sabato 2 marzo 2019

La vittoria nella Livity Rastafari


Continuiamo ancora a celebrare ciò che accadde centoventitre anni fa sulle cime dell’altipiano di Adua in Etiopia.
Lì infatti l’esercito etiopico spezzò il silenzio e la fresca nebbia del mattino cogliendo di sorpresa l’invasore italiano che tentava di conquistare la terra più antica della storia. Adua fu una sconfitta per chi credeva di poter imporre male e oppressione, arroganza e ignorante violenza.
Allo stesso modo fu una grandissima vittoria per chi credeva nella dignità di un popolo libero e nella profonda ricchezza che si trova nell’essere padroni del proprio destino. Adua fu una vittoria non soltanto per gli Etiopi ma per tutti gli africani che da lì a meno di un secolo avrebbero liberato definitivamente il proprio fantastico continente dallo squallore coloniale che aveva oscurato il sole dell’indipendenza per ben quattrocento anni.

Festeggiando Adua non possiamo soltanto pensare ad una vittoria militare, né semplicemente ad un successo di strategia bellica. Nonostante l’importanza politica che questo evento ebbe sul panorama internazionale troviamo in esso l’opportunità di scendere più a fondo e riflettere sulla vittoria in Rastafari ad un livello più profondo, intimo, personale ed esistenziale.
Nella Livity Rastafari impariamo a credere e a sapere che il bene vince sul male e questo concetto è alla base della pratica di vita di Ian’I.
La Livity Rastafari infatti è una continua esperienza di questa realtà. Ian’I siamo fiduciosi e confidenti nella vittoria del bene sul male. Non è soltanto uno slogan o una frase fatta bensì una vera e propria pratica di vita che ci impegniamo ad esercitare ogni giorno di questa esistenza.

La vittoria non è un voler spadroneggiare sul più debole, imporre la propria supremazia sul prossimo né approfittarsene per render l’ego più forte e superbo. Non è così.
La vittoria in Rastafari è un livello di esistenza in cui il bene divino si manifesta e vive solidamente nonostante le possibili avversità.
La vittoria è il fluire vitale, naturale e spontaneo in accordo e perfetta comunione con la grazia divina che si manifesta nella Creazione. Essa è il bene che ha prevalso sul negativo e ha vinto quest’ultimo ristabilendo l’ordine naturale ed orinario degli eventi che è essenzialmente buono, benefico e divino.
L’essenza di questa Creazione è la vittoria stessa, l’essenza della vita è la vittoria stessa, Dio è vittoria così come l’uomo è vittoria.
L’universo e questo mondo sono manifestazione diretta di questa vittoria e tutta l’umanità ne fa costante esperienza durante l’esistenza.

Ogni vittoria presuppone una lotta.

Questo scontro è quasi sempre interno a noi. Anche quando gli eventi problematici che ci mettono in crisi e che minacciano la nostra pace sono a noi esterni, il loro effetto e la loro percezione e soprattutto la nostra reazione sono fattori del tutto interni alle nostre persone.
Considerato che la realtà esteriore è un riflesso della nostra realtà interiore, in Rastafari sappiamo che modificando noi stessi potremo modificare gli eventi intorno.
Ecco che la prima vittoria è interna.
Quando vinciamo lo scontro contro i nostri limiti, le nostre paure, quando ci liberiamo delle ansie e delle macchinazioni mentali allora iniziamo ad incamminarci lungo la via della vittoria.
Ogni lotta ha dei combattenti e nelle nostre vite siamo noi stessi a volte a dover impugnare in arma ed uscire dall’accampamento prima che il sole sia alto per sorprendere il nemico ancora assopito tra le luci dell’alba. Ma non c’è nulla di violento e nulla di aggressivo.
La nostra lotta è la consapevolezza, la spada la pratica di vita, lo scudo è la fede, la vittoria sarà il regno di Dio qui, ora e manifestato da noi stessi.
La vittoria in Rastafari è un lungo percorso di cui possiamo fare esperienza a livello personale o comunitario, nelle nostre singole vite così come nel mondo intero.
La vittoria non esattamente un punto di arrivo ma un percorso, forse un nuovo inizio. Essa è un esercizio che all’inizio ci sembra cosìdifficile ma che impariamo a perfezionare di giorno in giorno. Osserviamo noi stessi e le nostre azioni proprio come in una palestra osserviamo i nostri corpi allo specchio e perfezioniamo i movimenti per raggiungere la corretta posizione.
A volte abbiamo un maestro che ci aiuta e ci indirizza ma poi impariamo a sviluppare noi stessi quella consapevolezza e diveniamo noi maestri di noi stessi. Così ci osserviamo, ci studiamo, cresciamo e ci perfezioniamo finché non riusciamo a compiere quell’esercizio in maniera corretta e allora gioiamo del frutto del nostro impegno. A quel punto però non smettiamo di frequentare la palestra ma iniziamo a studiare una nuova posizione o un nuovo esercizio e così diamo inizio ad un nuovo percorso che metterà in pratica ciò che abbiamo appena imparato.

E così nella Livity Rastafari. Ci impegniamo a vivere e a fare esperienza della vittoria. Allora ogni circostanza è occasione per scoprire la vittoria e mettere in atto l’esercizio che ad essa ci porta. A volte dobbiamo mobilitarci di più mentre a volte dobbiamo invece fermarci e non fare nulla se non semplicemente essere.
La vittoria si manifesta soltanto quando gli elementi e le condizioni per essa necessarie si manifestano.
Il benefattore che mette a disposizione questi elementi è il Creatore, i catalizzatori che mettono loro in moto e li fanno funzionare sono gli esseri umani.
La vera lotta è assenza di lotta. La vera vittoria è assenza di combattimento.
Un sottile equilibrio in cui lavoriamo costantemente per tenere accesi gli elementi che renderanno possibile la vittoria, ovvero totale sicurezza di essa, fede, coraggio, non gettare la spugna, convinzione, umiltà, introspezione, contenimento ed equilibrio; ma allo stesso tempo non attacchiamo il nostro cuore a sentimenti di rivalsa, vendetta, violenza, arroganza, abuso, autogiustificazione, selfing (processo mentale in cui avvertiamo che tutto gira intorno a noi e che tutto dovrebbe funzionare come noi dettiamo in quanto, secondo la nostra cieca opinione, così meritiamo), non cadiamo nello scoraggiamento e nella perdita di autostima che sono il riflesso opposto della violenza sull’ aggressore, infatti perpetuando questi sentimenti siamo noi a imporre violenza su di noi.

La vittoria nasce dentro noi stessi e spesso ciò che possiamo fare è continuare prima di tutto a generare l’energia giusta affinché essa possa manifestarsi. Di pari passo modificare con scrupolosa attenzione le nostre azioni ed i nostri comportamenti.
La vittoria si manifesta di fronte ad ingiustizie, accuse, circostanze avverse ma la maggior parte dei nostri problemi sono auto creati e sono il frutto di scelte, comportamenti e posizioni che noi stessi abbiamo preso. Ecco perché la vittoria esistenziale deve e può solamente nascere dentro di noi.
Allora dobbiamo fermarci e sederci sotto il sole che non giudica nessuno ed imparare ad osservare le cause e gli effetti del destino che noi stessi abbiamo creato per noi. Siamo stati creatori o distruttori? Siamo stati prede o predatori? Abbiamo invaso o siamo stati invasi? Abbiamo esercitato le nostre possibilità verso il bene o meno?

La maggior parte delle volte la risposta a queste domande non è unilaterale, ovvero non siamo stati solo vittime o solo carnefici, è piuttosto un intreccio ballerino di condizioni in cui abbiamo ricoperto entrambi i ruoli a seconda delle circostanze. Nella lotta è infatti molto facile commettere errori se non teniamo ben acuto l’equilibrio ed il contenimento.
Questi due valori sono essenziali ma anche molto facili da perdere di vista hanno come parametro il cuore. Ecco perché dobbiamo imparare a scendere dentro di noi per capire che spesso ciò che dobbiamo vincere non sono fattori esterni ma piuttosto le nostre stesse attitudini mentali e comportamentali. La strada verso la vittoria allora diventerà un percorso intimo e personale che però si sposa perfettamente con il contesto esterno a noi e con le vicende che accadono nelle nostre vite. Non sarà solo un viaggio interiore ma nemmeno solo esteriore, sarà infatti una scoperta di come noi reagiamo ad impulsi e circostanze.
Quindi il cuore diventerà il generatore di energia per cambiare quegli atteggiamenti e la mente sarà lo strumento che condurrà quell’energia, una sorta di navigatore che dirigerà la nostra marcia.
Vincere sarà la scoperta che la vittoria esiste già ma che noi dobbiamo prenderla su di noi, dobbiamo diventare vittoria per raggiungere la vittoria.
Dobbiamo scendere in profondità nel nostro cuore per scoprire quanto alti siano i muri che noi stessi abbiamo costruito e quanto rigide e sporche siano le pareti che noi stessi abbiamo innalzato. Sembreranno altissimi, inarrivabili, non riusciremo nemmeno ad intravedere la loro cima. Allora inizieremo a scardinare mattone dopo mattone, i muri cadranno, alcuni tutt’a un tratto, altri ci impiegheranno più tempo. Inizieremo a vedere luce filtrare tra la polvere alzata dallo sgretolamento di quelle pareti ed intravedremo apertura e libertà.

Gli occhi inizieranno a contemplare uno spazio che prima sapevamo esserci ma non riuscivamo a vedere a causa dei nostri stessi blocchi.
Quello spazio sarà il terreno fertile per far sbocciare il dolce frutto della vittoria.