sabato 25 febbraio 2017

l'esperienza di fede Rastafari



Ian’I procede nella forza e nel rendimento di grazie in questo nuovo giorno del Sabato, quando Ian’I siede per osservare questa Creazione secondo gli occhi dell’Onnipotente e non secondo quelli degli uomini. 

Ian’I spesso si trova a ragionare con chi è curioso del fede e della Livity Rastafari, sicchè dal momento che ogni Rastaman cammina con l’alleanza sul suo capo/volto diventa una bandiera del Re dei Re e l’energia che Ian’I porta con Ian’I incuriosisce ed ispira molti.
Molti avrebbero molte domande da farci ma spesso non riescono nemmeno ad esprimerle nella comprensibile difficoltà di voler chiedere qualcosa che non si riesce a verbalizzare o concettualizzare.
Ma se  Ian’I dimora nell’overstanding e nello spiritual network capisce ciò che quelle bocche vorrebbero esprimere, questo perchè Ian’I Rastafari legge i cuori e non le labbra, anche ad occhi chiusi e con le orecchie tappate potremmo capire ciò che il cuore di un altro essere umano tenta di  esprimere.
Molti, incuriositi dalla fede e dal modo di vivere, domandano a quale religione appartieni, quale Dio preghi,  in cosa credi ecc.. ma Ian’I sa che in realtà il loro cuore e il loro spirito vorrebbero chiedere: cosa vedi? 

Queste persone infatti si rendono conto che Ian’I procede verso una direzione ben definita come se stessimo seguendo un segnale che ci indica la via, percepiscono questa direzione ma in realtà non vedono  nessuna freccia, nessuna strada, nessun segnale.
E’ tutto comprensibile.

Fa parte del miracolo anche questo.
Il miracolo è che “La fede è fondamento delle cose che si sperano e prova di quelle che non si vedono” (Eb. 11,1).
La fede è come la vista. Pensiamo infatti a quando camminiamo o guidiamo verso un obiettivo, procediamo secondo quella direzione perché la vista ci dice che è quello il tragitto da seguire, se non vedessimo la meta dinanzi a noi non sapremmo in quale verso muoverci, ecco la fede è per lo spirito ciò che la vista è per il corpo.
La fede ti dice quale direzione prendere e quale cammino seguire, ecco perché è il fondamento delle cose che si sperano, come potremmo infatti raggiungere qualcosa in cui speriamo se non abbiamo la fiducia nel perseverare e, prima ancora, la fede che questa cosa sia il giusto obiettivo da raggiungere?
Ecco perché la fede è anche prova delle cose che non si vedono. Perché pur non avendo la certezza fisica e visibile di ciò che stiamo seguendo comunque inseguiamo e continuiamo verso quell’obiettivo diventando noi stessi prova del fatto che quell’obiettivo, seppure invisibile, esiste e vale la pena provare a raggiungerlo.
Quindi la fede prova, testimonia, certifica in modo più profondo e sincero degli occhi, perché si basa non semplicemente su vista o udito ma sull’esperienza intima e personale, quel fare esperienza è entrare in contatto con il Regno del Creatore.

A differenza di quanto molti affermino, la vera fede è sapere e non credere.
Credere è una cosa molto buona, che può aiutare la vita di un essere umano mostrandogli un’alternativa al vecchio cammino, ma credere ha i suoi limiti. L’uomo che crede è apparentemente forte finchè non arriva l’ostacolo che ha la capacità di sconvolgere ciò in cui egli credeva. Credere è un processo razionale, fatto di nozioni, parole, ragionamenti… apparentemente bello ma in realtà rischioso, incompleto.
Sapere invece è un diverso livello di fede. Potenzialmente illimitato, molto più sincero, semplice e vicino al Creatore. Sapere è esperienza. Non ragionamento.
Ragionare è molto importante ed aiuta lo spirito e l’intelletto, ma non può essere il compimento di un percorso di fede. Credere deve aiutare il sapere per avere una fede più solida. Il processo intellettivo deve essere un mezzo e non l’obiettivo.
Accettare dei principi in quanto si crede che essi siano giusti e corretti è buono ma l’obiettivo è farne esperienza, provare in prima persona.
La nostra mente è un grandissimo strumento che dobbiamo imparare ad utilizzare attentamente affinchè supporti la fede e la Livity, ma essa da sola non può essere un porto sicuro…anzi.
Credere ti dice che seguire una strada spirituale può cambiare l’uomo in meglio, sapere invece è essere consapevoli che quella trasformazione stia avvenendo in questo preciso istante. Il credere è un’esperienza indiretta in quanto si crede a qualcosa che qualcun altro ti ha riportato, il sapere invece è in prima persona, immediato, una profonda chiarezza che inonda la nostra consapevolezza.

Come una finestra di una stanza chiusa e buia che una volta aperta mostra una vasta ed aperta vallata e la luce che da essa penetra manifesta la bellezza e i colori di quella stessa stanza. Cosa può essere meglio, credere che quella finestra chiusa si apra su un bel paesaggio, oppure fare esperienza della luce calda che illumina il panorama e allo stesso tempo la camera?

La fede fondata sull’esperienza è molto più solida di quella basata sul credo, essa è si basa su un rapporto personale con il Creatore e non sul sentito dire. La fede consapevole dona la forza di affrontare prove e tribolazioni, offre energia sempre nuova per proseguire lungo il cammino, si autoalimenta istante dopo istante permettendo di tenere gli occhi fissi sull’obiettivo. È come essere in un mercato affollato e pieno di confusione ma riuscire tenere gli occhi su ciò che dobbiamo acquistare e non su tutte le persone che rumorose ci passano davanti.

Ian’I Rastafari è una Nazione in cammino. Girono dopo giorno procediamo verso la vera Terra Promessa, dobbiamo munirci della fede sincera che genera sicurezza affinchè le nostre ginocchia non si stanchino lungo il percorso. La fede dei Padri e Patriarchi ha permesso che Ian’I oggi possa essere partecipe della Livity e della dolcezza che essa porta ai nostri cuori. La fede degli Anziani Rastafari è stata capace di qualcosa di sorprendente agli occhi del mondo, essa ha creato una nazione universale basata sui principi dell’Onnipotente, una generazione che passa all’altra il testimone del Regno di Dio attraverso l’esperienza e non il proselitismo. Attraverso la testimonianza e non la recita di formule studiate. Movimento invece di stagnazione. Consapevolezza e non religione. Gente libera che ispira gente a diventare libera.
Luce che porta luce.

Ian’I Rastafari propone  la strada del Dio vivente che rende gli uomini viventi e liberi. Babylon dice che la fede rende gli uomini schiavi, mentre invece è esattamente l’opposto. Una persona con fede non si piegherà al primo abbaglio ma continuerà per la sua strada. Una persona con fede viva saprà riconoscere l’operato dell’Onnipotente e ogni giorno riceverà conferma della sua fede pur senza cercarla, perché nell’affidamento sarà la sua forza e nell’esperienza il suo tesoro. 

La persona di fede vede in un seme la possibilità di sfamare una moltitudine.
Selah

sabato 4 febbraio 2017

Rinascita Rastafari



In His Imperial Majesty Haile Selassie the First sono l’alba ed il tramonto di questi giorni, ogni azione venga compiuta per il rendimento di grazie e per il fine ultimo di questa Creazione ovvero la vita.

Stiamo entrando nel Reggae-Bob Marley month, ed è buono ricordare un episodio in cui chiesero proprio a lui cose bisognava fare per diventare Rasta? Marley rispose: “Devi nascere di nuovo”.
Ian’I deve meditare su queste quatro semplici ma potenti parole che contengono la verità che in questi giorni di Rivelazione Ian’I Rastafari vive e manifesta.  “Il giorno al giorno ne affida il messaggio e la notte alla notte ne trasmette notizia. Non è linguaggio e non sono parole, di cui non si oda il suono” (Sal 19).

In questa Creazione infatti assistiamo quotidianamente  al fenomeno della rigenerazione, nella perfetta armonia di alternanze ed incastri vitali, possiamo vedere come ogni frutto ed ogni manifestazione necessita di una rigenerazione, un ricambio, una rinascita.
È una semplice verità, un profondo insegnamento che spesso passa inosservato agli occhi dell’uomo.
La luce del giorno nasce dalle tenebre notturne, la gemma dell’albero sorge come il sole all’ alba dopo un lungo riposo invernale, l’animale soddisfatto dal sonno esce dalla tana per prendere parte nuovamente al ciclo naturale, il bambino esce dal buio del ventre materno con occhi chiusi per poi aprirli al suono delle voci del mondo.
Ecco ciò che sorge ha sempre bisogno di sorgere da qualcosa, ciò che apre o si apre necessità sempre di un qualcosa da aprire o da cui aprirsi. Così la nostra coscienza ed il nostro spirito, che vivono anche loro in questo sistema cosmico di alternanze. È la grande poesia dell’universo che tutti leggono ma nessun uomo ha mai scritto, il divino messaggio che offre una possibilità a chiunque decida di offrire legna alla fiaccola della vita.
Se l’uomo dovesse racchiudere il segreto della vita in un vocabolo, basterebbe dire nascita.
Qui tutti i misteri si svelano e tutte le paure svaniscono, le gioie si manifestano e la vita procede sempre e soltanto attraverso il processo di nascita. Noi stessi siamo una continua nascita, ma soltanto se osserviamo con gli occhi dello spirito possiamo vedere realmente questa potenzialità. Esiste una parte di noi che è pronta a rinascere ogni attimo, nel riconoscimento istantaneo del momento che si rivela, chi affila la propria mente, è capace di riconoscervi una rinascita. È proprio questo il mistero che offre all’uomo salvezza, la possibilità di essere sempre pronto a rinascere dal vecchio al nuovo, dall’errore alla correzione, dal male al bene, dalla sofferenza alla gioia, dall’irrequietezza alla solidità, dal timore al coraggio, è un cammino universale che iniziò il momento in cui lo Spirito di Dio aleggiava sulle acque.

Creazione. Rigenerazione. Salvezza.

Chi ha percorso le strade di questa Creazione ed è rimasto interamente soddisfatto di quello che ha visto? Chi ha vissuto i suoi giorni senza commettere errori? Chi potrebbe dire di essere giunto al completamento del proprio carattere? Chi può dire di aver visto il paesaggio più bello della Creazione?
Non credo che intelletto umano possa dichiarare nessuna di queste cose, in quanto è insita nella natura dei figli dell’uomo la necessità di completamento e rinascita, è la regola geneticamente spirituale che spinge l’umanità verso il miglioramento.
Le Sacre scritture ci mostrano il cammino dell’ uomo-Israele come esempio del prototipo di essere umano che dall’origine fino alle Rivelazioni compie un percorso di continua rinascita.
La rinascita presuppone una maternità, una gestazione, delle doglie ed infine un parto. Ecco queste fasi le possiamo ritrovare non solo nel neonato che nasce dopo esser stato feto, ma in qualsiasi essere umano che percorra una strada di liberazione spirituale, intellettuale, emotiva o fisica.

La liberazione più grande che Ian’I abbia mai potuto osservare nella storia dell’umanità è quella di scoprire che Dio è nell’uomo ed è uomo, di conseguenza l’uomo è anch’egli custode di un principio divino che non risparmia nessuno, esso è lo stampo della vita che rimane impresso nel profondo di ogni essere umano. Dinanzi a questa meraviglia Ian’I deve sedere e meditare a lungo per assaporare la gioia e la letizia che questa notizia porta con sé, esse se coltivate possono portare alla felicità, quella vera.
Quando l’uomo riconosce ed accetta che il Divino dimora in lui allora una parte del male incomincia a dissiparsi in quanto un altro soldato del bene si è aggiunto alla schiera di Dio.
Riconoscendo Dio in noi innescheremo il meccanismo di taglio del velo imparando lentamente a riconoscere il vero dal falso, come bambini in un nuovo paese resteremo nella costante meraviglia della novità, ci sembrerà di non riconoscere nemmeno la lingua parlata né i caratteri di scrittura..allora lavorando più su noi stessi ricorderemo in realtà quel linguaggio come una vecchia filastrocca imparata a memoria e mai dimenticata.
Quello è il linguaggio del sistema di Dio che è impresso nelle nostre persone dal momento in cui il divino soffio vitale ci diede esistenza. A quel punto incominciammo a camminare questa terra dimostrando al fango di essere diversi da lui, in quanto destinati ad una progenie di uomini che sarebbero stati come un libro di istruzioni al fine di manifestare il disegno divino per abitare questa Creazione.
Nell’uomo la carne e nell’uomo lo spirito, il microcosmo che è manifestazione del macrocosmo e che soltanto nella rinascita può realmente manifestare la sua essenza. Quest’essenza è la persona.
Così come l’essenza della Creazione è la Nuova Creazione, l’essenza della persona sarà la Nuova Persona, consapevole, divina, immensa, capace, sazia, contenta, in una parola: viva.

Ian’I Rastafari è uno scultore della realtà e della nostra persona, di conseguenza dell’umanità intera.
Alcuni sono chiamati ad essere legna per il fuoco, Ian’I siamo le radici dell’albero che non brucia ma resta verde per offrire frutti di benevolenza all’Antico dei Giorni.
Chi era distrutto e sfinito dall’errore e dalle afflizioni ha trovato una spiaggia sicura su cui poter finalmente trovar rifugio dai flutti, come Giona rivide la luce dopo tre giorni nel ventre del mostro così Ian’I può finalmente ritrovare la vita nella Livity Rastafari che ci offre di rinascere per poter finalmente vivere e non semplicemente esistere. Dreadlocks Livity/reality , Ital rebelution, ChristMan consciousness paralisi dell’ipocrisia, rimozione della stagnazione, cesura e pulizia, zelo da dissetare, desiderio di rinnovamento, supplica di crescita, compassione ed insoddisfazione per i propri limiti. Cicli, fasi, stadi, parole, immagini, suoni, gesti…tutto è rivoluzionato quando Ian’I si incammina lungo il percorso di liberazione, sete e fame vengono esaudite direttamente dal Creato che offre sostegno a quanti ne fanno parte.

Come gli uccelli del cielo che ogni alba cantano al sole come se fosse il primo giorno del mondo, così Ian’I rinasce nella Livity Rastafari nella leggerezza e semplicità del desiderio di bene.
Selah