domenica 24 dicembre 2017

Rastafari e Natale occidentale

Le strade sono illuminate e le cucine delle case affollate per i preparativi, chi invece è rimasto indietro con i regali scende verso i negozi sperando di imbattersi in meno folla possibile. Sono le classiche scene dei natali a cui l’occidente è abituato.
Siamo alla vigilia del Natale cattolico e tutto il mondo entra in questa breve frenesia di festività… per alcuni un’imperdibile occasione commerciale, per altri un invito al consumo spietato, per altri ancora una sincera esperienza religiosa.

Ian’I Rastafari osserva e medita su ciò che accade intorno e dentro di noi. Il nostro Natale è ancora un po' lontano in quanto cade infatti il 7 gennaio ed è chiamato Ghennà, è il Natale originario, la data che tutti i cristiani del mondo osservavano prima che la chiese occidentali cambiassero calendario e date delle feste.
E’ il Natale che la famiglia ortodossa celebra e che Ian’I Rastafari riconosce in quanto ci rispecchiamo nella Cristianità etiopica, quella originaria, vicina ai primi apostoli e ai primi gruppi cristiani.
Di conseguenza il 25 dicembre non conta così tanto per Ian’I e anzi è visto come una festa purtroppo privata della sua valenza spirituale e sempre più forzata ad essere occasione di eccesso nelle spese, nei consumi, nel cibo ecc.

Ma non è mia intenzione oggi stare qui a criticare e lanciare fuoco sul “babylon christmas”, questa infatti è una cosa che già fanno in molti e risulta anche un po' scontata…anche i cattolici stessi o i protestanti sanno che il 25 dicembre è diventata un’occasione consumistica più che una festa di spirito. Ian’I deve saper trovare nuova linfa e sempre un’occasione per risorgere dall’ignoranza.
Ian’I oggi vuole andare oltre i luoghi comuni e le critiche sterili, Ian’I deve farsi ispirare da Sua Maestà Imperiale Haile Selassie Primo che è il catalizzatore del bene in questa Creazione e che infatti ogni 25 dicembre, pronunciava discorsi o mandava auguri o celebrava i festeggiamenti con i suoi cari e ospiti a palazzo.

Ma perché HIM faceva ciò se non era il Suo Natale?
Egli infatti essendo un cristiano ortodosso etiope celebrava la nascita di Cristo il 7 gennaio.
La risposta sta nel cuore dell’uomo e non nelle convenzioni o date religiose.

Ian’I Rastafari infatti deve essere in grado di osservare il cuore dell’essere umano e saper riconoscere il bene ovunque esso sia ed in qualunque momento si manifesti. Molti di noi saranno invitati a festeggiare con le famiglie o con parenti e la cosa peggiore che potremmo fare è quella di sentirci a disagio o in una posizione scomoda. Dobbiamo invece fare il contrario, essere catalizzatori anche noi stessi di positività e di entusiasmo nel partecipare ad una condivisione familiare, e non facciamo ciò in onore del natale cattolico ovviamente, perché siamo i primi pronti a criticarlo, ma per onorare i nostri cari che ci stanno intorno e il fatto che essi siano lì con noi presenti anche questo anno e rendere grazie per la vita che scorre.
Dobbiamo vivere nell’overstanding e non piegarci al babylon system.
Ian’ai rastafari sa infatti che la commercializzazione sfrenata e la perdita di significato del Natale cattolico è un altro strumento di babylon per confondere i cuori delle persone e distoglierli dal vero senso natalizio, di conseguenza se noi cadiamo in un adolescenziale spirito di conflitto o rigetto o critica sfrenata non faremo altro che cadere nella trappola di babylon creando divisione, senso di giudizio, emarginalizzazione e di conseguenza dolore.
Invece Ian’I Rastafari è più forte e più lucido di babylon e sa che laddove le differenze dividono il cuore e lo spirito di bontà uniscono.

Ecco allora che partecipare al festeggiamento natalizio in famiglia può esser un’occasione di gioia e ricchezza nonostante la nostra forte critica verso la commercializzazione occidentale. Non dobbiamo sentirci in colpa, nervosi come se stessimo partecipando ad un qualcosa di negativo, così facendo cadremo nella trappola di babylon. Dobbiamo invece dimostrare che come persone spirituali ed intelligenti quali siamo, possiamo celebrare lo spirito di una festa anche se non fa parte della nostra tradizione.
Per far ciò dovremo essere capaci di celebrare il sentimento individuale di ogni persona coinvolta e non la data del calendario, dovremo percepire ed onorare il fatto che nostra madre o nostro zio siano lì insieme in un clima di celebrazione della vita e Ian’I Rastafari deve partecipare a quell’energia e non bloccarla o respingerla.
In questo modo non soltanto scardineremo il desiderio di babylon di impoverire il Natale di sentimenti e profondità ma addirittura saremo noi che incrementeremo e potenzieremo lo spirito di festa anche se non è una nostra festa!

Immaginiamo di avere degli amici Musulmani, o Hindu o Buddisti e che essi ci invitino a partecipare con loro ad una ricorrenza della loro tradizione spirituale, che cosa faremo? Rifiuteremo? Andremo lì con il muso lungo perché non è una cosa che ci riguarda? Staremo lì ad aspettare ogni occasione per puntualizzare che siamo venuti per far un piacere ai nostri amici ma che ci sentiamo a disagio?
Tutto ciò sarebbe veramente bambinesco e contrario a quello che è il forte spirito Rastafari.
Se siamo veramente i figli del King of Kings che è il Protettore e Difensore delle fedi dell’umanità, se siamo veramente il frutto di migliaia di anni di fede iniziati con Abramo Isacco e Giacobbe e rivelatisi nella Livity Rastafari che è la celebrazione della vita vissuta, allora possiamo essere capaci di fare più di questo.
Ian’I Rastafari può essere pronto a celebrare anche quando non è una nostra festa perché sappiamo celebrare la vita, le intenzioni e la presenza delle persone aldilà di credo, colore o tradizione culturale.
Ian’I Rastafari è in grado di cogliere la bontà e il sentimento dietro ai gesti di una persona anche se questa non condivide la nostra fede e anche se noi non condividiamo la ricorrenza che ella stia festeggiando, in quanto Ian’I celebra il Creatore di tutto ciò che è buono su questa terra e partecipando a celebrare ciò che non ci appartiene ci esercitiamo a celebrare in maniera disinteressata rafforzando così la nostra pratica spirituale. Quest’occaisone diventa così anche per noi un esercizio spirituale.

Ecco perchè il King of Kings celebrava anche il Natale occidentale in armonia e nel sorriso del cuore.
Perché in questo mondo esiste già così tanta divisione che provoca sofferenza e dolore, esiste cecità provocata da ignoranza ed emarginalizzazione. Esiste fanatismo e ghettizzazione, esiste odio camuffato da preghiere o finti abbracci.
Tutto ciò è radicato nella paura di babylon che i veri sentimenti di gioia, unità, condivisione, partecipazione e inter-connessione possano prevalere e rendere gli uomini liberi di governare il proprio destino.
Seguendo l’esempio di HIM Haile Selassie Primo, Ian’I Rastafari celebra tutto ciò che di buono ci sia su questa terra e scavalcando formalità religiose Ian’I diventa un canto vivente di celebrazione di vita in qualsiasi forma eticamente e moralmente corretta essa si presenti. Senza perdere la nostra identità e tradizione Ian’I rende grazie per il rendimento di grazie insieme a coloro che siedono accanto a noi.

Il nostro pensiero e le nostre preghiere devono andare a tutti coloro che soffrono nel corpo e nello spirito, alle famiglie che hanno perso un loro caro o quelle che sono rimaste spezzate per la cecità e per lo spirito di divisione dei loro componenti, dobbiamo pregare per chi non ha la forza di pregare e dobbiamo innalzare chi soffre durante queste feste. Ian’I Rastafari deve aiutare il povero ed il bisognoso in base ai propri mezzi, considerando che se non avessimo lo spirito e l’ispirazione del Signore anche noi saremmo poveri e vivremmo in luoghi desolati della nostra anima.
Se questo è il babylon Christmas, allora Ian’I usa un’occasione di babylon per sconfiggere e neutralizzare babylon.


Rastafari Livity e vibrazioni di amore per tutti.

sabato 16 dicembre 2017

Rastafari, rinunciare per ottenere. Parte 2

Così come un carro alleggerito dal peso andrà più veloce ed eviterà di affondare nel fango, così la nostra persona ripulita da negatività ed emozioni dolorose potrà camminare più libera verso la liberazione.
Rinunciare significa accogliere.

Nel momento in cui noi rinunciamo a seguire un determinato pensiero negativo o uno stato d’animo doloroso allora accogliamo il bene di questa Creazione e facciamo la volontà di Dio.
Così facendo liberiamo noi stessi e liberiamo il mondo di conseguenza, ecco ciò che Rastafari intende quando diciamo che il destino del mondo è nelle nostre mani.
Rinunciare non è un atto di privazione ma di arricchimento, soltanto uno stolto vorrebbe tenere con sé ciò che in realtà gli fa del male. Il problema è che la maggior parte delle volte non riusciamo a distinguere ciò che ci nuoce realmente perché tendiamo a vedere solamente il sintomo e non riusciamo ad andare in profondità per poter capire quale sia la vera radice del nostro malessere, quale sia l’ostacolo che ci impedisce di poter essere chi realmente siamo.

Ecco che la Livity Rastafari ci insegna a fermarci, osservare e semplificare.
Calmare il corpo, calmare poi la mente e apire il cuore in umiltà sono i primi passi per poter scendere in noi stessi e osservare ciò che dimora nel nostro cuore e nella nostra mente.
In Rastafari impariamo “cut and clear” ovvero ad esaminare con occhi chirurgici le nostre vite e a rimuovere con il bisturi della Livity la malattia e a pulire poi la ferita con l’unguento dello Spirito. Quando scendiamo in noi stessi e osserviamo la nostra esistenza sicuramente troveremo qualcosa che non ci piace. Molti a questo punto rimangono scoraggiati e in preda alla confusione dei pensieri e delle emozioni, rinunciano al “santo viaggio” avviliti da quanto sporco vedono da dover ripulire.
È comprensibile, il cut and clear richiede tanto coraggio, perché si tratta di incidere e rimuovere le parti brutte di noi e di conseguenza avvertiamo inizialmente un sentimento di incertezza, o alcuni sono così accecati dall’ego che ritengono che rinunciare a qualcosa di loro stessi, sebbene si tratti di qualcosa di negativo, sia una sorta di perdita e di sconfitta o di privazione della loro persona. Queste persone vedono il rinunciare come una debolezza, mentre in realtà agiscono così perchè, spaventati dall’entità del lavoro, non riescono a trovare la forza per “operare”.

In verità l’attività di ripulire noi stessi dalle infermità spirituali e dai limiti mentali è un’attività che ci porta un enorme senso di liberazione, di sincerità verso noi stessi e verso il mondo e ci porta a pensare in maniera più lucida e limpida.Ecco perché la rinuncia è arricchimento.
Questo gesto porta la nostra persona al centro della nostra esistenza e non più su un lato come eravamo prima quando aspettavamo che qualcuno o qualcosa facesse per noi il cambiamento che soltanto noi possiamo fare.
In Rastafari percorriamo una strada spirituale attiva e presente. Credere in Dio per noi non è avere un babysittter a cui rimettere gli sforzi che invece noi dobbiamo compiere. Al contrario Rastafari è una via di vita spirituale in cui il fedele lavora insieme a Dio verso la sua liberazione e verso il miglioramento di questa Creazione. Il Re dei Re non è un burattinaio che muove i fili dall’alto del teatrino di questa vita, piuttosto Egli è un “coach”, un allenatore che dalla sua esperienza ti mostra cosa e come cambiare nella nostra vita così da poter raggiungere prestazioni migliori. Come ogni atleta che voglia raggiungere un buon risultato, così noi dobbiamo essere disciplinati e motivati a percorrere questa strada con impegno e soprattutto con felicità.

Un forte elemento della rinuncia è infatti il senso di soddisfazione che da essa proviene, e sappiamo bene che la soddisfazione è uno degli elementi della felicità. Una persona infatti per essere felice deve essere in salute nel corpo e nello spirito e ovviamente per raggiungere questa salute dobbiamo praticare le rinuncia.
Così come rinunciamo a cibo corrotto e a sostanze intossicanti allo steso modo dobbiamo individuare e rinunciare alle afflizioni della nostra vita, riconoscendole e lasciandole andare come quando siamo a dieta rinunciamo a determinati cibi che potrebbero farci male.
Seguendo la sacra via della Livity Rastafari noi riceviamo un “libro di istruzioni” per individuare e poi rimuovere ciò che è negativo dentro e fuori di noi. Tutto ciò avviene soltanto vivendo la Livity, non pensando di aver capito di cosa si tratti.
L’unico modo per vivere bene è vivere consapevolmente.
Così come con il ferro affiliamo il ferro così usiamo la vita per migliorare la vita.
La strada Rastafari è una via di ispezione, in cui osserviamo tutto ciò che ci passa vicino, dentro e fuori di noi, analizziamo consapevolmente le vicende e i fenomeni, studiamo questa esistenza e i suoi risvolti perché lasciamo che la vita ci insegni a vivere.

Guardiamo dentro di noi per le risposte, e le troviamo.

Quando le troviamo allora tagliamo ciò che non ci piace e puliamo la ferita, forse un po' doloroso al momento ma ne trarremo giovamento per il resto dei nostri giorni. Non esiste infatti nessun libro che parli nello specifico di noi stessi e che ci possa insegnare a vivere, dobbiamo quindi utilizzare la vita come libro di apprendimento, seguire le istruzioni del cuore e risanare la nostra persona verso la soddisfazione, la felicità e la leggerezza.

sabato 2 dicembre 2017

Rastafari, rinunciare per ottenere

Per sua natura l’essere umano è un grande pentolone di pensieri, emozioni e stati d’animo che a seconda delle circostanze possono essere positivi e piacevoli ma anche negativi, conflittuali e dolorosi.
Esistono circostanze interne alla nostra persona e anche circostanze esterne, ovvero azioni, comportamenti, dinamiche di abitudine e anch’esse possono avere un effetto positivo o negativo sulla nostra persona e sugli esseri viventi intorno a noi.
Di conseguenza è sempre stato un desiderio ed un’esigenza per l’umanità quella di tendere alla liberazione.
Per liberazione intendiamo quel processo in cui l’essere umano si “ripulisce” o da ciò che sporca il suo spirito e la sua persona interiore ed esteriore per diventare quindi libero ovvero non più schiavo di pensieri e comportamenti negativi che provocavano sofferenza e nel suo prossimo.
La liberazione è il processo che porta alla libertà ovvero essere padroni della propria persona e del proprio destino.

Purtroppo in Babylon per libertà si intende la possibilità di fare tutto ciò che uno vuole senza nessun limite o ammonizione da parte di qualcun altro, ecco…nulla di più lontano. Quello che babylon intende come libertà è invece una sfrenato e nevrotica anarchismo di comportamento e di pensieri, Ian’I Rastafari sa che questa attitudine alla vita purtroppo non fa altro che aumentare il dolore e la sofferenza nell’essere umano in quanto nell’illusione di liberarsi ci si incatena in modo ancora peggiore e più doloroso in altri vincoli e afflizioni.
Ciò verso in vece dovremmo lavorare è la liberazione completa da tutto ciò che ci fa male e ci fa soffrire, a livello fisico, spirituale, psicologico ed emotivo. Per far ciò prima di tutto dobbiamo cercare dentro noi stessi chi realmente vogliamo essere in questa vita così da avere una sorta di modello da seguire, dobbiamo trovare dentro di noi la nostra persona libera da afflizioni, guarita dalle sofferenze di babylon e dall’ ignoranza che essa inculca nella società.

A questo fine dobbiamo imparare a rinunciare.
Infatti liberazione e rinuncia vanno di pari passo.
L’attività della rinuncia è un ingrediente fondamentale per guarire e per giungere a quella condizione che tanto desideriamo nel nostro cuore. Rinunciare significa prendere una posizione coraggiosa e determinata nell’ abbandonare tutte le cose che non si conformano più a quel modello che abbiamo ora dentro di noi. Non significa rinunciare alle cose belle della vita che ci arricchiscono e ci rendono felici ma significa tagliare via pensieri, abitudini e comportamenti che invece non fanno altro che appesantire la nostra persona e continuare a far girare la ruota del dolore e della debolezza dentro di noi.
Questa “ruota” è il circolo vizioso in cui negatività produce altra negatività, sofferenza produce altra sofferenza.
Un esempio per comprendere meglio questa ruota è quando commettiamo una cattiva azione verso una persona cara, assistiamo ad un trasferimento di negatività da noi stessi verso quella persona che magari era senza colpa alcuna ma su cui noi rigettiamo la nostra frustrazione e nervosismo. Quella negatività farà poi stare male lui o lei e quando la rabbia e la tensione si smorseranno nella nostra mente allora nel vedere lui o lei soffrire staremo male anche noi ed ecco come la nostra negatività ci ritorna contro. E  non è finita qui, infatti quel sentimento di colpa e di aver commesso ingiustamente un errore e aver fatto stare male altri, minaccerà la nostra autostima e il senso che abbiamo di noi stessi ingigantendo così il nostro dolore portandolo ad un livello esistenziale e non più legato ad un singolo avvenimento ed incominceremo così ad avere stati d’animo e pensieri negativi che magari non sono apparentemente per nulla connessi a quell’evento iniziale ma che sono prodotti dello stress e del dolore che vivono ancora dentro di noi. Ecco come azioni, comportamenti e stati d’animo sono interconnessi ed ecco perché la strada verso la liberazione deve avvenire su più livelli: fisico, psicologico e spirituale proprio per liberare quella Trinità che vive dentro di noi e che è composta da mente, corpo e anima.

Per praticare la liberazione non c’è cosa più consigliata che praticare la rinuncia.
Rinunciare a dire quella parola che provocherà dolore, rinunciare a seguire quel pensiero che ci porterà lontano dalla bellezza del momento presente, rinunciare a fare quella cosa o andare in quel luogo che sappiamo non ci porteranno nulla di buono.
Soprattutto la rinuncia ad essere dipendenti da ciò che ci fa male, cibi, abitudini, pensieri, attitudini.
La dipendenza è schiavitù e la schiavitù è tristezza.
Rinunciare a ciò che è negativo e contrario alla nostra vita è come un uccellino a cui viene aperta la gabbia e può finalmente volare via. Man mano che ci libereremo da ciò che ci fa male ci sentiremo sempre più come quell’uccellino che può finalmente esplorare la vastità del cielo così come noi potremmo esplorare la meravigliosa potenzialità di una vita senza quelle vecchie sofferenze, potremo scoprire nuovi angoli e nuovi scorci da cui osservare la nostra esistenza e riassaporeremo una freschezza e un appagamento che forse non provavamo da quando eravamo molto piccoli.
Questo perché rinunciare al male ci fa riappropriare del bene.
Rinunciare a pensieri negativi e azioni dolorose che evocano una vibrazione di morte (intesa come assenza di vita/benessere) ci fa riappropriare della vita e della sua pienezza.
È una vera e propria trasformazione che porta alla rinascita verso una condizione di vita nuova e luminosa, ecco perché Ian’I Rastafari parla di rinascere in Rastafari.

La Livity Rastafari è l’essenza della trasformazione dell’esistenza umana, il passaggio dalla condizione di schiavitù a quella di sovranità, quando prima eravamo schiavi delle dinamiche di Babylon applicandoci nel “cut and clear” ovvero nel tagliare chirurgicamente ciò che non ci fa bene e pulire la ferita con l’energia rigenerante dello Spirito, arriviamo ad uno stadio nuovo  dell’esistenza che è vivere da sovrani e maestri delle nostre vite.
Non a caso la nostra fonte d’ispirazione è un re, ovvero il Re dei Re Haile Selassie Primo, sovrano della dinastia Davidica che ha eccelso nella Sua capacità di essere esempio per il mondo intero.
Nella pratica di vita Rastafari guardiamo a Lui come modello su cui plasmare la nostra persona e il nostro progetto di società, famiglia, comunità ecc. Così come cerchiamo dentro di noi quel modello di nostra persona felice da realizzare nella nostra esistenza, così prendiamo Haile Selassie come stampo su cui realizzare il nostro comportamento in questo mondo e di conseguenza influenzare il genere umano.
Così come la luce accesa in una stanza dissipa immediatamente l’oscurità, così il modello perfetto del Re dei Re elimina automaticamente ogni negatività ed ogni malessere.
È una sorta di miracolo ma è così.
Non possono esserci luce ed oscurità allo stesso tempo, quindi meditando sulla persona divina di Haile Selassie e conformandoci al suo comportamento noi dissipiamo automaticamente la negatività che esiste dentro e fuori di noi avvicinandoci sempre più a quella liberazione che tanto desideriamo.

Ecco perché la Livity Rastafari è così rivoluzionaria e così potente, perché non è una dottrina di pensiero o meditazione ma un’esperienza reale basata sulla REALE esistenza della persona di Haile Selassie e sui Suoi comportamenti e sulle Sue azioni. In altre parole, Rastafari non è una pratica devozionale in cui ci sforziamo di raggiungere qualcosa che non si vede ma che sappiamo in qualche modo esserci, Rastafari è qualcosa di molto più grande e potente perché poggia su un fondamento sicuro e reale che è la persona di Haile Selassie e il Suo comportamento che è sotto gli occhi del mondo intero e della storia dell’umanità. Ecco perché diciamo che la vittoria è sicura, perché è già avvenuta nella persona di Sua Maestà che grazie alla Sua luce ha dissipato l’oscurità del mondo e delle azioni negative del genere umano.
Dissiparle non signifivca che le abbia eliminate dalla faccia della terra ovviamente ma piuttosto che Egli ci abbia mostrato un modo di vivere privo di male e negatività, di conseguenza sappiamo che è possibile vivere in questo mondo e in questa epoca in maniera retta, compassionevole, felice in una parola: santa.
Così come Haile Selassie ha rinunciato a governare il Suo paese in modo negativo e corrotto scegliendo piuttosto una via equilibrata e misericordiosa, così noi dobbiamo rinunciare nelle nostre vite a scegliere la condotta sbagliata e aspirare ad un comportamento sano e corretto per il benessere nostro e dell’umanità tutta.

Haile Selassie ha liberato il mondo attraverso il Suo esempio, noi possiamo liberare noi stessi attraverso il nostro comportamento.
Allora capiremo che il nostro destino è realmente nelle nostre mani, e che la libertà non è poi così lontana.


sabato 18 novembre 2017

Un'energia che vivifica: Rastafari e Spirito

La Livity Rastafari è una “via di vita”, ovvero un modo di vivere questa esistenza in modo più completo, radicato e allo stesso tempo elevato.
È un’esperienza di vita benedetta e connessa con il  Creatore. Ecco perché non parliamo di religione ma di Livity. La via di vita Rastafari è una strrada stretta e diritta, spesso come tutte le cose belle è accompagnata da ostacoli e difficoltà.
La verità però è che questa Livity porta con sé tanta gioia e conseguentemente può portare alla felicità. La felicità infatti è uno stato prolungato di benessere e stato d’animo lieto e mente presente a differenza della gioia che è un’esperienza limitata e spesso momentanea, molto più volubile.

L’esperienza di fede deve portare gioia, così come deve portare energia e forza.
Esiste un motivo perché la Livity Rastafari è una strada felice e gioiosa.
Perché è un’esperienza pervasa dallo Spirito di Dio. Quando viviamo in Rastafari, viviamo una vita differente da quella comune. In Rastafari viviamo la pienezza di questa vita in quanto viviamo con Lui che ha creato questa vita. La Livity Rastafari è la strada verso la liberazione, psicologica, emotiva e fisica, praticando questo modo di vivere liberiamo i tre pilastri del nostro essere: mente, corpo e anima.
Essi formano la piccola e semplice trinità di cui noi esseri umani siamo composti, liberando questi tre aspetti delle nostre persone raggiungiamo un esperienza di vita ben diversa da quella che vivevamo in passato.

Per liberare corpo mente e anima in Rastafari usiamo lo Spirito di Dio che è il modo più semplice e diretto per fare esperienza dell’Altisssimo.
Lo Spirito di Dio è l’energia di Dio, una vibrazione energetica che non ha bisogno di parole, regole, spiegazioni o dogmi ma che è potenzialmente percettibile e accessibile da tutti gli esseri umani. Lo Spirito è sempre presente, sempre riconoscibile in quanto è la linfa di vitalità che scorre in questa Creazione visibile ed invisibile, Esso non richiede lauree né catechismo anzi quanto più semplici e puri siamo tanto più ne possiamo fare esperienza, ecco perché il Messia Iyasos Krestos ci insegna ad essere come bambini per raggiungere il Regno dei Cieli.
Ecco questo Regno dei Cieli non è in cielo ma è qui e ora perché se lo Spirito è sempre esperibile di conseguenza anche il Regno dei Cieli lo sarà.
Nella Livity Rastafari approcciamo lo Spirito di Dio in maniera un po' diversa rispetto ad altre fedi e correnti spirituali. In Rastafari viviamo lo spirito di Dio in modo molto naturale e spontaneo ovvero sappiamo che Esso è lì sempre presente e che dipende da noi percepirlo più o meno.

Sappiamo che lo Spirito è gioia, ma perché? Perché lo Spirito dell’Onnipotente è un’energia che vivifica la nostra esperienza di vita. Come può qualcosa vivificare la mia vita che è già viva?
Lo spirito di Dio dona spessore e presenza a tutto ciò che esiste dentro e fuori di noi, in altre parole rende tutto vivo e pulsante, e permette a noi di percepire questa vita e questa presenza che ci è sempre intorno ma che spesso non vediamo in quanto presi da emozioni, pensieri e paure. Lo Spirito di Dio è, permette l’esempio semplice, come ciò che differenzia un piatto di cibo freddo e lo stesso piatto riscaldato, la pietanza è la stessa ma il calore ha la capacità di riattivare i sapori dei suoi ingredienti, facendoli così percepire più profondamente perchè avvolgono totalmente i nostri sensi e ci riempiono di gusto. Avvertire così profondamente questo gusto ci fa sentire vivi e presenti, porta dentro di noi una sensazione di piacere e benessere, sentiamo che stiamo assaporando fino in fondo ciò che mangiamo.
Ecco lo Spirito di Dio è il calore che riscalda questa Creazione permettendoci di assaporarne pienamente il gusto facendoci meravigliare per quanto bella ed intensa questa vita possa essere.  Esso rende interessante e dolce ogni momento ed ogni cosa buona che esiste nelle nostre vite, rende i nostri attimi piacevoli e sviluppa in noi una curiosità per ogni istante, e la curiosità può essere il principio dell’amore. Ecco che lo Spirito ci porta ad amare.

La cosa fantastica è che quando noi veniamo vivificati dallo Spirito automaticamente riceviamo la capacità di vivificare a nostra volta ovvero possiamo trasmettere quel calore e quel sapore intorno a noi nelle nostre vite e tra i nostri cari. Diventiamo così veicolo di quest’energia vivificante e ogni cosa che quest’energia tocca immediatamente si illumina, acquista senso, prende forma in poche parole prende vita.
La presenza dello Spirito in noi ci porta chiarezza e consapevolezza, vediamo le cose in modo chiaro e distinto perché abbiamo lucidità essendo liberi dalle catene mentali dei preconcetti e ragioniamo con il cuore caldo in unione con una mente vasta ed aperta.
Ecco perché le Sacre Scritture ci dicono di “non spegnere lo Spirito” (1 Ts. 19) e quindi a tenerlo sempre vivo ed ardente.

In Rastafari ci impegnamo a mantenere questa fiamma sempre accesa attraverso la nostra esperienza di vita naturale, nel cibo Ital, nel suono antico dei tamburi, nei reasoning, nella cura che ci prendiamo dei nostri cari, nelle meditazioni, nelle altezze delle Scritture ma soprattutto nella costante celebrazione della vita che scorre dentro e fuori di noi. Facciamo ciò affinchè questa fiamma possa renderci più presenti ed interessati a questa vita, così da poter imparare a goderci ogni attimo che passa invece di vederceli sfuggire presi dai pensieri del mondo.
Nello Spirito dissolviamo le preoccupazioni e smascheriamo gli inganni della mente, possiamo sederci di fronte alle nostre paure e dialogare con esse senza restare paralizzati, abbracciamo ciò che ci circonda e ci sentiamo piccoli dinanzi alla perfezione del Creato e delle sue creature.  

Lo spirito di Dio è un semplice e quotidiano miracolo

giovedì 2 novembre 2017

Meaning of the Coronation of Haile Selassie The First

Eighty-seven years ago, in the St. George Cathedral placed in the heart of Addis Ababa, Ras Tafari Makonnen was crowned with the name of Qadamawi Haile Selassie.
An unprecedented prophetic event that attracted the attention of the nations of the world. Few knew that that very ceremony would have waken humanity from the sleep in which it had fallen.
Haile Selassie the First, a direct descendant of the biblical kings David and Solomon, who grew up among royal dignitaries and spiritual masters, had Himself a kind of  knowledge and wisdom that left completely astonished and surprised those who knew him. Even though He was a very humble, balanced and contained person, His name was wrapped up in fame, and of Him people was talking from one border to the next of the Kingdom of Ethiopia.
Since He was a little child, He had created astonishment when he taught priests on spiritual matters and His knowledge seemed to be like an endless well. He had an awareness of such depth that confirmed in the memories of the elders the prophecies that before His birth announced the imminent arrival of a prodigal child.
The most astonishing thing about Ras Tafari Makonnen was the attitude with which He addressed government issues, managing imperial affairs with diligence and spiritual balance. He handled political affairs with royalty, grace, discipline, and above all with a deep spirit of compassion and charity. This attitude  was never seen before. In the eyes of those by his side, could only be compared to biblical kings like David, examples of divine government and models of sovereigns who worked as the instrument of the Most High. Kings like Samuel, Natan, ruled and had been chosen to be the right hand of the Almighty on earth. It was a type of sovereignty and government that was a true divine mission, not by chance they were anointed with the holy oil of royalty. In fact, this oil was evoking the anointment of the Messiah whose illuminated sovereigns were anticipation.
On November 2nd 1930, Ethiopia and the whole world saw the Coronation of the One who would be the last ruler of the house of David. It was happening in Ethiopia, where Bible stories were so alive in the minds of the population, and where the spirit of Christ was so present in the social fabric. Here the personality of Haile Selassie The First, His actions and His immense compassion, would soon have generated among the people the feeling that He himself was the Messiah who returned in His Kingly characters.
On the other side of the Globe, among those that Isaiah described as the " Islands of the sea" some of the slaves who were deported to the new world, hearing the news of the coronation in Addis Ababa reopened their Bibles and received the Revelation that the Messiah had returned with the new name exactly as He himself had announced.
Thus the Rastafari Movement was born and what we call the "New Creation" began.
We could extensively reason on the Old and New Testament prophecies, we could also show many theological references to confirm all this.
We could mention the apostles, Cristian fathers, Rastafari elders etc ... but instead we will remain on observing what this holy day of Coronation represents for us.
We have to keep in mind that every divine action has a reflection and meaning for us human beings. The act of Coronation is a recognition of sovereignty, as a ceremony it is an assignment of a title and represents elevation from one status to another superior.
Ras Tafari Makonne went in fact from the status of Ras (king, head of the people) to the one of Negusa Nagast or King of Kings.
Similarly, it has a meaning for us mankind: with HIS Majesty Coronation we ourselves are crowned with a a new, more complete level of life, we could say a superior one in which we are invested of the government of our lives and of this Creation. We are the generation that assisted the coming of the ruling Christ, consequently  we are called to rule. The previous generation of ours has witnessed Christ as a master, a teacher, that generation was a follower one, a student of the Messiah.
We in this time witness the sovereign Christ as sovereign ruler that wants us to help him in the government of the ages to come.
This means that we must live and behave as humble rulers,  responsible for this life, we must feel within ourselves the mission of taking care of this Creation in a new and more conscious way, not living as followers anymore but as real protagonists of change.
Coronation makes us officially "creators of this Creation". Coronation is a fulfillment, it marks the end of a period and the beginning of another. It ends the waiting period in which we were languishing for the savior's release because humanity was tired of suffering under the yoke of evil and injustice.
In 1930, the time of the victory of the good over evil began,  since then international dynamics were overturned by the person and work of Haile Selassie The First and his example. On numerous occasions he shown that even in this century David would defeat Goliath, securing the victory of good and justice.
In our lives, therefore, Coronation is a constant warning and unceasing reminder that despite what happens and how the battle may be hard, the Lion of the Judah Tribe has won and is the ruler forever breaking the chains of physical and mental oppression.
This means that all the right thing that we undertake will be successful! Any challenge that puts us to the test will be won if we act in accordance with divine spirit and behavior.
For if the King of Kings assures us that victory is certain and He himself is the real and not mythological example of this victory, then what can we fear? What can we worry about?
His Majesty opens the New Creation which is the last and definitive era whose characteristic is in fact the victory. In the New Creation, the man of God will have the benefit of working and living knowing that he has already won, worries and tribulations will be overcome by the incessant memory of the Coronation. In moments of trial and anguish, meditating on the salvific meaning of coronation, will bring man comfort, confidence, and courage toward the future.
Coronation is the departure from Egypt; it is Daniel who, thanks to the divine spirit in him, makes lions tame and they submit to him.
So in our daily challenges, the memory of Coronation sets us free, empowers us with strength and trust and causes adverse events to submit to us. Nothing is impossible if the King of Kings is on the Throne.
Accepting this reality and dwelling in it by keeping it alive during times of difficulty, has an invaluable power and is one of the greatest gifts reserved for those who have been called to consciously live this New Creation.
Remaining focused on the meaning of Coronation and maintaining it alive within us invests us with new energy that we did not even know it existed.
If before we were weaker and insecure, now we know that we can draw on this new strength, it is inextinguishable, renewed, and above all forever present.
Haile Selassie First was the Earth Rightful Ruler.
He has perfectly embodied the characteristics with which the Bible described the King Messiah, He performed wonderful works and actions. But there is one thing that is at the foundation of all His work and which is one of the greatest teachings he could offer us.
Haile Selassie The First taught us to live in a full and complete way. He showed us that we have a meaningful life.
In both His work and private life, He has shown us how much potential we have as human beings and how much this potential can bare fruit if cultivated well.
He has taught mankind to overcome its limitations and to use all the resources the Creator has assigned to us in order to make men incredible beings, so strong and capable at the same time so spiritual and compassionate. Haile Selassie Tje First showed us resources we did not know he had, He taught us to work unceasingly for results that we would never have imagined to be able to reach. He gave us confidence, and showed us the tools by which to build a benevolent and happy place around us.
He has handed us an ancient knowledge, a balance between wisdom, discipline and mercy that is the key to build a healthy and happy society.
HIS Majesty reminded us that we are infinite and we tend to infinity when babylon stress us with insecurities and constantly reminds us of how weak we are. As Babylon unfortunately had us educated to live in hope, HIS Majesty has trained us to live in reality and to realize our visions without fear as true creators of this Creation.
The King of Kings has therefore given meaning to our existences, and His memory and His presence within us keep alive an awareness that makes us happy, filling us with confidence and reasserts us with the power of our hearts and minds. This consciousness heals the wounds and scraps the dust off us when we get up after falling.
It is the wonderful awareness that we have a meaningful life.

Significato dell'Incoronazione di Haile Selassie Primo

Ottantasette anni fa, nella cattedrale di San Giorgio nel cuore di Addis Ababa, Ras Tafari Makonnen veniva incoronato con il nome di Qadamawi Haile Selassie.
Un evento profetico senza precedenti che attirò l'attenzione delle nazioni del mondo. Pochi sapevano che proprio quella cerimonia avrebbe ridestato l'umanità dal sonno in cui essa era caduta.
Haile Selassie Primo, discendente diretto dai re biblici Davide e Salomone, cresciuto tra dignitari regali e maestri spirituali aveva in sè una conoscenza ed una saggezza che lasciava stupiti e meravigliati coloro che Lo conoscevano. Nonché fosse una persona molto umile, equilibrata e contenuta, il Suo nome era avvolto di fama e di Lui si parlava nei confini del Regno d'Etiopia.
Sin da piccolo aveva creato stupore quando istruiva i sacerdoti su argomenti spirituali e la Sua conoscenza sembrava essere un pozzo senza fine. Egli aveva una consapevolezza di tale profondità che confermava, nei ricordi dei più anziani, le profezie che prima della Sua nascita annunciavano l'imminente arrivo di un bambino prodigioso.
La cosa che più stupiva di Ras Tafari Makonnen era l'attitudine con cui Egli affrontava le questioni governative, gestiva infatti gli affari imperiali con una diligenza ed un equilibrio spirituali. Egli maneggiava le faccende politiche con regalità,  grazia, disciplina e soprattutto con un profondo spirito di compassione e carità. Questo atteggiamento mai visto prima, agli occhi di chi era al Suo fianco, poteva soltanto essere comparato ai re biblici come Davide, esempi di governo divino e modelli di sovrani che lavoravano come strumento dell'Altissimo. Samuele, Natan, governavano infatti ed erano stati scelti per essere il braccio dell'Onnipotente in terra, era un tipo di sovranità e di governo che erano una vera e propria missione divina, non a caso erano unti con l'olio santo di regalità. L'olio infatti stava ad evocare l'unzione del Messia di cui questi sovrani illuminati erano anticipazione.
Il 2 Novembre 1930 l'Etiopia ed il mondo intero assistettero all'incoronazione di Colui che sarebbe stato l'ultimo regnante della casa di Davide, in un Etiopia in cui le storie bibliche erano così vive nelle menti della popolazione, e in cui lo spirito del Cristo era così presente nel tessuto sociale, la personalità di Haile Selassie Primo, le sue azioni e la sua immensa compassione, avrebbero da lì a poco fatto emergere  tra la popolazione il sentimento che Egli stesso fosse il Messia ritornato nei Suoi caratteri regali.
Dall'altra parte del Globo, tra quelle che Isaia descriveva come le "Isole del mare", alcuni tra i figli degli schiavi deportati nel nuovo mondo, nel sentire la notizia dell' incoronazione ad Addis Ababa riaprirono le loro Bibbie e ricevettero la Rivelazione che il Messia era tornato con il nome nuovo così come Egli stesso aveva annunciato. Nasceva così il Movimento Rastafari ed iniziava quella che chiamiamo la "Nuova Creazione". 
Potremmo ragionare a lungo su profezie del vecchio e nuovo Testamento, potremmo mostrare numerosi riferimenti teologici a conferma di ciò. 
Potremmo citare gli apostoli, i padri, gli elders Rastafari ecc...ma invece ci soffermeremo ad osservare ciò che questo santo giorno dell'Incoronazione rappresenta per noi. Teniamo a mente infatti che ogni azione divina ha un rimando ed un significato per noi esseri umani. L'Incoronazione è un riconoscimento, essa come cerimonia è un' assegnazione di un titolo e rappresenta l'elevazione da una carica ad un'altra superiore.
Ras Tafari Makonnen passo infatti dalla condizione di Ras ( re, capo del popolo) a  quella di Negusa Nagast ovvero Re dei Re. Allo stesso modo ha un significato per noi genere umano: con l'Incoronazione di HIS Mahesty noi stessi veniamo incoronati ad un livello di vita nuovo, più completo, potremmo dire superiore in cui siamo investiti del governo delle nostre vite e di questa Creazione essendo noi la generazione che assiste alla venuta del Cristo Regnante siamo quindi chiamati a regnare. La generazione precedente alla nostra che aveva visto un Cristo maestro, insegnante, era stata seguace, alunna del Messia. Noi in questo tempo assistiamo al Cristo sovrano che desidera che Lo aiutiamo nel governo delle epoche a venire.  Questo significa che dobbiamo vivere ed agire da sovrani responsabili di questa vita, dobbiamo sentire dentro di noi la missione di prenderci cura di questa Creazione in modo nuovo e più consapevole, non vivendo più come seguaci ma come vero e propri protagonisti di cambiamento.
L'Incoronazione ci rende ufficialmente "creatori di questa Creazione".   L'Incoronazione è un complimento, essa segna la fine di un periodo e l'inizio di un altro. Essa termina il periodo di attesa  in cui languivamo per la venuta del liberatore perché l'umanità era stanca di soffrire sotto il giogo del male e dell'ingiustizia.
Nel 1930 inizia invece il periodo della vittoria del bene sul male, da quel momento le dinamiche internazionali vennero ribaltate dalla persona e dal lavoro di Haile Selassie Primo e dal Suo esempio. In numerose occasioni avrebbe infatti dimostrato che anche in questo secolo Davide avrebbe battuto Golia, assicurando la vittoria del bene e della giustizia.
Nelle nostre vite quindi l'Incoronazione è un monito costante ed un ricordo incessante che nonostante ciò che accada e pur dura che sia la battaglia, il Leone della Tribù di Judah ha vinto ed è il regnante per sempre spezzando le catene dell'oppressione fisica e mentale.
Questo significa che ogni cosa giusta che noi intraprendiamo avrà successo! Ogni sfida che ci mette alla prova verrà da noi vinta se agiremo in accordo con lo spirito e il comportamento divino.
Infatti se il Re dei Re ci assicura che la vittoria è certa ed Egli stesso è l'esempio reale e non mitologico di questa vittoria, allora cosa possiamo temere? Di cosa possiamo preoccuparci?
Egli apre la Nuova Creazione che è l'ultima e definitiva epoca la cui caratteristica è infatti la vittoria. Nella Nuova Creazione infatti l'uomo di Dio avrà il beneficio di lavorare e vivere sapendo di aver già vinto, preoccupazioni e tribolazioni verranno superate dal ricordo incessante dell'Incoronazione. Nei gironi di prova e di angoscia meditare sul significato salvifico dell'incoronazione porterà all'uomo conforto, fiducia e coraggio verso
Il futuro. L'Incoronazione è l'uscita dall'Egitto, essa è Daniele che grazie allo spirito divino in lui, rende mansueti i leoni ed essi a lui si sottomettono. Così nelle nostre sfide quotidiane, il ricordo dell'incoronazione ci rende liberi, ci carica di forza e fiducia e fa sì che gli eventi avversi si sottomettano a noi. Nulla ci è impossibile se il Re dei Re è sul Trono.
Accettare questa realtà e dimorare in essa tenendola viva durante i momenti di difficoltà, ha un potere inestimabile ed è uno dei più grandi doni riservati a coloro che sono stati chiamati a vivere consapevolmente questa Nuova Ceeazione.
Rimanendo concentrati sul significato dell'Incoronazione e mantenendola viva dentro di noi ci investe di un'energia nuova che neanche noi sapevamo esistesse.
Se prima eravamo deboli ed insicuri ora sappiamo che possiamo attingere a questa nuova forza, inestinguibile, rinnovata e soprattutto per sempre presente.
Haile Selassie Primo è stato il regnante più giusto della Terra. Egli ha rivestito perfettamente le caratteristiche con cui la Bibbia descriveva il Re-Messia, ha compiuto opere e gesta meravigliose ma c'è una cosa che è alla base di tutto il Suo operato e che è uno degli insegnamenti più grandi che Egli potesse offrirci.
Haile Selassie Primo ci ha insegnato a vivere in maniera piena, completa, Egli ci ha mostrato che abbiamo una vita piena di significato. Nel Suo lavoro e nella Sua vita privata Egli ha dimostrato quante potenzialità l'essere umano possa avere e quanti frutti queste possano dare se coltivate bene.
Egli ha insegnato al l'umanità a superare i suoi limiti e ad utilizzare tutte le risorse che il Creatore ci ha assegnato e che rendono gli uomini degli esseri incredibili, così forti e capaci allo stesso tempo così spirituali e così compassionevoli. Haile Selassie Primo ci ha mostrato risorse che non sapevamo di avere, ci ha insegnato a lavorare incessantemente per risultati che neanche noi avremmo mai immaginato di poter raggiungere, ci ha dato fiducia e ci ha mostrato i mezzi con cui costruire un luogo benevolo e felice intorno a noi.
Egli ci ha tramandato una conoscenza antica, un equilibrio tra saggezza, disciplina e carità che è la chiave per la costruzione di una società sana e felice.
HIS Majesty ci ha ricordato che siamo infiniti e che tendiamo all'infinito, quando invece babylon ci opprime con insicurezze e ci ricorda quanto debolì noi siamo. Mentre babylon ci aveva purtroppo educati a vivere nella speranza, HIS Majesty ci ha addestrato a vivere nella realtà e a realizzare le nostre visioni senza timore ma da veri e propri artefici di questa Creazione. Il Re dei Re ha quindi ridato significato alle nostre esistenze e il Suo ricordo e la Sua presenza dentro di noi mantiene viva una consapevolezza che ci rende felici, che ci riempie di fiducia e ci ridona forza allietando i nostri cuori e le nostre menti, ci sana le ferite e ci scrolla la polvere di dosso quando ci rialziamo dopo essere caduti.È la stupenda consapevolezza che abbiamo una vita piena di significato. 

sabato 21 ottobre 2017

Il Rastaman, senza inizio e senza fine



La spiritualità Rastafari è una celebrazione della libertà e allo stesso tempo è la via verso la liberazione.
Questa liberazione è intesa come uno stato di conoscenza e controllo della propria persona che porta al superamento dei propri limiti e delle proprie afflizioni, allo scioglimento dai lacci dalle catene che affliggono l’essere umano così da poter vivere pienamente questa vita da umili sovrani del nostro destino.
Questa liberazione è un percorso ma allo stesso tempo il punto di arrivo, è una pratica di vita costante che va alimentata giorno dopo giorno ecco perché non parliamo di Rastafari come di una religione ma piuttosto di una via di vita. Una Livity, un’esperienza di vita incentrata sul rapporto con il Divino e con la Creazione che ci circonda.
Per vivere questa comunione con il Creatore dobbiamo lavorare principalmente sulla consapevolezza del momento che viviamo e delle meraviglie che questa vita riserva ogni giorno.

La vita infatti è la via migliore per giungere alla Vita.

Spiegandomi meglio intendo dire che attraverso la celebrazione di questa vita quotidiana di cui facciamo esperienza, onorando l’aria che respiriamo, l’acqua che beviamo, i nostri cari intorno a noi, la nostra dimora, la natura e le potenzialità che essa ci offre, la bellezza degli esseri umani e le nostre infinite risorse, possiamo arrivare a toccare la vita superiore che scorre in tutte queste cose.
Questa vita superiore è in effetti la presenza del Creatore che infonde il Suo Spirito  in tutti i processi vitali di questa esistenza.
Ecco perchè i bambini sono naturalmente felici, ecco perché le piante crescono e danno frutto senza “ma” e senza “se”, ecco perché proviamo amore, gioia, ecco perché sederci davanti ad un paesaggio stupendo ci strabilia riempiendoci il cuore di entusiasmo per la vita e il corpo di energia e voglia di vivere.
Tutte queste sono le manifestazioni dello Spirito di Dio che si è rivelato a noi attraverso il Grande Sovrano, Sua Maestà Haile Selassie Primo. Giungendo a toccare questa “vita nella vita”, Ian’I Rastafari diventa libero e inizia a guarire dalle varie malattie di babylon, accedendo ad un posto diverso nella Creazione in cui incominciamo a fare esperienza della libertà che era originariamente riservata all’essere umano nel suo stadio originario e divinamente naturale.

Praticando con impegno e zelo questa via spirituale e naturale Ian’I Rastafari giunge ad un altro livello di liberazione, un’esperienza più profonda di libertà e di conseguenza una guarigione più completa della nostra persona.
Questa liberazione avviene quando, tra le nostre meditazioni, preghiere, canti e varie esperienza arricchenti, scorgiamo la sensazione di non essere limitati a questo tempo e a questo luogo piuttosto iniziamo ad avvertire un’affinità diversa con questo mondo e i cicli vitali umani che ci fa sentire uniti non soltanto con le nostre singole vite ma con la Vita originaria che scorre in quest’universo. Questo è soltanto l’inizio, solo un barlume di consapevolezza che ha però la potenzialità, se coltivato e fatto fiorire, di modificare le nostre vite e l’esperienza anche delle vite altrui apportando un contributo “santo” a quest’umanità.

Impariamo dagli anziani che questo lampo di consapevolezza, se appunto coltivato e fatto diventare una pratica di vita, un esercizio, porta il Rastaman nello stadio di “senza inizio e senza fine”, ovvero una condizione in cui il fedele cessa di vivere semplicemente nella sua condizione spazio temporale ma inizia a vivere in Dio che è eterno e illimitato.
Cosa significa esattamente e come si rapporta alle nostre piccole, semplici, buffe e spesso problematiche vite? Per prima cosa dobbiamo considerare che tutte le difficoltà, imperfezioni, tristezze e afflizioni delle nostre vite sono soltanto circostanze della nostra esistenza e non la nostra esistenza in sé. Sono aspetti brutti che non ci piacciono e che ci fanno soffrire ma che non sono la nostra vita. In realtà la nostra vita è un qualcosa dietro questi aspetti negativi.

Immaginiamo di esser in una grande sala in cui ci sono delle casse e da queste esce una sinfonia bellissima, una musica dolcissima e perfetta alle nostre orecchie. In questa sala c’ è un’orchestra con il compito di seguire e suonare questa sinfonia, ora la maggior parte dei musicisti riesce ad andare dietro alla musica ed esegue le varie parti in modo adeguato mentre alcuni musicisti sono fuori nota, non riescono a trovare il ritmo giusto e quindi dai loro strumenti fuoriesce della musica non gradevole.
Ecco le nostre vite.
La vita dietro le circostanze è la sinfonia perfetta a cui noi cerchiamo incessantemente di relazionarci, i musicisti che suonano correttamente sono le nostre azioni di cui siamo soddisfatti mentre i musicisti che suonano male sono la nostre afflizioni, i nostri errori e le nostre difficoltà. Essi rovinano l’ ascolto, che è la nostra esperienza di vita, ma non rovinano la sinfonia perfetta che continua a suonare in sottofondo. Quindi le nostre difficoltà non sono la nostra vita, ma soltanto delle “note stonate” che però possiamo rimediare e riportare in armonia con il resto dell’orchestra. 

Quando iniziamo a cogliere la “sinfonia” dietro le note stonate allora capiamo che esiste una Vita alla base di questa vita e vogliamo aspirare a vivere lì, vogliamo accordarci con la musica perfetta di questo Creato trascendendo le note stonate. Quando contempliamo questa sinfonia vediamo che non è soltanto nostra ma appartiene a tutti gli esseri umani e tutte le creature, sebbene in maniera diversa, ne fanno esperienza. Vediamo allora che è una musica senza tempo, di cui non possiamo percepire l’inizio né la fine, che suonava già quando la terra era sommersa dalle acque e che ha accompagnato la storia dell’essere umano attraverso le epoche.
Essa è una musica che non ascoltiamo soltanto con le orecchie ma con tutti gli organi visibili e sensoriali, è uno spartito di note celesti i cui suoni sono percepibili anche agli umani, è una melodia che ricongiunge cielo e terra e che non invecchia ma anzi rende ogni era sempre nuova. Quando percepiamo questa sinfonia percepiamo la vita eterna, il fluire al di là del nostro tempo qui su questa terra, lo scorrere di questa energia vitale che unisce e congiunge tutti coloro che imparano ad ascoltarla.

Ecco dove vive Ian’I Rastafari.
Ecco dove dimora colui che inizia a vedere oltre i suoi confini e le sue barriere spaziali e temporali ed inizia ad aspirare all’infinito, all’immenso, al miracolo e alla Vita dietro la vita.
Così facendo Ian’I Rastafari vince la morte e può diventare invincibile contro le limitazioni, attaccato ma non sconfitto, a volte imprigionato ma sempre libero.
Il Rastaman diventa senza tempo, egli è continuazione della tradizione dei Padri, egli è figlio e padre allo stesso tempo, immortale in quanto il suo spirito e la sua testimonianza di vita hanno effetto su altri, egli prosegue ciò che è iniziato il giorno che Dio manifestò la luce e questa si separò dalle tenebre.

In Rastafari viviamo per vivere l’eternità, slancio ultimo e definitivo verso la liberazione.