venerdì 2 novembre 2018

Interpretazione dell'Incoronazione di Haile Selassie Primo




Eccoci in quel periodo dell'anno in cui il caldo comincia a lasciare spazio al freddo invernale che viene annunciato dal mutamento del paesaggio e dall'accorciarsi delle giornate.
E' quel periodo in cui ci si incomincia ad abituare ad una nuova stagione, ad un nuovo ciclo che sta prendendo piede.

E' così strano e meraviglioso come, nei giorni prima del 2 Novembre, il cuore resta in attesa, lo spirito languisce e brama come recita il salmo.. E proprio come un salmo vivente ci sentiamo approcciando questo giorno, le giornate profumano di gloria e l'attenzione e' rivolta a questo evento e alla sua risonanza eterna ed universale..allo stesso tempo così vicina ed istantanea. L'incoronazione.. Il compimento..l'azione che sigilla millenni di attesa e inaugura la rivelazione  della salvezza in terra.
Il Re dei re 88 anni fa veniva incoronato e proclamato sovrano dalla Creazione stessa per vivificarla e rendere giustizia all' attesa che il cosmo intero viveva.

Nella chiesa del Patrono San Giorgio, che sconfisse il dragone così come il King sconfiggerà il male in terra e ne calpesterà le vesti disoneste, le profezie venivano esaudite per il benessere e la redenzione del genere umano. Proprio lì, dinanzi al popolo del vero Israele che innalzava palme e cantava liturgie, i misteri venivano svelati sotto la luce del caldo sole etiopico, i salmi acquistavano significato e la Creazione veramente sedeva come sgabello dei Suoi piedi. Era proprio quel giorno, per cui i patriarchi hanno pregato in visione e gli apostoli hanno sperato morsi dall'attesa di rivedere il Maestro tornare in gloria..l'evento per cui l'Africa ha risuonato intera e il mondo ha dovuto inchinarsi, le nuvole aprirsi per poi richiudersi, i cuori anelare per poi dissetarsi.

C'era attesa. Il mondo cambiava. Troppo moderno per essere governato allo stesso modo del passato e ancora troppo antico per il nuovo futuro di equilibrio..come in bilico su un vertice pericoloso, il destino dell'umanità oscillava insicuro, bisognoso di guida e stabilità.. I figli di Adamo ormai cresciuti brancolavano nell'incertezza del progresso e dell'evoluzione da conciliare con la conoscenza antica e lo spirito da tramandare alle generazioni.
C'era bisogno di luce, di chiarezza e di giustizia, perché l'antico ormai stava volgendo verso il moderno e le pagine di storia necessitavano di redenzione..proprio come le popolazioni afflitte ed incerte dinanzi ad un mondo che poteva o soffrire la condanna finale o trovare la sua salvezza.
Solo nei momenti più cruciali e spesso limpidamente  vulnerabili possiamo dare la spinta definitiva alle cose, soltanto allora, quando le circostanze sono ormai spiegate come carte in tavola, possiamo esercitare un cambiamento.

E' questo il mondo che assiste all'incoronazione.

Il pianeta stava cercando di riprendersi dal primo sconvolgente conflitto mondiale e la popolazione risultava così piccola di fronte al futuro incerto che obbligava tutti a crescere per apparire grandi e forti dinanzi agli altri, una corsa a chi poteva sfoggiare l'ombra più grande..pur avendo un corpo minuto.
Il Re dei re giunge come il sovrano che l'umanità aveva sempre atteso e mai ancora incontrato, Colui che e' persona regale per eccellenza, imperatore del regno più antico, l'unico in terra a rappresentare una dinastia figlia dell'elezione divina, il sovrano investito del potere senza tempo dinanzi al quale tutti si sentivano giovinetti e soprattutto colpevoli di aver snaturato il sacro impegno del governo in nome della cruda tattica politica.
Una cerimonia antica come nel passato biblico dei re del vecchio Israele, per celebrare il sovrano che avrebbe portato il nuovo Israele in un biblico futuro.
Colui che grazie al sigillo di quella corona avrebbe aperto il sigillo numero sette della comprensione e della redenzione dell'umanità intera, preparando questa verso la crescita definitiva in cui ogni vivente può esser partecipe della Gloria nella vittoria del bene sul male.
Redenzione. Liberazione. Ricompensa.

Forse inconsapevole, osservando quell’Incoronazione, il mondo intero assisteva alla proclamazione dell’arrivo del Regno Messianico destinato a durare in eterno come esempio di rettitudine e giustizia così da eliminare  scusanti per tutti i corrotti e corruttori.
Settantadue nazioni furono chiamate come i settantadue discepoli del Vangelo ad essere testimoni del solenne avvenimento, ognuno da un luogo differente della Terra e ognuno dei quali avrebbe poi avuto contatti e relazioni con l’Etiopia nella storia.
Mai l’ incoronazione di un sovrano ebbe tale risonanza nel mondo intero, mai un avvenimento regale provocò un tale eco ed un tale impatto locale ed internazionale.. tutta la Terra rimase come sorpresa da ciò che avvenne ad Addis Abeba quella mattina del 2 novembre 1930. Come un tuono che preavvisa un forte  temporale, così quel maestoso evento preannunciava il cambiamento che avrebbe segnato il ventesimo secolo ed il futuro a venire.

L’emozione nelle strade della capitale era così forte da avvertirla risuonare in ogni persona e nella natura circostante.
Le famiglie erano in profonda eccitazione e raccontavano ai figli del grande imperatore che stava per prendere il trono.
I nazirei e gli eremiti avevano percorso chilometri nei boschi per scendere dalle montagne e venire ad essere testimoni dell’evento profetico che faceva riecheggiare nelle loro menti e nei loro cuori le promesse bibliche che così tante volte avevano letto nelle Sacre Scritture.
Tra il popolo c’era un energia palpabile quasi frenetica, incrementata dal ricordo di ciò che si diceva prima della nascita di Colui che stava per divenire l’ Imperatore, che sarebbe stato un bambino speciale, che avrebbe offerto all’Etiopia ciò che nessun altro regnante aveva mai fatto prima, che Egli avrebbe governato secondo la giustizia di Dio e non quella degli uomini. In un Paese in cui le sacre profezie delle Scritture vivono in maniera innata nella popolazione, queste voci non stimolavano soltanto la mera curiosità delle persone ma anche il loro più profondo senso di attesa di redenzione.  La città era in una condizione di attesa euforica provocata da un sentimento di gioia e fibrillazione per il cambiamento imminente, di un nuovo tempo che avrebbe tagliato i ponti con il passato e trasportato la nazione in un futuro difficile da immaginare ma così pieno di aspettative.
In un Paese in cui la difficoltà e la durezza della vita erano intrecciate con la solennità e la regalità dell’ appartenenza al destino biblico, i cuori delle persone erano preparati ad assistere alla manifestazione delle promesse davidiche.

Con la corona di diademi sul capo e con il globo nella mano, il nuovo Imperatore della dinastia di Judah sfilava insieme all’Imperatrice tra i dignitari e i regnanti ospiti che a Lui avevano giurato fedeltà e si erano inchinati.
La chiesa di San Giorgio risplendeva di una luce nuova e diversa che si diffondeva dal centro verso l’esterno, come se fossero i raggi di un nuovo sole che andava ad illuminare l’universo intero partendo dal centro di esso, l’Etiopia, il luogo da cui tutto è partito e a cui tutto stava per ritornare, il giardino dove il Creatore passeggiava all’inizio dei tempi e dove ora il Suo Messia camminava posatamente tra la gioia del popolo e l’esultanza della Creazione tutta.
La corona di spine con cui era sceso dalla croce era ora una fantastica corona di diademi preziosi come le profezie annunciavano, le ferite dell’Umanità erano ora pronte per essere guarite.
Le genti dalle isole del mare l’ avrebbero acclamato ed Egli li avrebbe raccolti, proprio come i profeti del passato avevano urlato.
L’antica tradizione cristiana etiopica aveva accompagnato i suoi fedeli fino al ritorno del Messia che avevano professato per duemila anni e la cui testimonianza avevano difeso per tutto questo tempo, rimanendo una roccia di puro cristianesimo originario resistendo ai cambiamenti del mondo circostante. Ora il tempo era pronto per un nuovo inizio, una nuova creazione ed una nuova fede: Rastafari, germoglio prelibato dell’Ortodossia Tawahedo e di duemila anni di Vangelo, esperienza di vita naturalmente mistica, redenzione per l’Africa e per il mondo intero, riscatto per coloro che avevano vissuto fino ad ora nella metà della storia che non era stata ancora raccontata.

Accettando la corona Sua Maestà incoronava anche I n I Rastafari così come tutti gli uomini di buona volontà che avevano atteso fino ad ora il loro riscatto, incoronati a regnare con il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, nella gloria del Word, del Sound e del Power.
Completi come nella perfezione di un angolo, I n I è il cerchio tracciato intorno ai suoi tre vertici..l’angolo è la Santissima Trinità e InI è l’energia e la vita che si produce e si espande toccando questi tre punti, espressione del potere generante e creatore che attraverso la Livity manifestiamo ogni giorno consapevoli della regalità dell’esistenza da vivere alla luce del Re dei re.

Il nuovo canto, la nuova melodia suonata dal nuovo strumento ovvero l’anima redenta e unita al Creatore originario, il nuovo giorno che non conosce più tenebre, l’alba fresca e umida della terra di Zion, la gioia della danza davanti all’Arca, la generosità della terra che non nega più nulla ai suoi figli, le catene spezzate che permettono al corpo e allo spirito di correre liberi nel giardino universale. L’unità che i progenitori avevano perduto in cambio di un frutto di concupiscenza, la forza del piede che schiacciò il serpente così da liberare il suolo dall’ insidia del dubbio, la potenza della nube in cui Mosè accedeva vincendo il timore umano ed entrando nel coraggio divino, la fiducia dei profeti che rinunciavano alla propria persona terrena per acquistare quella celeste.
Quest’energia I n I vede e contempla a partire da quel 2 novembre di ottantotto anni fa, un fuoco divoratore che vivifica i giusti ma allo stesso tempo sradica le iniquità. Un nuovo capitolo che è stato concesso all’essere umano per potersi assicurare il suo posto al sole più alto, ovvero la luce di salvezza che emana il Trono celeste..la stessa che in modo unico illuminava la Cattedrale di San Giorgio in quel santo giorno. Nulla è per caso e niente avviene prima del tempo. Ora I n I Rastafari è testimone e custode di questa luce, e non teme più le tenebre perché da queste siamo ormai usciti e contro di queste ci siamo fortificati.
E quale gioia, quale giubilo provavano i riscattati dell’ Israele tradito e deportato in navi di malignità, obbligati ad attraversare oceani di ingiustizia che li avrebbero separati dalle loro radici. Ma il dolore più profondo può diventare la gioia più grande, il pianto può tramutarsi in felicità quando non si ha più nulla da perdere e, ormai svuotati, ci si aspetta soltanto di essere nuovamente riempiti.

Ed ecco che una nuova voce di riscatto giungeva agli esiliati, una notizia che poteva forse offrire risposta alle difficili domande che lo spirito si poneva osservando quelle distese d’acqua che li dividevano dalla terra materna. Era forse questa l’opportunità che era stata promessa? Era forse questa la risposta ai canti di redenzione che avevano intonato osservando quelle catene ai piedi? Era forse giunto il Re che poteva rendere gli schiavi nuovamente sovrani?
La durezza dei ghetti coloniali era un moderno dipinto dell’antico Egitto faraonico, a quel tempo Israele in schiavitù era assoggettato e costretto a costruire piramidi ovvero tombe di morte..allo stesso modo in questo contemporaneo esilio caraibico la popolazione era costretta a supportare un sistema che era la tomba dei diritti umani e dei principi morali.
Allora vi fu un Mosè liberatore, che in sé custodiva il seme di Giacobbe pur essendo cresciuto nella famiglia del faraone. In questo tempo invece vi furono molti Mosè che allo stesso modo erano cresciuti sotto l’ombra di un Inghilterra faraonica ma comunque portavano in loro la discendenza africana. Ecco che anche questi allora, come il patriarca fece, colpirono a morte l’egiziano e lo seppellirono nella sabbia quando rinnegarono in maniera definitiva l’appartenenza ad un sistema corrotto e schiavista che voleva brutalizzarli.. per compiere le Scritture questi seppellirono la mentalità coloniale nella sabbia delle coste dove i loro antenati erano approdati.

I liberatori presero la bandiera del tricolore Etiopico, ne fecero la loro identità e segno di salvezza, fecero voto di voler essere trasformati e non solo la loro anima fu rinnovata ma anche nell’aspetto furono cambiati. Scesero allora nelle strade portando la dottrina della Potenza della Trinità che era ora viva e presente in Terra per compiere il Regno dei mille anni. Lo scandalo e la follia presero le menti delle genti e la persecuzione iniziò contro coloro dinanzi ai quali pochi potevano essere trovati giusti. Era l’Egitto, era Israele, era l’Antico Testamento e allo stesso tempo il Nuovo… era la Rivelazione nei giorni moderni che dava senso a tutti i segni del tempo.
Alla luce di questa chiamata in moltissimi risposero, rinnegando i loro averi nel mondo (uomo vecchio) e acquistando gli averi del Cielo (uomo nuovo), decidendo di vivere in comunione con il Re che mostrava la salvezza attraverso l’esempio delle azioni. Attraverso le azioni infatti babilonia aveva portato le persone all’inferno e attraverso le azioni il Re dei re ora le riscattava trasformando gli inferi in paradiso. Erano stati deportati in una briciola di terra in mezzo al mare per far sì che le loro voci non potessero essere  udite, ma quella stessa isola divenne uno strumento da cui la voce di redenzione partì per risvegliare il mondo intero. Era stata insegnata loro una nuova lingua per far sì che perdessero le loro radici, ebbene il loro linguaggio percorse le ali del vento mostrando radici comuni all’umanità intera.

Questo canto di redenzione universale partì da coloro che distribuivano negli angoli dei ghetti immagini dell’ incoronazione del Negusa Nagast, invitando le persone a prestare obbedienza e onore a Lui piuttosto che al sovrano inglese.
Ora I n I Rastafari si appresta a celebrare questo santo giorno che è il coronamento delle nostre attese, è l’evento che ha la capacità di liberare l’umanità intera e non soltanto le vittime della diaspora, è l’avvenimento che ci porta libertà e ci offre centratura nella pratica della Livity.
Nella maestosa gloria del Re dei re, ci viene concessa di trovare la nostra umile e semplice gloria di esseri umani, questa è la possibilità di vivere la vita nella pienezza dell’umanità con la consapevolezza della divinità che vive dentro I n I.

Nella corona troviamo la nostra elezione e la nostra umana, semplice e terrena regalità.
La gloria dell’essere umano è la coscienza di essere al centro degli elementi e poter fare esperienza di quello ‘spiritual network’ che definiamo spiritualità. Una volta in grado di percepire questo spiritual network starà a noi praticare ed esercitarci al fine di rimanervi e dimorare in esso. Perché esso stesso è la nostra condizione di ‘regalità’ tramite la quale possiamo essere partecipi del Regno dei Cieli che il Creatore ha disposto qui ed ora per noi. “ Voi sete dei, infatti, siete tutti figli dell’Altissimo” (Sal 82)  recitano le Scritture..ebbene con l’incoronazione di Sua Maestà ci viene estesa questa condizione nella quale possiamo rimanere e vivere per sempre, così come Egli resta, vive e regna per sempre nella Terra di Zion.  Non dicono forse le profezie che Egli avrebbe regnato ‘con i suoi’ per mille anni?
Come per Sua Maestà, questa Gloria porta con sé responsabilità e disciplina, Egli stesso pronuncia un giuramento di fedeltà ed impegno, allo stesso modo I n I deve essere sottomesso alle leggi del Cielo e seguire una condotta che possa far brillare il nome che portiamo. Attraverso lo zelo, l’impegno e la fede, potremo custodire questa gloria che ci concede il Creatore non per esaltarci ma nemmeno per negarci alle nostre persone, ai parametri che Egli ha disposto per I n I e alle gioie che ci ha riservato.
Ecco, essere partecipi della gloria significa avere la possibilità di accedere ad una vita spirituale che ci porti a regnare, cioè prenderci cura del nostro destino aprendo le porte alla grazia divina, essa può portare tanta pace e serenità nelle nostre storie di vita. Così facendo I n I diventa continuazione di Sua Maestà, nel corpo e nello spirito I n I Egli rappresenta e manifesta attraverso le nostre condotte. Il nostro Dio infatti si è rivelato al mondo attraverso le opere ed è attraverso queste che I n I costruirà la salvezza e ricercherà la redenzione.
Attraverso la pratica dell’esperienza vitale, attimo dopo attimo, dobbiamo costruire il Regno dei Cieli al quale siamo stati chiamati, senza dare nulla per scontato ma entrando, attraverso la visione profonda, in comunione con il nostro creato, con il resto degli abitanti di questo pianeta, con le realtà visibili e con tutte quelle invisibili che ci circondano.
Ricordiamo infatti che Sua Maestà, prendendo il nome nuovo al momento dell’Incoronazione, concede ad I n I di poter tenere il Suo ‘vecchio’ Nome cioè Ras Tafari benedicendoci per essere la Sua continuazione vivente. Infatti il Suo ‘vecchio nome’ per I n I diventa un nuovo nome a significare che ogni cosa può essere rinnovata nella dimensione divina e spirituale.

Per compiere al meglio questa sacra missione dobbiamo anche gioire. La gloria infatti porta con sé elementi di felicità, gioia, soddisfazione, pienezza, energia ed entusiasmo. Ebbene questo ci dice che se la nostra gloria è nella semplice e piccola vita di I n I , allora dobbiamo gioire in essa, goderci la nostra esistenza coltivandone ogni aspetto come Sua Maestà ha fatto con ogni centimetro del Suo regno. Godendo dell’essere vivi potremo manifestare in ogni momento il Regno dei Cieli e non avremo bisogno di molte parole perché le nostre persone saranno intonate ed accordate con il Creato e lo ‘Spiritual Network’.

I n I osserva e medita riguardo ai fatti di quel 2 novembre 1930 e vede che la luce che si irradia nella Cattedrale significa che ci viene donata una vita nuova, in cui il nostro corpo è quella cattedrale e il trono luminoso e  centrale è la nostra comunione con il Creatore, questa luce se coltivata può diventare una vera e propria indicatrice di direzione da seguire che può condurci e guidarci nei giorni. Essa parte dal centro ed irradia tutto proprio perché in Rastafari ogni comprensione ed ogni energia deve partire dall’elemento divino che dimora in noi, questo è il nostro centro, il luogo prima di nozioni, parole, conoscenza, paura, insicurezza.. dove la nostra consapevolezza dimora in unione con lo spirito divino. Questo è l’I. L’io eterno, il grande I dentro I, l’Innerman che dimora in I, Haile I !!!
Nella consapevolezza della Livity e con tanta dedizione, questo centro sarà il modello su cui plasmeremo il resto del mondo e non saremo noi ad essere modellati da ciò che ci circonda. Non è forse scritto “alla Tua luce vediamo la luce” (Sal 35) ?

I n I Rastafari osserva e medita sull’ acclamazione del popolo in festa  e in questa vede la gioia di assistere e celebrare in maniera condivisa la vita che si manifesta ogni giorno perché  I n I Rastafari vive quotidianamente dinanzi ai miracoli e questi sono davanti agli occhi di tutti..non sono un segreto a noi soltanto rivelato. I n I Rastafari è manifestazione, proclamazione dinanzi alle persone che con noi condividono la vita su questo pianeta. I n I non arriva in Rastafari per nascondersi ma per uscire sotto la luce che può illuminare anche altri. Attraverso la nostra testimonianza ed il nostro esempio I n I ha la capacità di ispirare gli altri, così come il King ispirò le nazioni ad elevarsi ad un livello superiore dove la parola cambiamento era sinonimo di salvezza.
Ecco perché l’Incoronazione è avvenuta in presenza di persone locali così come di dignitari dall’estero, perché questo è il tempo in cui le benedizioni e la strada verso il Regno dei Cieli devono essere condivisi a livello universale, perché la forza della rivelazione che parte dalla nostra livity  può avere eco ed effetto sul resto dell’umanità spettatrice della nostra condotta di vita che è la corona che I n I indossa, fisicamente e spiritualmente. 

La rivelazione Rastafari, infatti, parte da un piccolo gruppo di persone e raggiunge in pochi anni i quattro angoli della terra portando ideali e valori di risveglio universale al globo intero. Proprio come la notizia dell’Incoronazione partì dagli altipiani etiopici e velocemente fece il giro del mondo. Nelle dodici nazioni che assistettero noi troviamo le genti che I n I deve educare e a cui I n I deve portare il messaggio per far sì che anche loro possano inchinarsi al Re delle loro vite, ovvero lo spirito divino che in loro dimora.

La missione di I n I infatti non è necessariamente far sì che ogni persona di questa terra arrivi a vedere His Majesty allo stesso modo di Ian’ I  ma è piuttosto mostrare un esempio attraverso il quale le persone possano riconnettersi con il loro centro e con la loro sfera naturale, spirituale e salutare. I sovrani invitati dall’estero alla cerimonia infatti non erano etiopi e di certo non lo divennero in quell’occasione ma a loro fu estesa la possibilità di inchinarsi davanti al Re dei Re e quindi prendere parte al disegno divino che porta verso la salvezza. Quale significato può avere infatti la conoscenza e la salvezza se non viene condivisa? Osserviamo in questo tempo fedi e religioni che precludono ai loro fedeli la possibilità di vita eterna, I n I Rastafari rompe queste barriere che odorano di protagonismo ed egoismo per estendere la possibilità di felicità e redenzione a tutti coloro che desiderano prendere parte alla vita, intesa come risveglio dello spirito, della mente e del corpo, tre in uno e uno in tre.

Fratelli e sorelle, prendiamo quindi parte a questo giorno santo in maniera consapevole e con lo spirito pieno di gioia, entriamo nella Cattedrale di San Giorgio con canti di giubilo, recitiamo i Salmi e le profezie nella soddisfazione del cuore, affidiamoci alla Maestà Divina perché Suo è il regno e la sovranità, Egli governa con rettitudine e ogni nostra sofferenza può essere curata nel Suo regno. Come cantavano Marley e Planno: Haile Selassie is the Chapel.. bring your trouble to Selassie ..He’s the only King of Kings..Build your mind in this direction..power of the Trinity.

Fratelli e sorelle, impariamo a non dare nulla per scontato perché tutto è santo in questa Creazione.. siamo stati invitati nella vita e nel destino a partecipare a quest’opportunità, ovvero conoscere Sua Maestà il Black Christ in His Kingly Character ,  che è la cosa più dolce che poteva avvenire alle nostre persone. Siamo stati invitati a celebrare il Re dei Re nel suo ritorno e nella Sua Gloria affinchè potessimo quindi prendere parte a questa Nuova Creazione nella Sua Gloria per trovare la nostra completezza.
Famiglia Rastafari qui presente, bredren e sistren vicini e lontani, bambini, giovani ed anziani, indossiamo la Corona e camminiamo lungo la strada che ci porta a Zion.  Indossiamo la Corona, diventiamo regnanti dei nostri destini e impegniamoci a prenderci cura di questa vita che I n I deve imparare a coltivare per farla fiorire.
Indossiamo la Corona oggi e per mille anni, quando gioiamo e quando soffriamo perché Egli è sempre presente e mai scompare.

King and Queens Ian’ I siamo stati chiamati per essere incoronati per prenderci cura di noi stessi, dei nostri prossimi, dello spazio e del tempo, per diventare amministratori di realtà visibili ed invisibili in questo sistema in cui il riflesso del Cielo fa risplendere la Terra.

Indossiamo la Corona, in umiltà e disciplina, senza esaltarci ma con la voglia di crescere e migliorare,  in fratellanza e condivisione, in empatia e misericordia, nell’amore incondizionato che si soddisfa nel dare più che nel ricevere, nella luce della felicità di vedere il nostro prossimo gioire e i nostri figli crescere sereni, indossiamo la corona per prendere parte al Regno, per accettare i compiti e le missioni che il Re ci affiderà, per essere la montagna su cui i nostri fratelli possono fare affidamento, per essere l’acqua in cui essi possono lavarsi, per essere il calore con cui questo mondo può riscaldarsi, per essere il vento che spazza via la tristezza e fa risplendere il sole, per essere la pioggia che può nutrire un seme ma anche modellare le montagne,  per essere il sale con cui questa vita può essere insaporita, per essere la parola che può rafforzare e il silenzio che può incoraggiare, le radici con cui l’albero rimane in piedi, il tronco con cui resiste alla forza delle intemperie e le foglie che risplendono sotto i raggi del sole, siamo l’alfabeto di un nuovo linguaggio creato per completare il Libro della vita,  indossiamo la Corona e camminiamo nel Giardino di Zion, perché i mille anni di Regno sono gioia e perfetta letizia.
Selah