sabato 21 gennaio 2017

Haile Selassie Primo è la nostra ricompensa



I giorni di quest’epoca passano veloci, spesso appaiono freddi e talvolta vuoti.
Non passa giornata che non vediamo qualcuno affannarsi o arrampicarsi in questa vita semplicemente per rimanere a galla. Facciamo esperienza di tanta gioia ma anche di tanto dolore.
A volte questo riguarda noi, più spesso forse appartiene a qualcun altro..qualcuno vicino o qualcuno lontano. Non è essere pessimisti, né pesanti o tragici.
Esiste sofferenza e sarebbe totalmente sbagliato non saperla riconoscere. Ian’I deve essere abbastanza empatico da poter individuare questo disagio ma allo stesso tempo trovare un modo per non esserne risucchiato.
 Molti ricercano e percorrono una via spirituale per dimostrare che hanno trovato un’isola felice che è in qualche modo distante dalla sofferenza altrui o che non li coinvolge più. Ecco questo non è ciò che Ian’I Rastafari vive e ricerca in questa esistenza.
Tutt’altro, infatti.

La coscienza dell’essere umano ha grandissime qualità e potenzialità così grandi che a volte possono sembrare illimitate, ma Ian’I Rastafari più scende in profondità dentro di lui e più conosce anche il mondo e gli altri.
Dentro lo spirito di ognuno è presente lo schema dell’umanità intera.
Ecco perché chiunque voglia intraprendere una rivoluzione spirituale deve assolutamente concentrarsi su un lavoro assiduo e costante su se stesso e sulla propria persona. Soltanto imparando a conoscere le stanze della propria anima e i vari angoli della mente possiamo trovare il modo ed il sistema per mettere in atto il cambiamento, l’evoluzione, il miglioramento e finalmente la guarigione.
Ian’I deve avere una grande umiltà nel sapere riconoscere il dolore in questo mondo e non fuggirlo o far finta che non esista. Se aspiriamo ad essere padroni del nostro destino, beh allora non possiamo pensare di tralasciare questa parte così importante e presente nella vita umana. Ian’I Rastafari deve sapere scendere in profondità se vuole realmente salire sulle montagne della consapevolezza e sedere per osservare il paesaggio.
 L’argomento dolore ed il rapporto tra esso e la gioia e la felicità (sono due cose molto diverse), è uno dei più battuti ed intrecciati sin dalla notte dei tempi, anche nella tradizione di Ian’I esso è affrontato già nelle prime pagine della Genesi e tutt’ora dopo millenni ancora ci impegniamo a ragionarci e dibattiamo per trovare un modo sempre migliore per affrontarlo. Accennerò quindi soltanto poche cose.. piccoli spunti di un “capitolo” esistenziale a cui non basterebbero le intere vite umane per snocciolare.
L’argomento non si esaurisce ovviamente qui..presenterò altre riflessioni e studi sul tema..per ora Ian’I medita su pochi punti ma essenziali.

Nella Livity Rastafari e in particolare nella visione Rastafari del mondo e dell’esistenza umana dolore e felicità sono ovviamente molto presenti ed interamente collegati da sempre. Basti pensare che la parola babylon che esprime il sistema negativo ed opposto al sistema di Dio ha un’accezione interamente permeata di dolore. Ecco attraverso la parola babylon  Ian’I delinea tutto ciò che babylon non è e quindi è essenziale imparare a capire ciò che questo sistema negativo rappresenta per poter veramente comprendere ciò che è l’opposto ovvero il sistema di Dio. Questo tipo di ragionamento veniva usato sin dai Padri della chiesa e denominato Teologia Negativa. In quel contesto era utilizzato per avvicinarsi a delinearela Natura Divina, Ian’I Rastafari lo attualizza e concretizza utilizzandolo per sostenere la nostra costante ricerca del sistema di Dio qui in questa vita e su questa terra che presenta in essa la perfezione che il Creatore stesso le ha attribuita.
Quindi babylon è errore, distorsione, deviazione, alterazione e di conseguenza frustrazione, bruttezza, squallore e così via… in una parola: dolore. Ma babylon non è la sola fonte di dolore in questa esistenza. Sarebbe molto facile se così fosse, basterebbe rinchiudersi in un eremo e gioire costantemente.
Sappiamo dai maestri spirituali che così non è (..ahimè).
Il più grande scoglio è infatti dentro di noi.
La nostra persona è la più grande generatrice di dolore che esista. Può sembrare strano o forse crudele ma, nella maggior parte dei casi, noi stessi siamo i primi problemi di noi stessi. Pensiamo a noi come contenitori di gioia e dolore in cui però non riusciamo a separare queste due sostanze e quindi esse continuano a fluire indistintamente e mescolarsi senza ordine, con l’effetto che questa confusione di dinamiche possa prendere il controllo della nostra persona ed usarci come dei burattini che cambiano umore o stato emotivo da un momento all’altro senza apparente motivazione.
È inutile far finta di niente, nessun’essere umano è immune da tale stato. Esistono tanti livelli di disagio nell’essere umano e questo è solamente uno di essi, Ian’I viene in questo tempo per studiarli ed affrontarli per tracciare la via verso la guarigione del corpo e dello spirito..ma bisogna iniziare dalla consapevolezza dell’esistenza del dolore. E questa è una grandissima benedizione in realtà!
 Infatti Ian’I non viene qui per soccombere alla sofferenza ma per cambiarla, mutarla, trasformarla..se realmente crediamo che la missione di Ian’I Rastafari è di santificare questa Creazione (..parole non da poco) allora iniziamo con noi stessi e con ciò che ci circonda.
E cosa può esserci di più “santo” o santificato se non imparare a gestire le sofferenze? Ricordiamoci infatti che per definizione i santi non sono esseri perfetti ma persone che patiscono incredibili sofferenze e che riescono a gestirle, sopportarle e soprattutto superarle..al fine non di salvare solo loro stessi ma l’umanità tutta. Per far ciò lavorano incessantemente su loro stessi per trovare una strada, un metodo un sistema per poter affrontare la sofferenza.
Ecco quando cerchiamo un metodo ed un sistema la cosa migliore da avere è un modello, pensiamo infatti come faremmo ad imparare a svolgere un esercizio matematico se nessuno ci mostrasse come farlo.

Il messaggio di Ian’I è che l’umanità ha finalmente ricevuto questo modello: Haile Selassie Primo!
E la storia e la vita umana lo confermano…come disse Marley :“la Bibbia lo afferma, i giornali di babylon lo affermano”. Haile SElassie primo è la ricompensa.
Egli è la risposta ad ogni quesito che l’umanità possa porsi, Egli è l’Archetipo originale che in Egli contiene l’antico, il presente ed il futuro, e con essi la risposta a tutte le problematiche che queste tre dimensioni temporali portano con esse. Infatti Hail Selassie Primo ( nella storia dell’Etiopia) ha vissuto e superato tutti i problemi che l’essere umano viveva nel passato, come l’ arretratezza , la schiavitù, la necessità di un governo adeguato; Egli ha poi affrontato i problemi presenti, come i sanguinosi conflitti  internazionali, le conseguenze del colonialismo, la corsa alle armi (di distruzione di massa), l’ alfabetizzazione, il riequilibrio delle economie mondiali e soprattutto la nascita del concetto di diritti umani. Egli però ha anche vissuto e gestito problemi e dolorosi quesiti legati al futuro dell’Umanità, come risorse naturali, industrializzazione scatenata, dinamiche politiche universali, Egli ha espresso il concetto di globalizzazione prima di tutti e ci ha anche istruiti sul come gestirla, il rispetto dell’ambiente e soprattutto la strada verso la salvezza della popolazione mondiale come unica razza umana.
Ecco Ian’I dichiara che questo modello è la risposta a tutto il desiderio che l’umanità provava di fronte alle ingiustizie e all’inadeguatezza del sistema sbagliato e scorretto che affligge questo pianeta. Quindi se le ingiustizie sono una malattia allora Haile Selassie Primo è la medicina,  se esse sono una fonte di dolore allora Egli ed il Suo esempio sono la gioia che può portarci, se coltivata, alla felicità su questa terra. 

Il Lion of Judah non è soltanto la cura alle disfunzioni socio-umanitarie ma è anche il modello perfetto che risana le nostre esistenze individuali e le nostre angosce spirituali. Infatti, crescendo in età, l’essere umano sviluppa una coscienza ed un intelletto che varia da individuo ad individuo.
Alcuni fanno esperienza di maggiore profondità, altri meno o piuttosto preferiscono non interrogarsi o non prendersi cura di “affari difficili” come la condizione spirituale dell’uomo, la ricerca della felicità, la ricerca di Dio e del significato di questa esistenza.
Ecco non conosco nessuno che affrontando queste questioni non sia dovuto passare per sofferenza o dolore, conflitto e disagio. Nessuno che voglia intraprendere il cammino verso le (vere) altezze spirituali potrà considerarsi esente dalla sofferenza. Sarebbe assolutamente impossibile come dire che un atleta non debba sudare e faticare per eseguire in suoi esercizi al meglio delle sue possibilità e magari vincere il premio che è la ricompensa alle sue fatiche. Impossibile.
Anche qui Haile Selassie Primo è la risposta e lo stampo su cui plasmare la nostra vicenda spirituale ed intellettiva. Chiunque soffra per il disagio di non riuscire a dare risposte alle domande esistenziali o un senso alla sofferenza umana, posso dire di essere sicuro che le troverà nella persona di Sua Maestà Imperiale.
Studiando la Sua vita, il Suo esempio nel prender le scelte, le Sue decisioni in materia interna ed esterna all’Etiopia, nella Sua vita privata… ebbene troverà la soluzione alle angosce dell’uomo. Non sto parlando di una mia opinione, o una visione “religiosa” soltanto dei Rasta..sarebbe cosa vecchia e già vista.

Ian’I proclama che Haile Selassie è la cura e la storia lo testimonia e lo conferma! 

Dovremmo stare per giorni, mesi, forse di più.. attaccati a questo schermo se dovessi elencare tutti gli episodi che provano ciò che ho appena scritto..ma Ian’I si limita a dire che Haile Selassie Primo è ciò di cui l’essere umano ha bisogno e le pagine del libro dell’umanità lo manifestano. Ognuno ha quindi l’incarico di studiare e vedere se Ian’ I Rastafari dice il vero o meno.

Quando Ian’I percorre le strade di questa Creazione e cammina tra le persone e le loro vite, Ian’I sente tanta sofferenza, avverte il disagio che le pecore smarrite provano e il cattivo uso che facciamo dei nostri talenti, Ian’I esercita compassione e magnanimità così come nostro Padre ci insegna. Ian’I non deve seguire questa sofferenza per non far sì che essa ci consumi ma dobbiamo riconoscerla, studiarla ed esserne consapevoli affinchè essa possa diventare il trampolino da cui saltare verso una condotta di vita pratica e spirituale corretta e vitale, una che possa accrescere lo stato delle nostre persone ma allo stesso tempo del mondo e della vita umana.
Essere Rastafari è un impegno con il Creato ed un lavoro che ogni giorno si esprime attraverso le nostre azioni. Essere Rastafari è la prova del cambiamento che può realmente accadere.
E quale essere vivente non vuole cambiare sofferenza in gioia, dolore in felicità? Abbiamo la missione di imparare a gestire queste forze della vita umana e poter dare una risposta a noi stessi e poi a coloro che soffrono.
Alleviare le sofferenze significa sconfiggere il male, far regnare il sistema di Dio su quello di babylon, mettere in atto il Judgment di cui tanto parliamo, manifestare la Nuova Creazione qui ed ora.
Ian’I deve passare per il dolore e imparare a rendere grazie per tutte le fasi della vita, comprese quelle difficili che hanno la capacità di generare crescita e forza. Non molliamo, non arrendiamoci ma rimaniamo focalizzati sul modello che, come abbiamo visto, guarisce i mali pratici e quelli spirituali.
Rimaniamo ottimisti, positivi, curiosi ed aperti.
Le prove sono tante, le difficoltà ancora di più ma abbiamo ricevuto un premio: Haile Selassie Primo è la nostra ricompensa.
Selah