sabato 1 aprile 2017

Primavera e Rastafari (parte 1)




Restiamo in silenzio alle prime luci dell’alba e il bagliore del mattino illumina un paesaggio nuovo, diverso. Appena i raggi iniziano a salire da dietro il colle oltre la vallata, ecco che una dorata lucentezza si appoggia sul verde appena nato delle chiome degli alberi.
Questi, da poco risvegliati, mostrano delle tenere foglie e dei fiori così soffici ed eterei che quasi sembrano svanire sotto i riflessi luminosi.
Quello che fino ad un paio di settimane fa, all’alba,  era fitto silenzio, ora invece diventa canto di uccelli lontani e vicini. Sembrano aver il compito di ridestare le persone dal sonno notturno, ricordando loro che esiste un ciclo vitale che mai si ferma.
Ora che il ghiaccio ha lasciato i campi e la brina è più delicata, l’aria profuma.
Primavera.
Ian’I è al centro di questo processo vitale di risveglio e di rigenerazione che riempie la vista di novità e freschezza. Ovunque ci giriamo osserviamo cambiamento e rinascita, un nuovo inizio che stimola corpo e mente verso un nuovo stadio vitale.
Le stagioni sono una scansione divina di ordine e accuratezza del Creatore. Esse hanno un senso ben preciso e molteplici funzioni che spesso noi ignoriamo, sono i lati del quadrato perfetto per i cui vertici passa il cerchio del ciclo annuale, sono livelli di evoluzione di cui Ian’I fa parte.

Molte persone, allo sbocciare dei primi fiori e al ritornare delle foglie provano sensazione di gioia e leggerezza, la malinconia sembra quasi fuggire per lasciar spazio invece ad un rinnovato entusiasmo verso progetti da compiere e visioni da perseguire. È uno slancio necessario all’uomo e che la natura aiuta con la primavera.
Ian’I gioisce nell’osservare i prati fiorire e i boschi ricoprirsi di verde limpido e vibrante, gli occhi riposano nell’ammirare e contemplare il disegno della Creazione che fino a pochi giorni fa appariva più in sfumature di grigio o beige e che ora finalmente, come la bozza di un disegno che poi prende colore, si arricchisce di tonalità per completare la perfezione dell’artistica Creazione.

Ecco Ian’I Rastafari però non osserva soltanto con gli occhi del corpo ma anche con quelli dello spirito e della mente. È infatti stato concesso ad Ian’I di poter leggere questa Creazione ed i suoi fenomeni e di poterli interpretare al fine di contemplare e lodare il Creatore e le nostre vite. Ian’I quindi osserva la primavera secondo gli occhi della Livity Rastafari e scopre un enorme capitolo di insegnamento di vita.  Questa stagione è un perfetto esempio della nostra pratica di vita, chi ha orecchie per intendere intenda e chi ha occhi per vedere veda.
La primavera è una rinascita e, come tutti dicono, un nuovo inizio.
Essa rompe la stasi dell’inverno e l’immobilità del freddo che non produce.
Allo stesso modo Rastafari rompe il legno del Cristianesimo che purtroppo era stato fatto indurire da secoli e secoli di manipolazione ecclesiastica e coloniale per dare vita al nuovo germoglio che è la Rivelazione del King of Kings Haile Selassie Primo. Quel legno che infatti sembrava aver perso linfa, finalmente genera una nuova gemma così preziosa da poter ridare valore a tutta la pianta che affondava le radici nel giardino dell’ Eden, aveva il fusto nella difficile marcia nel deserto e nella legge mosaica, i suoi rami nelle parole dei profeti del passato che annunciavano di guardare al Messia e a Regno dell’Eletto, le foglie nel vibrante slancio spirituale degli apostoli e dei primi cristiani e finalmente il fiore più delicato, con la fragranza più dolce eccolo spuntare nella persona divina del Leone della Tribù di Judah che sboccia attirando a sé tutte le attenzioni dei passanti (esseri umani) che increduli non si spiegano quanto maestosi possano essere i suoi colori.
La Rivelazione è la primavera dell’umanità.
Dopo il freddo invernale dello scoraggiamento dovuto alla divisione tra pratica spirituale e vita quotidiana, che aveva allontanato molti dal vivere una vita con Dio, ecco che il Rastaman nelle sue sembianze così naturali, viene per ripristinare la connessione con il Creatore nella pratica quotidiane di vita benedetta ricordando alle nazioni che Dio vuole che noi facciamo esperienza di Lui per vivere meglio nella pienezza delle nostre opportunità e non che semplicemente crediamo ad una serie di norme recitate da estranei.

Nella primavera ogni attimo è una connessione, una compartecipazione, la natura allunga all’uomo le sue mani affinchè egli si ricordi di essere parte di un qualcosa di più grande e completo, potremmo dire perfetto.
Questa stagione ci riporta a visualizzare la presenza del Creatore che secondo le parole del nostro Re dei Re è il Motore Primo. Proprio come il Rastaman invita le nazioni a riscoprire il contatto con l’Onnipotente, così questa stagione invita gli uomini alla bellezza e alla grandezza dell’Onnipotente. Essa è anche un invito a contemplare la perfezione, così che anche noi possiamo destarci dal sonno dello scoraggiamento per rinvigorire la nostra visione e tendere verso il Creatore, Ian’I Rastafari usa questo aspetto così naturale come trampolino di lancio per decollare verso le altezze della Creazione.
Così come la Livity Rastafari aiuta a rompere il velo dinanzi i nostri occhi che ci impedisce di vedere le grandezze del Padre, così la primavera aiuta le nostre persone ad essere consapevoli dello slancio vitale che dimora nel terreno e nella vita su questo pianeta.
È un canto, è un inno, è consapevolezza.
Questo è un altro aspetto che accomuna la Livity Rastafari a questa stagione dell’anno, la consapevolezza e la presenza. Le fredde sere d’inverno ci offri vanno l’occasione per chiuderci in casa e a volte il rischio di isolarci nei nostri piccoli mondi, nei pensieri e nelle preoccupazioni che tendono a distaccarci dal momento presente. Ecco che invece il risveglio naturale del mondo intorno a noi esercita il potere di una campana che suona per riportarci all ‘attenzione di ciò che sta accadendo e alla consapevole presenza in questo momento della nostra vita.
Allo stesso modo Rastafari giunge nel ventesimo secolo per riportare l’umanità alla consapevolezza del momento storico ed escatologico in cui l’uomo cammina.
Come la natura al risveglio annuncia che il momento del raccolto si appresta allo stesso modo la rivelazione Rastafari dichiara che il Signore sta stendendo la Sua mano per raccogliere i frutti della fede nelle opere. Non a caso anche Iyasos Krestos utilizza un’immagine primaverile quando ci insegna di osservare il fico per comprendere la venuta del Figlio dell’Uomo. Egli essendo l’Uomo Naturale rivela ad Ian’I di vedere il Cristo nella manifestazione naturale,  in una gemma che, quando apparirà, allora i tempi saranno pronti ( Marco 13, 28-32).

La primavera ci deve rinsaldare nella consapevolezza che l’estate si avvicina e quindi dobbiamo metterci in movimento. Chiunque abbia del terreno lo sa bene, anche un piccolo fazzoletto di terra dovrà essere curato perché l’erba crescerà e richiederà quindi di essere tagliata; chi invece pratica agricoltura allora dovrà sudare perchè il terreno sia pronto e ben concimato per ospitare l’abbondanza della stagione estiva.
La Livity Rastafari è la stessa cosa.
Quando siamo chiamati dal mezzo delle grigia strade di babylon per camminare verso il Dio vivente, allora iniziamo ad esistere nella Livity così da poter preparare il terreno delle nostre vite per poter raccogliere i frutti dello Spirito. Come l’agricoltore si alza presto per trovare il capo più morbido sotto la sua zappa, così Ian’I sfrutta ogni occasione per lavorare il terreno del nostro cuore.
L’agricoltore concima con materiale organico processato che altri invece scarterebbero, cosi Ian’I utilizza tutti gli aspetti della nostra esistenza per far fiorire la nostra vita spirituale, a volte soprattutto gli scarti, il materiale organico delle nostre vite, ovvero le difficoltà, gli errori, le cadute, le tristezze e il buio che le accompagna così che questa materia possa essere processata dalla nostra overstanding e dalla meditazione e infine convertita in concime e nutrire la nostra fioritura.
In Rastafari sappiamo che nessun uomo è privo della presenza fertile del Creatore, ogni momento è buono per essere illuminato dalla ricerca della comunione con Dio, così nella primavera quando pioggia e luna sono in accordo, ogni momento è buono per seminare o piantare perché il periodo è fertile e le piante risponderanno al richiamo vitale crescendo.

Ecco Ian’I Rastafari prepara quindi incessantemente il terreno ma siamo stati incaricati dal Padre anche di provvedere alla semina.
Questa è una caratteristica privilegiata dell’essere umano che, a differenza di qualsiasi altro vivente della Creazione, è stato incaricato di produrre dal seme ovvero di interagire con la Creazione secondo un’attività “creatrice” che è molto simile a quella di Dio. Infatti Nel giorno della Creazione Dio ha dato alla terra il potere di produrre una vegetazione capace di riprodursi, di “Seminare un
seme “ (Gen 1, 11 s. 29) ed Egli affida all’uomo il compito di continuare questo processo vitale.
Starà al genere umano quindi proseguire in questo progetto così vicino alla Genesi, ecco infatti che Haile Selassie definisce l’agricoltura come un “compito sacro”.
Il Padre benedirà le semine ma l’uomo dovrà metterle in terra. Quindi egli riceve una responsabilità dal Creatore di perpetuare sulla terra ogni seme e di salvarlo dal diluvio (Gen 7, 3) ovvero proteggere quello che di buono esiste nella vita dalla tempesta e dalla distruzione; allo stesso modo egli deve selezionare e scegliere il giusto seme perché è scritto che “Seminando l'ingiustizia o l'iniquità, si può raccogliere sette volte tanto di sciagura (Prov 22, 8)”. È anche scritto che “ chi semina vento raccoglie tempesta “ (Os 8, 7)  e ancora: “ Chi semina scarsamente, mieterà scarsamente; Chi semina con larghezza mieterà con larghezza” (2 Cor 9,6).

Quale magnifica connessione quindi tra stagione delle semine e Livity Rastafari.
Il Rastaman dalla colline della Jamaica fino alle città dell’occidente mantiene e perpetua la medesima attività, ovvero quella di osservare, selezionare e mettere poi nel suolo i giusti semi che si impegnerà poi a coltivare per farli crescere. Questo riguarda ovviamente il corpo e lo spirito, perché è scritto “Invece di seminare nella carne, dobbiamo seminare nello spirito (Gal 6, 8)” quindi dobbiamo far crescere la parte spirituale di noi stessi così da poter finalmente arricchire le nostre vite e vivere nel Giardino dell’Eden in cui il Creatore ci pose all’inizio della nostra storia.
Il Rastaman infatti rinnova l’invito all’umanità a tornare a vivere in quel Giardino, così meraviglioso e vitale, da cui purtroppo il freddo invernale ci aveva separato ma che grazie alla presenza del King of Kings ora ne abbiamo ritrovato la strada.
Marley stesso diceva “Coming from the cold” e non a caso la rivelazione Rastafari si è manifestata in Jamaica, una terra di abbondanza e di raccolto in cui la natura vive in una perenne calda ed avvolgente estate.
..continua