sabato 6 maggio 2017

Affrontare le difficoltà con la Livity Rastafari




La consapevolezza Rastafari è ciò che può salvare le persone alla ricerca di una terra ferma e solida nel trambusto delle incertezze della vita.
Ian’I non segue una religione o una filosofia perché queste non necessitano della componente che è alla base della Livity, ovvero l’esperienza reale.
Questa esperienza non è un processo concettuale fatto di grandi parole e spiegazioni, anche se ovviamente per spiegare la dottrina Rastafari c’è, a volte, necessità di parole e ragionamento.
 Ciò che dovremmo realmente perseguire è la comunione e l’affidamento al Creatore lasciando che ogni aspetto della nostra vita possa essere illuminato dalla Sua presenza.
Proprio come la luce del sole tocca ogni parte di una vasta vallata così la Sua presenza può illuminare ogni aspetto delle nostre vite.
La nostra pratica di vita è appunto quella di ricercare e perseguire l’esperienza del Regno di Dio qui ed ora, non in un futuro lontano.

La condivisione della nostra esistenza con il Creatore può risultare più semplice nei momenti di distensione e tranquillità, quando la mente è già rilassata e più propensa ad apprezzare la bontà di questa vita e di conseguenza del suo artefice.
La vera prova spesso avviene però nei momenti difficili, nei periodi in cui ostacoli e pietre d’inciampo mettono alla prova il nostro spirito, autocontrollo e fiducia nel bene.
Questi sono i momenti di grande sofferenza ed incertezza, causati da problemi o impedimenti di reale entità che destano in noi paura, preoccupazione, destabilizzazione e soprattutto portano la nostra mente a viaggiare all’interno di una “città della paura” in cui ogni strada è colma di immagini e proiezioni angosciose di ciò che potrebbe succedere. In questa città ogni vicolo ed ogni strada sono colme di ansia e il sentimento che si percepisce è il timore, noi ci troviamo come dei passanti che freneticamente camminiamo osservando a destra e a sinistra raffigurazioni negative che potrebbero accadere alle nostre vite, quando una strada finisce se ne apre un’altra con un pensiero ed un’immagine ancora più brutta di quelle che avevamo appena passato.
Questo luogo è l’inferno della nostra persona.
C’è da sapere però che esso non è reale, è una macchinazione del nostro cervello, un film attivato dalle nostre capacità sensoriali e dai processi cognitivi che la nostra mente prevede, è una fiction i cui registi sono i nostri neuroni e la casa cinematografica è la nostra paura, noi veniamo usati come attori non volontari e i nostri pensieri manovrati come burattini di legno.

Forse nella nostra vita seriamente ci sono i presupposti per un problema e per una preoccupazione, ma l’esagerazione e il senso di costrizione ed angoscia sono provocati dalla nostra predisposizione mentale. È il caso di fermare tutto ciò, e questo è possibile.
Esistono tecniche ed esercizi validissimi per invertire questo processo e ritrovare serenità in quei momenti ma il modo di vivere di Ian’I si spinge oltre.
La Livity Rastafari infatti ci offre la possibilità di affrontare la problematica da un altro aspetto piuttosto di essere risucchiati nel vortice, infatti la nostra è una fede e come tale prevede affidamento. Ma a chi o a che cosa?
 Ebbene secondo la nostra dottrina il Creatore manifestatosi nel Suo Messia Haile Selassie Primo è Dio di bene e di conseguenza tutto ciò che proviene o scorre verso di Lui è bene profondo, pace ed equilibrio. Non perseguiamo infatti una religione di cieca sottomissione ma invece di divina condivisione in cui Dio sceglie di elargire all’uomo la Sua grazie e quindi offrirgli di vivere alla Sua presenza, questo conferirà all’essere umano un forte senso di forza, serenità e soprattutto salute e benessere, consapevolezza di stare al posto giusto nel momento giusto e fare la cosa appropriata anche durante i periodi di prova. L’uomo diventa così un microcosmo o meglio, come l’Ortodossia e la Livity Rastafari giustamente ci insegnano, un micro-dio, una personificazione del divino nell’umano, un completamento attivato dalla Spirito che fa rinascere e rigenera l’uomo.
Ecco, il problema è che questo fondamento di fede è più facile da ricordare e riconoscere quando stiamo bene ma diventa così difficile da vivere quando invece la vita ci mette all’angolo e continua a sferrare colpi.

Ecco qui è la grande potenza della Livity.
Non stare più in quell’angolo. Ma per uscire dobbiamo uscire dal pensiero che siamo condannati dalla vita a stare in quella strettoia, dobbiamo realizzare che forse è la nostra mente che tende a volerci tenere in quella condizione ed essere vittima della sventura subendo e subendo come un pugile in seria difficoltà.
Quell’angolo è la rappresentazione delle nostre limitazioni, non sappiamo cosa poter umanamente fare perché sentiamo di aver già provato tutto e che nulla ha realmente funzionato, veniamo bloccati da un senso di forte impotenza che ci tiene confinati tra le corde del ring della vita.
A questo punto possiamo scegliere due strade: o rimanere vittime dei colpi e continuare a soffrire autogiustificandoci con una serie di spiegazioni mentali che non fanno altro che rinforzare la nostra impotenza e di conseguenza distruggono la fiducia in noi stessi, oppure affidarci interamente e totalmente al Re dei Re in quanto noi non possiamo più fare nulla per cambiare la situazione.

Quando e se questo processo avviene noi usciamo come per magia da quell’angolo e torniamo al centro del ring nella posizione di poter gestire la situazione con visione chiara e lucida. Infatti affidarsi a Lui significa riconoscere che noi le abbiamo tentate tutte e purtroppo abbiamo esaurito le possibilità, quindi possiamo soltanto fare affidamento a Chi invece è la fonte inestinguibile di possibilità.
Così usciremo dall’angolo perché non ragioneremo più con la mente ed i suoi processi dualistici ma invece vivremo nello spirito di fede che è aperto, vasto, pieno di possibilità, benevolo e soprattutto non in conflitto ma che infatti dimora prima del conflitto.

Quando la situazione diventa troppo pesante allora facciamo fare al King, o lasciamo fare allo spirito dei nostri fratelli e sorelle Rastafari che sparsi su questa terra manifestano la vita illuminata che può salvarci. Essi infatti hanno abbracciato la fede e hanno tenuto salda nelle mani la bandiera della Livity, se loro l’hanno fatto è perché la strada di vita Nyah Binghi è ricolma di benedizioni e di possibilità di bene, e questo è anche per noi  quando siamo nella difficoltà.
È una grande prova di fede, prevede infatti impegnarsi duramente per lasciar andare le proprie convinzioni e proiezioni mentali (che quando soffriamo sembrano così vere) e mettere tutto in mano alla Persona del Re dei Re. Con tutta l’iniziale incertezza e reticenza che questo processo porta con sé, esso è in realtà la vera cura verso l’afflizione della sofferenza.
Abbandonarci con tutte le forze a Dio come fondamento dell’essere provoca l’immediato svanimento delle paure e delle incertezze. Questo perché non facciamo più affidamento sulle nostre capacità umane ma accediamo alla parte spirituale e divina di noi stessi che è libera dai conflitti e soprattutto è carica di energia e quindi capace di rigenerarci in quei momenti di stress.

L’angolo infatti può tenere in trappola la nostra parte umana e limitata, ma non potrà mai ingabbiare la nostra persona spirituale ed infinita. 

Lasciar andare il peso e metterlo nelle mani del King ci offre la possibilità di riprendere fiato e ci fa crescere nella certezza che siamo nelle mani del Padre proprio come quando eravamo piccoli e naturalmente ci abbandonavamo ai nostri genitori per ogni minima cosa.
 Usciamo quindi dalla trappola e permettiamoci di osservare le bellezze di questa vita, la luce del sole riflessa sulle foglie e le risate semplici dei bambini, la presenza della vita nella natura, l’amore dei nostri cari e il fatto che tutte le cose più belle di questa esistenza sono gratuite ed accessibili. Questi elementi ci aiuteranno a superare la difficoltà, a scoprire che esistono delle possibilità che forse non avevamo considerato prima perché troppo impegnati a prevenire i colpi.

Se usciamo dall’angolo allora potremo vedere tutto più chiaramente e accadrà qualcosa id meravigliosamente incredibile: osserveremo da dietro l’avversario continuare a sferrare pugni al vuoto.
A quel punto potremo finalmente scendere dal ring e passeggiare lontano.