa bene e ci impegniamo a voler raggiungere ciò che vorremmo essere ma che ancora non siamo.
Così creiamo la possibilità per mettere in pratica la nostra visione spirituale di noi stessi, per dirla con le parole della scienza creiamo nuovi tragitti neuronali che letteralmente espandono la nostra comprensione.

Quindi fermarci ci aiuta a creare.

Ecco perché pariamo dell’arte di fermarci perché quando lo facciamo diventiamo artisti di questa Creazione, e con un po' di pratica diventeremo in grado di materializzare la vita che realmente vorremmo vivere.
La nostra esistenza allora può diventare un’opera d’arte i cui respiriamo consapevolmente il nostro destino e leggiamo le pagine della vita come una calligrafia chiara e serena scritta nero su bianco.

Fermarci non significa affossarci pigramente sul divano in uno stato di semi sonnolenza in cui siamo più addormentati che svegli, riposarci e dormire è anche importante ovviamente ma non è quello di cui siamo parlando qui.
Fermarci consapevolmente significa essere infatti più svegli di quanto normalmente siamo e calmare le nostre menti dalle solite montagne russe dei nostri pensieri.
Allora potremmo usare un Salmo o recitare i versi di un chant Nyah Binghi, usare il nostro respiro o semplicemente osservare in tranquillità ciò che abbiamo davanti a noi. Tutto questo al fine di adagiare corpo e mente verso l’esperienza della pausa.

A quel punto, dopo un po' di pratica, svilupperemo la capacità di osservare realmente ed essere consapevoli di ogni centimetro intorno a noi e allo stesso modo vedere lontano miglia e miglia nei nostri destini, nelle nostre esperienze, tra gioie e difficoltà, tra prove e trionfi.

Resteremo piccoli ma grandi allo stesso tempo, semplici padroni di questa piccola ma infinita vita che conduciamo giorno dopo giorno, stanchi delle corse ma rigenerati dalla promessa di redenzione che la Lvity Rastafari ci presenta.

E proprio questa redenzione si avvicina quando impariamo a fermarci e a spezzare il circolo dell’agitazione. La redenzione infatti avvien qui, ora e non in un’altra dimensione, ecco che per raggiungerla dobbiamo creare i presupposti affinché essa si manifesti, e questo lo facciamo quando impariamo a fermarci.