sabato 3 febbraio 2018

Il concetto di "babylon" nella tradizione Rastafari


Nella spiritualità Rastafari così come nella Reggae Music sentiamo spesso parlare di babylon e delle sue caratteristiche negative. Quando Ian’I Rastafari ragiona e dialoga, spesso si sente il riferimento alla città o al regno di babylon.

Storicamente babylon o babilonia è una citta dell’antica Mesopotamia fondata circa duemila anni prima di Cristo lungo il fiume Eufrate e che esistette fino alla sua distruzione nel 539 a.C per opera di Ciro II di Persia che la rese provincia persiana fino al 331 a.C. quando venne annessa all'impero di Alessandro Magno.
Babilonia divenne nota per la sua ricchezza, per il lusso e per lo sfarzo, al momento del suo massimo splendore era infatti la città più grande del mondo antico estendendosi per circa 1000 ettari e i suoi abitanti, senza contare gli schiavi che potevano far raddoppiare il numero, erano circa 370,000.
Babilonia aveva ciò che nessun’altra città possedeva, immense torri (ziqqurat), alte mura, palazzi sfarzosi, stupendi giardini (anche se questi non sono in realtà mai stati localizzati) ed era il centro della magia e dell’idolatria babilonese. I suoi astrologi e i suoi indovini erano rinomati in tutto l’oriente antico.
Nella Bibbia questa città è citata soprattutto nell’ Antico Testamento dove viene descritta come la città opposta alla città santa di Gerusalemme. Così nella tradizione biblica babilonia rimane come la città del male, dell’orgoglio umano che aveva spinto i suoi abitanti a costruire una torre (Gen 11, 1-9) così alta da sfuggire ad un possibile nuovo diluvio, tale gesto era poi stato corretto dal Signore con la punizione della confusione delle lingue.
Questo luogo antitetico alla città di Dio era quindi non un simbolo ma una vera e propria realtà che rappresentava la deviazione umana da quella che era invece la strada di Dio. Babilonia che si oppone a Dio con orgoglio ed insolenza (Ger 50, 29-32), che si copre di delitti e misfatti di tutti i generi, come la stregoneria (Is 47,12), idolatria (Is 46, 1; Ger 51, 44-52), viene descritta come il tempio della malizia (Zac 5, 5-11).
Il profeta Isaia al capitolo 24 la descrive addirittura come la «città del nulla».

Babilonia ha anche però un ruolo provvidenziale, essendo infatti nulla a caso nella storia dell’essere umano, la città del male viene infatti usata dal Signore per diversi motivi, primo tra tutti è la purificazione che pulirà il cuore del popolo d’Israele.

Babilonia infatti sarà il luogo d'esilio dove gli israeliti verranno deportati (Ger 29, 1-20) e dove vivranno un periodo di sofferenza (2 Re 24-25) come ci ricorda anche il salmo 137 quando ci dice che: «sui fiumi di Babilonia », i canti fanno posto ai pianti.
Questa solitudine e questa angoscia saranno però funzionali a preparare lo spirito di Israele per l’arrivo del Messia. Infatti proprio durante l’esilio in babilonia la promessa del Messia restauratore e liberatore viene annunciata con forza e funge da unica speranza per il popolo di Dio deportato nelle terre straniere tra idoli, maghi e divinità pagane.

Possiamo quindi dire che nel Suo disegno perfetto il Signore utilizza babilonia come un mezzo di purificazione per i Suoi figli e per riacquistare l’attenzione dei loro cuori e dei loro spiriti verso il desiderio di salvezza e di liberazione.

Viene infatti promessa loro la remissione, ovvero il perdono e la libertà  (Is 61, 2 ) che è per il popolo di Dio una « buona novella » (Is 40, 9; 52, 7 ss). Ecco che gli israeliti in esilio vengono invitati a lasciare la città malvagia: « Uscite da Babilonia! » (Is 48, 20; Ger 50, 8) e a non toccare
nulla di impuro (Is 52, 11).
Essi vengono chiamati ad un nuovo esodo che li riporterà a Gerusalemme per vivere in libertà sotto il Regno eletto.
Di babilonia verrà annunciata la distruzione e resterà nella sapienza biblica come l’antitesi alla realtà divina, essa verrà citata infatti fino al libro dell’Apocalisse come il luogo del male.

Mentre invece e non a caso in alcuni ambiti del Cristianesimo il ricordo di babilonia tende a perdere importanza e nelle chiese non se ne parla più tanto, nella Livity Rastafari viene spesso citata ed è sempre presente il monito ad uscire da essa e a comportarsi in modo opposto ad essa. Infatti nella tradizione Rastafari il concetto di babylon viene approfondito ed esteso e definito in maniera ancora più profonda rispetto al passato, non potrò certo esaurire l’argomento in queste poche pagine ma quantomeno possiamo approfondire un pò il suo significato.
In Rastafari babylon diviene non più una città o un regno ma un vero e proprio sistema opposto al sistema di Dio. Per sistema intendiamo una connessione di elementi in un complesso organico ed unitario che funziona secondo determinate leggi.
Babylon è quindi il sistema negativo opposto al sistema di Dio.  Quest’ultimo si comporta e funziona secondo le leggi di Dio e la morale biblica che è il modo di vivere originario e naturale dell’essere umano creato ad immagine e somiglianza di Dio.
Quindi babylon è il modo di vivere, pensare e comportarsi lontano ed opposto a quello di Dio.

Ian’I Rastafari vive secondo la consapevolezza che questo mondo è permeato dalla presenza divina e che questa Creazione sia opera del Signore così come gli esseri umani siano la più alta manifestazione della Sua potenza creatrice. Sappiamo che questa Terra è il nostro giardino dell’ Eden e che lo stato originale dell’essere umano è santo, benedetto e creativo, proprio come i progenitori che passeggiavano alla presenza del Creatore nel Paradiso Terrestre.
Il fatto che Dio camminasse con loro e che essi fossero sempre alla Sua presenza sta infatti a significare che l’uomo originale è in costante presenza e rapporti con Dio al punto tale di vivere con lui.
Di conseguenza viviamo in uno stato di esistenza consapevole di questa benedizione e tentiamo di preservare e mantenere questa condizione di comunione con Dio.
Il sistema di babylon invece ha come obiettivo tutto l’opposto, ovvero allontanare l’essere umano dal suo rapporto intimo con Dio e spogliarlo della sua capacità creatrice e creativa così da rendere l’uomo schiavo proprio come ai tempi dell’esilio.
Questo rapporto di schiavitù non è soltanto espresso da catene ai piedi ma soprattutto da una sottomissione al male e la conseguente perdita della felicità, della salute e della potenza che invece sono qualità naturali dell’uomo.
Per far ciò babylon, proprio come espresso dalle Scritture, utilizza gli idoli ovvero falsi dei e false certezze che poi si rivelano essere un deludente inganno.
Questi idoli sono le illusioni malefiche con cui babylon vuole accecarci ogni giorno per portarci in uno stato di ignoranza costante.
Esse sono il materialismo, il desiderio di ricchezza come affermazione, il relativismo, l’individualismo, l’idea dell’onnipotenza umana e tutta una serie di deviazioni che puntano a rendere l’uomo schiavo delle sue paure e dei suoi limiti. Alla base di tutto ciò però giace il primo e basilare abbaglio di babylon che è la “desacralizzazione” ovvero convincere l’essere umano che non ci sia nulla di sacro e divino in quest’esistenza ma che sia tutto un mondo che va avanti da solo secondo leggi e dinamiche di cui l’uomo diventa succube e che può solamente accettare ingoiando a malincuore l’angoscia che questo gli provoca.

Purtroppo questo sistema di pensiero e di azione che viene giustamente definito da Robert Nesta Marley come un “vampiro che succhia il sangue di coloro che soffrono” è talmente radicato nei tessuti di questo mondo che l’unico modo per sfuggirvi è una totale presa di coscienza e conseguente drastico distacco dalle sue dinamiche.
Nessuno è esente dal giogo di babilonia, la differenza è che alcuni alzano lo sguardo e si risvegliano mentre altri continuano nel sonno e nella schiavitù da esso imposte. Babylon esiste dentro e fuori di noi, Ian’I Rastafari deve scendere nel profondo delle nostre persone per attuare quella liberazione che ci permetterà di uscire da babilonia ed incamminarci verso la terra del nostro Padre Haile Selassie Primo.
Dobbiamo esaminare tutto ciò che esiste fuori e dentro di noi pregando di poter vedere con gli occhi del Creatore e non solo con i nostri che hanno ancora una vista offuscata ed annebbiata. Dobbiamo incamminarci verso la Terra che ci è stata promessa come ricompensa all’esilio che viviamo stando alle leggi e ai comportamenti di babylon che ci opprimono e ci impediscono di manifestare la pienezza delle nostre personalità.
Dobbiamo essere ribelli.
Non nelle parole ma in ogni goccia di sangue che scorre dentro di noi.
Non dobbiamo ribellarci con urla, cattiveria, rabbia e confusione ma con ogni singola nostra azione affinchè il sistema di babilonia possa temerci come i suoi più acerbi nemici.
Non dobbiamo combattere con malizia e maldicenza ma risplendendo di saggezza, solidità, convinzione, fede, felicità e soprattutto irradiando il supremo amore che abbiamo imparato direttamente da nostro Padre quando con Lui passeggiavamo nei giardini del Paradiso Terrestre.
Selah