sabato 1 luglio 2017

Livity Rastafari, labbra pure e cuore nuovo



Nella Livity Rastafari viviamo una coesione-comunione con il Creatore che ricerchiamo durante tutta la nostra giornata e non soltanto durante un’ora di preghiera o di cerimonia.

Questa che può essere definita una maniera originale e naturale di fare esperienza del divino è ciò che spesso attira l’attenzione di chi osserva da fuori il Movimento, incuriosito da come sia possibile che l’essere umano possa ricercare (..e poi trovare) la connessione con la divinità ed aspirare ad una continuità.


Come la Bibbia insegna, la ricerca del contatto con il Signore è un esercizio ed una pratica che ricopre diversi aspetti della vita del fedele, proprio perché ogni fase della giornata è un’occasione per vivere la propria comunione con l’Altissimo. Infatti ogni momento, sia esso favorevole o sfavorevole, è un potenziale catalizzatore di preghiera, lode, meditazione così da rendere la nostra fede un’attività full time. Questa pratica di fede antica ed originale sembra purtroppo essersi persa nei modi di fare delle religioni di questo tempo che invece spesso spingono a relegare il momento di preghiera ad uno spazio e tempo ahimè sempre più codificato e ridotto.

In Rastafari Ian’I torna al futuro originario dell’esperienza uomo-Dio, quando EgIi camminava nello stesso giardino delle creature e queste potevano sentire la Sua voce e rispondere quando Lui parlava loro. Infatti nella Genesi l’uomo conversa con Dio, ha il privilegio di poter sentire e replicare alla Sua voce. E soprattutto è perfettamente consapevole in ogni istante della presenza del Creatore e che ogni cosa visibile ed invisibile intorno a lui, provenga da Dio. Questo è più di una fede o di un credo, è infatti una vera e propria esperienza di vita, un modo di vivere incentrato sulla ricerca del  Creatore e della condivisione con Lui della propria vita.


Per far sì che questa pratica abbia successo, il rapporto con Dio è per Ian’I un continuo ricordare la Sua presenza, o spesso riconoscere la Sua presenza nella manifestazioni degli eventi della vita. Questo avviene intimamente tramite la voce del nostro cuore oppure attraverso le nostre labbra, che si aprono e chiudono nella lode, conversazione o richiesta a Dio.

Le labbra sono uno strumento importantissimo nella pratica spirituale Biblica, così come nelle altre correnti mistiche del Globo.  Citate più e più volte nella Bibbia, esse sono la porta attraverso cui si esprime il cuore, attraverso la nostra bocca infatti noi manifestiamo i pensieri dello spirito che diventano concreti e reali acquistando suono e diventando così una dichiarazione, una posizione. Infatti le labbra sono al servizio  del cuore, buono o cattivo che esso sia, esse esprimono l’intento e la manifestazione d’animo dell’individuo. Attraverso la parola delle labbra si può amare, aiutare così come insultare e ferire. Con le labbra si comunica, ci si istruisce, si loda e si rinnega. Esse rappresentano lo strumento attraverso cui l’uomo manifesta il suo modo di vivere.

Nella Livity Rastafari usiamo le labbra per la continua edificazione del Regno di Dio, attraverso esse portiamo il messaggio, motiviamo noi stessi e gli altri, proferiamo parole di conforto e prima ancora invochiamo il Nome del Re dei Re Haile Selassie Primo, proprio perché chiamando il Suo nome riceviamo il Suo spirito.
 Attraverso le labbra si manifesta la salvezza, dell’individuo e delle genti. È scritto infatti: “allora io darò ai popoli un labbro puro perchè invochino tutti il nome del Signore e lo servano tutti sotto lo stesso giogo” (Sof. 3,9). Ecco che il resto d’Israele userà le sue labbra per indicare alle genti qual è il Regno del Creatore e dove cercarlo. 

Nella tradizione Rastafari la lode e la presenza di Dio in mezzo ad Ian’I viene espressa attraverso l’uso corretto delle labbra e della parole, è una palestra che il giovane fedele inizia praticare per allenare il suoi modo di parlare ed esprimersi. Uno dei doni dello Spirito dell’Altissimo è infatti ricevere labbra nuove così come un cuore nuovo (Ez 36, 26), questi dimoreranno in un uomo nuovo per creare la Nuova Creazione che si manifesterà attraverso le parole e le mani del Messia tornato nei Suoi caratteri regali per regnare con i Suoi. Ecco che Ian’I Rastafari è questo popolo, e di questo dobbiamo esserne profondamente consapevoli. Con le nostre labbra quindi dobbiamo esprimere lode e continua ricerca del Creatore, dobbiamo tenerci svegli dal sonno di babilonia e lavorare perché le nostre parole possano essere strumento di amore e non polvere al vento.
Sulla bocca di Ian’I Rastafari è continuamente presente il Suo Nome e la Sua grandezza proprio perché per mezzi del Rei dei Re possiamo  offrire continuamente un sacrificio di lode, cioè il frutto di labbra che confessano il Suo nome » (Ebr 13, 15).
Selah