domenica 24 dicembre 2017

Rastafari e Natale occidentale

Le strade sono illuminate e le cucine delle case affollate per i preparativi, chi invece è rimasto indietro con i regali scende verso i negozi sperando di imbattersi in meno folla possibile. Sono le classiche scene dei natali a cui l’occidente è abituato.
Siamo alla vigilia del Natale cattolico e tutto il mondo entra in questa breve frenesia di festività… per alcuni un’imperdibile occasione commerciale, per altri un invito al consumo spietato, per altri ancora una sincera esperienza religiosa.

Ian’I Rastafari osserva e medita su ciò che accade intorno e dentro di noi. Il nostro Natale è ancora un po' lontano in quanto cade infatti il 7 gennaio ed è chiamato Ghennà, è il Natale originario, la data che tutti i cristiani del mondo osservavano prima che la chiese occidentali cambiassero calendario e date delle feste.
E’ il Natale che la famiglia ortodossa celebra e che Ian’I Rastafari riconosce in quanto ci rispecchiamo nella Cristianità etiopica, quella originaria, vicina ai primi apostoli e ai primi gruppi cristiani.
Di conseguenza il 25 dicembre non conta così tanto per Ian’I e anzi è visto come una festa purtroppo privata della sua valenza spirituale e sempre più forzata ad essere occasione di eccesso nelle spese, nei consumi, nel cibo ecc.

Ma non è mia intenzione oggi stare qui a criticare e lanciare fuoco sul “babylon christmas”, questa infatti è una cosa che già fanno in molti e risulta anche un po' scontata…anche i cattolici stessi o i protestanti sanno che il 25 dicembre è diventata un’occasione consumistica più che una festa di spirito. Ian’I deve saper trovare nuova linfa e sempre un’occasione per risorgere dall’ignoranza.
Ian’I oggi vuole andare oltre i luoghi comuni e le critiche sterili, Ian’I deve farsi ispirare da Sua Maestà Imperiale Haile Selassie Primo che è il catalizzatore del bene in questa Creazione e che infatti ogni 25 dicembre, pronunciava discorsi o mandava auguri o celebrava i festeggiamenti con i suoi cari e ospiti a palazzo.

Ma perché HIM faceva ciò se non era il Suo Natale?
Egli infatti essendo un cristiano ortodosso etiope celebrava la nascita di Cristo il 7 gennaio.
La risposta sta nel cuore dell’uomo e non nelle convenzioni o date religiose.

Ian’I Rastafari infatti deve essere in grado di osservare il cuore dell’essere umano e saper riconoscere il bene ovunque esso sia ed in qualunque momento si manifesti. Molti di noi saranno invitati a festeggiare con le famiglie o con parenti e la cosa peggiore che potremmo fare è quella di sentirci a disagio o in una posizione scomoda. Dobbiamo invece fare il contrario, essere catalizzatori anche noi stessi di positività e di entusiasmo nel partecipare ad una condivisione familiare, e non facciamo ciò in onore del natale cattolico ovviamente, perché siamo i primi pronti a criticarlo, ma per onorare i nostri cari che ci stanno intorno e il fatto che essi siano lì con noi presenti anche questo anno e rendere grazie per la vita che scorre.
Dobbiamo vivere nell’overstanding e non piegarci al babylon system.
Ian’ai rastafari sa infatti che la commercializzazione sfrenata e la perdita di significato del Natale cattolico è un altro strumento di babylon per confondere i cuori delle persone e distoglierli dal vero senso natalizio, di conseguenza se noi cadiamo in un adolescenziale spirito di conflitto o rigetto o critica sfrenata non faremo altro che cadere nella trappola di babylon creando divisione, senso di giudizio, emarginalizzazione e di conseguenza dolore.
Invece Ian’I Rastafari è più forte e più lucido di babylon e sa che laddove le differenze dividono il cuore e lo spirito di bontà uniscono.

Ecco allora che partecipare al festeggiamento natalizio in famiglia può esser un’occasione di gioia e ricchezza nonostante la nostra forte critica verso la commercializzazione occidentale. Non dobbiamo sentirci in colpa, nervosi come se stessimo partecipando ad un qualcosa di negativo, così facendo cadremo nella trappola di babylon. Dobbiamo invece dimostrare che come persone spirituali ed intelligenti quali siamo, possiamo celebrare lo spirito di una festa anche se non fa parte della nostra tradizione.
Per far ciò dovremo essere capaci di celebrare il sentimento individuale di ogni persona coinvolta e non la data del calendario, dovremo percepire ed onorare il fatto che nostra madre o nostro zio siano lì insieme in un clima di celebrazione della vita e Ian’I Rastafari deve partecipare a quell’energia e non bloccarla o respingerla.
In questo modo non soltanto scardineremo il desiderio di babylon di impoverire il Natale di sentimenti e profondità ma addirittura saremo noi che incrementeremo e potenzieremo lo spirito di festa anche se non è una nostra festa!

Immaginiamo di avere degli amici Musulmani, o Hindu o Buddisti e che essi ci invitino a partecipare con loro ad una ricorrenza della loro tradizione spirituale, che cosa faremo? Rifiuteremo? Andremo lì con il muso lungo perché non è una cosa che ci riguarda? Staremo lì ad aspettare ogni occasione per puntualizzare che siamo venuti per far un piacere ai nostri amici ma che ci sentiamo a disagio?
Tutto ciò sarebbe veramente bambinesco e contrario a quello che è il forte spirito Rastafari.
Se siamo veramente i figli del King of Kings che è il Protettore e Difensore delle fedi dell’umanità, se siamo veramente il frutto di migliaia di anni di fede iniziati con Abramo Isacco e Giacobbe e rivelatisi nella Livity Rastafari che è la celebrazione della vita vissuta, allora possiamo essere capaci di fare più di questo.
Ian’I Rastafari può essere pronto a celebrare anche quando non è una nostra festa perché sappiamo celebrare la vita, le intenzioni e la presenza delle persone aldilà di credo, colore o tradizione culturale.
Ian’I Rastafari è in grado di cogliere la bontà e il sentimento dietro ai gesti di una persona anche se questa non condivide la nostra fede e anche se noi non condividiamo la ricorrenza che ella stia festeggiando, in quanto Ian’I celebra il Creatore di tutto ciò che è buono su questa terra e partecipando a celebrare ciò che non ci appartiene ci esercitiamo a celebrare in maniera disinteressata rafforzando così la nostra pratica spirituale. Quest’occaisone diventa così anche per noi un esercizio spirituale.

Ecco perchè il King of Kings celebrava anche il Natale occidentale in armonia e nel sorriso del cuore.
Perché in questo mondo esiste già così tanta divisione che provoca sofferenza e dolore, esiste cecità provocata da ignoranza ed emarginalizzazione. Esiste fanatismo e ghettizzazione, esiste odio camuffato da preghiere o finti abbracci.
Tutto ciò è radicato nella paura di babylon che i veri sentimenti di gioia, unità, condivisione, partecipazione e inter-connessione possano prevalere e rendere gli uomini liberi di governare il proprio destino.
Seguendo l’esempio di HIM Haile Selassie Primo, Ian’I Rastafari celebra tutto ciò che di buono ci sia su questa terra e scavalcando formalità religiose Ian’I diventa un canto vivente di celebrazione di vita in qualsiasi forma eticamente e moralmente corretta essa si presenti. Senza perdere la nostra identità e tradizione Ian’I rende grazie per il rendimento di grazie insieme a coloro che siedono accanto a noi.

Il nostro pensiero e le nostre preghiere devono andare a tutti coloro che soffrono nel corpo e nello spirito, alle famiglie che hanno perso un loro caro o quelle che sono rimaste spezzate per la cecità e per lo spirito di divisione dei loro componenti, dobbiamo pregare per chi non ha la forza di pregare e dobbiamo innalzare chi soffre durante queste feste. Ian’I Rastafari deve aiutare il povero ed il bisognoso in base ai propri mezzi, considerando che se non avessimo lo spirito e l’ispirazione del Signore anche noi saremmo poveri e vivremmo in luoghi desolati della nostra anima.
Se questo è il babylon Christmas, allora Ian’I usa un’occasione di babylon per sconfiggere e neutralizzare babylon.


Rastafari Livity e vibrazioni di amore per tutti.