sabato 17 febbraio 2018

Livity Rastafari, sappiamo cosa cercare?


Esiste un grave problema in quest’epoca ed esso affligge molti che, vecchi e giovani, sono in cerca di pace e benessere.
Questo problema è la diffidenza, lo scetticismo verso le bellezze di questa esistenza e soprattutto verso la sua realtà spirituale.

Quando parlo di diffidenza mi riferisco alla resistenza a volersi fidare e a voler credere che questa vita abbia una dimensione spirituale che la rende ricca e profondamente bella.
Non mi riferisco ovviamente alla diffidenza verso ciò che è negativo e che può essere nocivo per le nostre vite come quando ad esempio ci propongono di prendere parte ad un’azione negativa e noi siamo riluttanti perché sappiamo che non è cosa buona, in questo caso infatti essere diffidenti è un pregio e non un difetto.
La diffidenza verso il bello della vita è come un taglietto sotto un piede, all’inizio è un piccolo fastidio che si tende a tralasciare pensando che presto si rimarginerà, in breve tempo però il taglietto diventerà una ferita e ci impedirà di camminare. Ecco che lo scetticismo verso la dimensione spirituale dell’esistenza è un dolore molto simile, nasce da piccole domande o inquietudine interna e diventa un handicap che ci impedisce di percorrere serenamente e pienamente il percorso della nostra vita.

L’essere umano ha infatti innatamente bisogno di una dimensione spirituale così come ha bisogno di cibo e un luogo caldo per l’inverno. È una condizione naturale in cui nasciamo e rinunciarvi equivale a privare la nostra vita di una parte di linfa vitale, e sappiamo bene che questo può essere molto rischioso perché se quando in un albero una parte dei suoi rami smette di ricevere linfa a causa di qualche problema nel tronco, ecco che ben presto quei rami si seccheranno e il primo forte temporale li spezzerà.

Esiste una causa dietro a questa diffidenza: la paura del non sapere.

Quando molte persone si avvicinano ad una strada spirituale sono profondamente combattute da un conflitto interiore che da una parte li spinge a voler ricercare quella dimensione nuova, fresca e appacificante ma dall’altra li tiene legati alla “vecchia” realtà riempendo la mente di dubbi, incertezze, timori e vergogne che spesso purtroppo rischiano di deviare la via e far abbandonare la ricerca interiore.
Queste dinamiche sono comuni e tutti ci sono passati poiché fanno parte del modo in cui funziona la nostra mente, quando ti approcci a qualcosa di grande e con una forte capacità di cambiamento allora la mente entra in una “fase di protezione” che ti porta a scannerizzare e confutare le tue scelte così da verificare se realmente si tratta della strada giusta da prendere. Sono tutti processi naturali che se affrontati con serenità e magari con l’appoggio di qualcuno che ci sia già passato, possono essere superati e anzi fungere anche da trampolini di lancio per la propria pratica spirituale.
La diffidenza quindi è una spina da rimuovere dalle menti e dai cuori.

Queste incertezze e piccole “trappole” della nostra mente però sono alimentate da un problema di fondo che sta alla base di tutto ovvero il non sapere cosa cercare.
Questo è il nocciolo della questione che spesso diventa un trabocchetto per molti.
Dottrine e filosofie per migliaia di anni hanno tentato di mostrare la strada interiore ma non tutte hanno giovato, infatti quando mal interpretate e mal trasmesse, queste sono state in molti casi tremendamente nocive.
Il grave e purtroppo comune errore che una persona possa fare è quello di vedere la via spirituale come una strada verso un qualcosa di diverso da questa realtà.
Questa è la pietra d’inciampo più comune che può deviare la nostra ricerca.
Migliaia di anni di predica riguardo all’aspettare di andare in Paradiso per avere una vita migliore, di dicotomia tra un corpo terreno peccatore e un’anima invece buona e vicina a Dio, non hanno fatto altro che ingigantire la distanza tra l’essere umano e la sua dimensione spirituale ottenendo il risultato, spesso molto comodo agli oppressori, di intimorire e quindi indebolire le persone. Questo non è il messaggio originale delle Sacre Scritture ma purtroppo un’interpretazione deviata da coloro che avevano come obiettivo quello di tenere le persone in schiavitù fisica, mentale ed emotiva.

Il risultato è stata la confusione in quanto le persone hanno incominciato a cercare la dimensione spirituale al di fuori di questa realtà creando teorie e viaggi mentali che tendono a mettere questa in luce negativa al cospetto invece di un’altra immaginaria sfera di quest’esistenza che dovrebbe essere invece perfetta, buona, e senza problemi ma che invece non esiste e nessuno mai troverà perchè è soltanto frutto dell’immaginazione negativa di alcuni che hanno distorto il messaggio originale. Questo distacco e questa dicotomia provocano una profonda sofferenza esistenziale che allontanerà le persone invece di avvicinarle.
Non è un caso infatti che le chiese siano vuote, le “vocazioni” in crisi, e ci sia una gravissima crisi spirituale diffusa in tutto il mondo, soprattutto laddove scribi e farisei abbiano cementificato l’idea di una vita terrena distaccata da quella celeste.

La risposta a questa confusione è una: la dimensione spirituale di questa realtà è già pienamente presente in questa realtà.

La vita spirituale è già presente ed accessibile in questa realtà, non dobbiamo vagabondare con la mente alla ricerca di chissà quale teoria o suggestionarci con chissà quale viaggio mentale, anzi dobbiamo tenacemente diffidare da tutte le dottrine e gli insegnamenti che ci invitino a ricercare chissà quale aspetto “magico”, paranormale o sterilmente trascendentale che invece ci deviano dal vero obiettivo che è vivere la pienezza di questa realtà.
Ciò che ci circonda è già la dimensione più alta e il livello più mistico a cui possiamo ambire in quanto questa realtà è il Regno di Dio, essa è la manifestazione della potenza divina e il nostro potenziale giardino dell’Eden.
Siamo noi l’elemento che fa la differenza.
Tutto sta a noi a riuscire a sviluppare gli occhi giusti con cui poter vedere.
Ecco quindi  l’obiettivo delle pratiche spirituali: aprire gli occhi e imparare a vedere correttamente. Tutto ciò di cui abbiamo bisogno è già qui, tutto ciò che ricerchiamo è già presente, il Creatore non ha fatto nulla di incompleto e non ha fatto nulla di imperfetto, sono gli uomini che hanno complicato la strada dello spirito confondendosi con i viaggi mentali. I viaggi mentali indeboliscono l’uomo e lo fanno svolazzare come una foglia al vento, il “grounding” Rastafari invece, ovvero il radicarsi nella pienezza divina di questa realtà, rendono il fedele saldo, solido e fortemente ancorato al terreno delle benedizioni di Dio.

La Livity Rastafari dice che la pienezza del Regno di Dio è questo stesso mondo e questa stessa realtà, tutto sta a noi imparare a vedere le benedizioni che ci circondano ed uscire dallo stato di cecità e di sonno spirituale in cui l’ignoranza ci fa stare. Tutte le pietanze sono già sul tavolo e la mensa è già servita, ecco perché il nostro Dio si è fatto uomo mostrandoci la perfezione di questa realtà e la completezza di questa esistenza. Se l’uomo entra in sintonia con il Creatore e la potenza divina di cui è imbevuta questa Creazione allora scoprirà che nulla manca e nulla è stato sottratto, tutti gli elementi di gioia e perfezione sono già presenti come in un frutto sono presenti tutti gli elementi nutritivi che ci permetteranno di sopravvivere, noi non li vediamo ma essi ci sono e ci regalano salute.

Ecco che la via Rastafari è la santificazione di questa realtà, ovvero una pratica di vita tesa a riscoprire la divinità di questa vita e di questa Creazione e a fare esperienza così di quella pienezza esistenziale che è per natura riservata all’essere umano ma da cui diffidenza e scetticismo lo hanno allontanato.


sabato 10 febbraio 2018

Tutto ciò che ci circonda parla di Rastafari.


Tutto ciò che ci circonda parla di Rastafari.
Tutto quello che vediamo, leggiamo o ascoltiamo, se prestiamo attenzione ci manifesta Rastafari e puoi insegnarci Rastafari.

Rastafari è la via di vita connessa con il Creatore che si è rivelato nella persona di Haile Selassie Primo e che Ian’I i Rastafari bredren riconosciamo come il Messia Iyasos Krestos tonnato nella Sua seconda venuta per compiere le profezie che annunciavano il ritorno dell’Agnello di Dio come Leone Conquistatore della Tribù di Judah.
Questa è la base della teologia Rastafari e l’essenza del nostro Movimento.
Detto ciò, questa teologia e questa dottrina si esprimono nel modo in cui viviamo questa vita e non soltanto nella recita di preghiere on nella speculazione filosofica. Rastafari è infatti un’esperienza totale in cui l’essere umano vive nel Creatore perché riconosce che il Creatore vive in lui.

È un apprendimento costante in cui la vita stessa diventa il tuo libro di scuola e il Signore il tuo diretto insegnante. Le nostre persone divengono i quaderni su cui eseguiamo i nostri esercizi, a volte sbagliamo a volte abbiamo successo, a volte dobbiamo cancellare e ricominciare altre volte invece eseguiamo un bel compito e la vita ci regala un bel voto.
Dal momento che Ian’I considera la vita come il nostro libro per imparare allora dobbiamo apprendere come poter osservare questa stessa vita per comprendere al meglio e per poter formarci come bravi studenti di quest’esistenza. Molti infatti hanno delle buone intenzioni e ottimi propositi ma non sanno poi come applicarli, presi dallo sconforto si scoraggiano e abbandonano la strada verso la liberazione. Molti hanno delle intuizioni di Dio, avvertono il bisogno di vivere meglio nello spirito e capiscono che le loro vite necessitano di una dimensione spirituale ma non sanno come e dove cercarla, non capiscono da dove e come incominciare, sono delusi dalla chiese e dalle religioni, dall’ipocrisia dei sacerdoti e dei falsi profeti, così si scoraggiano e gettano la spugna tornando nell’inconsapevolezza che, sebbene dolorosa, non richiede grande sforzo e anzi si addice perfettamente alla pigrizia dell’essere umano così di modo di questi tempi.

La buona notizia è che la Livity Rastafari è la totale rivoluzione che questa epoca ci presenta, essa è la ricompensa per coloro che delusi dalle religioni degli scribi e dei farisei ricercano nella vita stessa il contatto con il Creatore e che soprattutto desiderano vivere nella giustizia e nella correttezza che rendono questo mondo un luogo più pulito e piacevole.
Nella Livity Rastafari impariamo ad imparare.
Il primo passo è scoprirsi bambini, umili, semplici e curiosi. Soltanto così potremo imparare ad imparare.

Un bambino infatti è predisposto naturalmente all’apprendimento, i suoi ricettori nervosi sono costantemente in una fase di apprendimento perché così il piccolo potrà istruirsi su come si vive in questo mondo. Il bambino osserva gli altri e il suo cervello processa un insegnamento per lui stesso, ogni istante è un’occasione di apprendimento perché la sua mente è in un costante stato di curiosità. Quando cresciamo invece questa “modalità” viene sostituita purtroppo da un’altra che è in realtà molto pericolosa ovvero l’impostazione “non mi interessa”. Questo avviene perché il centro dell’esistenza si sposta verso il nostro ego e non più verso il mondo esterno come quando eravamo bambini, tendiamo a manifestare che abbiamo già capito tutto e che conosciamo questo e quello e ci illudiamo di sapere già come vanno le cose e come sono gli esseri umani. Ci disegniamo questo quadro della realtà deluso, disilluso e scontento, arrabbiato e molto limitato. Il problema è che in realtà non conosciamo un bel niente e infatti ciò che etichettiamo come “questo l’ho già capito” è in effetti soltanto una presa di posizione basata sulle nostre percezioni o prime impressioni che sono spesso o quasi sempre sbagliate.
Quindi ci fissiamo su opinioni e le cementifichiamo con i nostri atteggiamenti, il problema che essendo le opinioni e le percezioni negative, il risultato sarà che la nostra esperienza di vita sarà negativa.
Vivremo una vita negativa e triste perché basata su visioni distorte della realtà.  Ecco perché il Cristo nei Vangeli ci avverte che il Regno dei Cieli sarà accessibile a chi sarà come un bambino. Proprio perché dobbiamo riscoprire dentro di noi la curiosità verso questa esistenza, il desiderio di imparare perché in realtà non sappiamo proprio nulla. Dobbiamo trovare quell’ umiltà per riconoscerci ignoranti e piccoli davanti ad un immenso mistero che è la vita e tutte le sue sfaccettature.
Allora tutto diventerà interessante, tutto sarà una scoperta e l’esistenza profumerà di avventura, scardineremo le false sicurezze che babylon avrebbe voluto inculcarci per tenerci assopiti e inizieremo a camminare verso la realizzazione del nostro destino.
Ecco che a quel punto la vita sarà il nostro libro di scuola e l’obiettiva sarà “la laurea della salvezza” ovvero vivere nella pienezza di questa Creazione come esseri umani naturali, originari, antichi e moderni allo stesso tempo, senza epoca e senza etichette, in una parola: liberi.

La creazione diventerà allora la nostra casa e il cielo il nostro vero tetto, il verde degli alberi sarà per noi accogliente e scopriremo la vera essenza della vegetazione che non è soltanto quella di nutrirci o di offrire ossigeno al mondo ma quella di curare i malesseri dell’uomo.
Impareremo ad usare le sfumature di verde presenti nei paesaggi come vere e proprie medicine contro il nostro dolore e le nostre nevrosi, saremo in grado di usare la linfa e la clorofilla delle piante per rigenerarci e per purificarci. Allora capiremo perché ci sono talmente tanti alberi e cespugli al mondo.
Impareremo ad usare le esperienze quotidiane come banchi di prova e lezioni di vita da cui trarre insegnamento, non tutte saranno belle ma utte importanti, impareremo a piangere e a ridere di ciò che ci accade e così scopriremo il modo in cui il Creatore ci sta educando e cosa sta cercando di trasmetterci in quel momento. Ci accorgeremo che ciò che ci accade è esattamente ciò di cui abbiamo bisogno in quel momento per insegnarci qualcosa di nuovo riguardo a noi stessi e al genere umano.
Impareremo a nutrirci anche senza mangiare, ad assumere cibo spirituale e non soltanto cibo fisico, capiremo la nostra dieta dell’anima da cosa dovrà essere formata, da cosa digiunare e cosa evitare così come quale sarà il nostro cibo spirituale preferito, forse leggere dei salmi, forse meditare al mattino presto, suonare, scrivere o aiutare gli altri in difficoltà.

La giornata diventerà piena e soprattutto sarà vibrante, emozionante e così scacceremo il male che si nasconde dietro la maschera della pigrizia e disinteresse, due delle peggiori qualità e afflizioni che può avere l’essere umano.
Nella Livity Rastafari impariamo ad imparare e scopriamo di scoprire.
Seguiamo l’esempio dei nostri anziani che hanno rinunciato alle comodità per andare a vivere tra le colline, tra la libertà degli uccellini del cielo e la limpida sincerità dei ruscelli, essi hanno lasciato babylon per scrivere le pagine di un nuovo cammino per l’essere umano. La loro scelta di vita non è stata limitata a loro stessi ma ha in realtà scritto una nuova pagina per l’umanità intera mostrandoci che è possibile in quest’epoca moderna vivere come esseri umani originali.
Non mi riferisco solamente al fatto di camminare a piedi nudi o di nutrirsi dei frutti degli alberi ma ad un qualcosa di ben più profondo ovvero il risveglio della connessione tra uomo e Dio attraverso l’esperienza diretta della Creazione che è la grande porta d’ingresso ai reami divini.
Essi hanno così cambiato il corso degli eventi e invertito il grande karma verso cui questo mondo andava, gli Incients Rastafari hanno manifestato la via di salvezza e la loro Livity è diventata, come accade per i santi, salvezza per altri esseri umani.
Attraverso il loro risveglio hanno risvegliato altri.

Pionieri a piedi nudi sono stati i primi a salire la montagna e ad andare ad incontrare Dio, proprio come Mosè fece salendo al Sinai, per poi tornare con i loro volti radianti della gloria del Signore.
E proprio quella luce e quella gioia che i loro occhi riflettevano sono state la mano protesa verso una generazione in cerca di redenzione, attraverso il loro spirito Ian’I ha potuto conoscere lo Spirito dell’Altissimo che permea questo Universo così da poter scoprire che questa vita è il nostro manuale di apprendimento e che, se impariamo ad osservare, ogni istante è un’occasione di redenzione e felicità.


sabato 3 febbraio 2018

Il concetto di "babylon" nella tradizione Rastafari


Nella spiritualità Rastafari così come nella Reggae Music sentiamo spesso parlare di babylon e delle sue caratteristiche negative. Quando Ian’I Rastafari ragiona e dialoga, spesso si sente il riferimento alla città o al regno di babylon.

Storicamente babylon o babilonia è una citta dell’antica Mesopotamia fondata circa duemila anni prima di Cristo lungo il fiume Eufrate e che esistette fino alla sua distruzione nel 539 a.C per opera di Ciro II di Persia che la rese provincia persiana fino al 331 a.C. quando venne annessa all'impero di Alessandro Magno.
Babilonia divenne nota per la sua ricchezza, per il lusso e per lo sfarzo, al momento del suo massimo splendore era infatti la città più grande del mondo antico estendendosi per circa 1000 ettari e i suoi abitanti, senza contare gli schiavi che potevano far raddoppiare il numero, erano circa 370,000.
Babilonia aveva ciò che nessun’altra città possedeva, immense torri (ziqqurat), alte mura, palazzi sfarzosi, stupendi giardini (anche se questi non sono in realtà mai stati localizzati) ed era il centro della magia e dell’idolatria babilonese. I suoi astrologi e i suoi indovini erano rinomati in tutto l’oriente antico.
Nella Bibbia questa città è citata soprattutto nell’ Antico Testamento dove viene descritta come la città opposta alla città santa di Gerusalemme. Così nella tradizione biblica babilonia rimane come la città del male, dell’orgoglio umano che aveva spinto i suoi abitanti a costruire una torre (Gen 11, 1-9) così alta da sfuggire ad un possibile nuovo diluvio, tale gesto era poi stato corretto dal Signore con la punizione della confusione delle lingue.
Questo luogo antitetico alla città di Dio era quindi non un simbolo ma una vera e propria realtà che rappresentava la deviazione umana da quella che era invece la strada di Dio. Babilonia che si oppone a Dio con orgoglio ed insolenza (Ger 50, 29-32), che si copre di delitti e misfatti di tutti i generi, come la stregoneria (Is 47,12), idolatria (Is 46, 1; Ger 51, 44-52), viene descritta come il tempio della malizia (Zac 5, 5-11).
Il profeta Isaia al capitolo 24 la descrive addirittura come la «città del nulla».

Babilonia ha anche però un ruolo provvidenziale, essendo infatti nulla a caso nella storia dell’essere umano, la città del male viene infatti usata dal Signore per diversi motivi, primo tra tutti è la purificazione che pulirà il cuore del popolo d’Israele.

Babilonia infatti sarà il luogo d'esilio dove gli israeliti verranno deportati (Ger 29, 1-20) e dove vivranno un periodo di sofferenza (2 Re 24-25) come ci ricorda anche il salmo 137 quando ci dice che: «sui fiumi di Babilonia », i canti fanno posto ai pianti.
Questa solitudine e questa angoscia saranno però funzionali a preparare lo spirito di Israele per l’arrivo del Messia. Infatti proprio durante l’esilio in babilonia la promessa del Messia restauratore e liberatore viene annunciata con forza e funge da unica speranza per il popolo di Dio deportato nelle terre straniere tra idoli, maghi e divinità pagane.

Possiamo quindi dire che nel Suo disegno perfetto il Signore utilizza babilonia come un mezzo di purificazione per i Suoi figli e per riacquistare l’attenzione dei loro cuori e dei loro spiriti verso il desiderio di salvezza e di liberazione.

Viene infatti promessa loro la remissione, ovvero il perdono e la libertà  (Is 61, 2 ) che è per il popolo di Dio una « buona novella » (Is 40, 9; 52, 7 ss). Ecco che gli israeliti in esilio vengono invitati a lasciare la città malvagia: « Uscite da Babilonia! » (Is 48, 20; Ger 50, 8) e a non toccare
nulla di impuro (Is 52, 11).
Essi vengono chiamati ad un nuovo esodo che li riporterà a Gerusalemme per vivere in libertà sotto il Regno eletto.
Di babilonia verrà annunciata la distruzione e resterà nella sapienza biblica come l’antitesi alla realtà divina, essa verrà citata infatti fino al libro dell’Apocalisse come il luogo del male.

Mentre invece e non a caso in alcuni ambiti del Cristianesimo il ricordo di babilonia tende a perdere importanza e nelle chiese non se ne parla più tanto, nella Livity Rastafari viene spesso citata ed è sempre presente il monito ad uscire da essa e a comportarsi in modo opposto ad essa. Infatti nella tradizione Rastafari il concetto di babylon viene approfondito ed esteso e definito in maniera ancora più profonda rispetto al passato, non potrò certo esaurire l’argomento in queste poche pagine ma quantomeno possiamo approfondire un pò il suo significato.
In Rastafari babylon diviene non più una città o un regno ma un vero e proprio sistema opposto al sistema di Dio. Per sistema intendiamo una connessione di elementi in un complesso organico ed unitario che funziona secondo determinate leggi.
Babylon è quindi il sistema negativo opposto al sistema di Dio.  Quest’ultimo si comporta e funziona secondo le leggi di Dio e la morale biblica che è il modo di vivere originario e naturale dell’essere umano creato ad immagine e somiglianza di Dio.
Quindi babylon è il modo di vivere, pensare e comportarsi lontano ed opposto a quello di Dio.

Ian’I Rastafari vive secondo la consapevolezza che questo mondo è permeato dalla presenza divina e che questa Creazione sia opera del Signore così come gli esseri umani siano la più alta manifestazione della Sua potenza creatrice. Sappiamo che questa Terra è il nostro giardino dell’ Eden e che lo stato originale dell’essere umano è santo, benedetto e creativo, proprio come i progenitori che passeggiavano alla presenza del Creatore nel Paradiso Terrestre.
Il fatto che Dio camminasse con loro e che essi fossero sempre alla Sua presenza sta infatti a significare che l’uomo originale è in costante presenza e rapporti con Dio al punto tale di vivere con lui.
Di conseguenza viviamo in uno stato di esistenza consapevole di questa benedizione e tentiamo di preservare e mantenere questa condizione di comunione con Dio.
Il sistema di babylon invece ha come obiettivo tutto l’opposto, ovvero allontanare l’essere umano dal suo rapporto intimo con Dio e spogliarlo della sua capacità creatrice e creativa così da rendere l’uomo schiavo proprio come ai tempi dell’esilio.
Questo rapporto di schiavitù non è soltanto espresso da catene ai piedi ma soprattutto da una sottomissione al male e la conseguente perdita della felicità, della salute e della potenza che invece sono qualità naturali dell’uomo.
Per far ciò babylon, proprio come espresso dalle Scritture, utilizza gli idoli ovvero falsi dei e false certezze che poi si rivelano essere un deludente inganno.
Questi idoli sono le illusioni malefiche con cui babylon vuole accecarci ogni giorno per portarci in uno stato di ignoranza costante.
Esse sono il materialismo, il desiderio di ricchezza come affermazione, il relativismo, l’individualismo, l’idea dell’onnipotenza umana e tutta una serie di deviazioni che puntano a rendere l’uomo schiavo delle sue paure e dei suoi limiti. Alla base di tutto ciò però giace il primo e basilare abbaglio di babylon che è la “desacralizzazione” ovvero convincere l’essere umano che non ci sia nulla di sacro e divino in quest’esistenza ma che sia tutto un mondo che va avanti da solo secondo leggi e dinamiche di cui l’uomo diventa succube e che può solamente accettare ingoiando a malincuore l’angoscia che questo gli provoca.

Purtroppo questo sistema di pensiero e di azione che viene giustamente definito da Robert Nesta Marley come un “vampiro che succhia il sangue di coloro che soffrono” è talmente radicato nei tessuti di questo mondo che l’unico modo per sfuggirvi è una totale presa di coscienza e conseguente drastico distacco dalle sue dinamiche.
Nessuno è esente dal giogo di babilonia, la differenza è che alcuni alzano lo sguardo e si risvegliano mentre altri continuano nel sonno e nella schiavitù da esso imposte. Babylon esiste dentro e fuori di noi, Ian’I Rastafari deve scendere nel profondo delle nostre persone per attuare quella liberazione che ci permetterà di uscire da babilonia ed incamminarci verso la terra del nostro Padre Haile Selassie Primo.
Dobbiamo esaminare tutto ciò che esiste fuori e dentro di noi pregando di poter vedere con gli occhi del Creatore e non solo con i nostri che hanno ancora una vista offuscata ed annebbiata. Dobbiamo incamminarci verso la Terra che ci è stata promessa come ricompensa all’esilio che viviamo stando alle leggi e ai comportamenti di babylon che ci opprimono e ci impediscono di manifestare la pienezza delle nostre personalità.
Dobbiamo essere ribelli.
Non nelle parole ma in ogni goccia di sangue che scorre dentro di noi.
Non dobbiamo ribellarci con urla, cattiveria, rabbia e confusione ma con ogni singola nostra azione affinchè il sistema di babilonia possa temerci come i suoi più acerbi nemici.
Non dobbiamo combattere con malizia e maldicenza ma risplendendo di saggezza, solidità, convinzione, fede, felicità e soprattutto irradiando il supremo amore che abbiamo imparato direttamente da nostro Padre quando con Lui passeggiavamo nei giardini del Paradiso Terrestre.
Selah